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Marchisio non ha dubbi: “Tornare alla Juve o lavorare in FIGC? Sceglierei la Federazione”

Claudio Marchisio è stato un simbolo della Juventus, ma non vede prioritario un suo ritorno nel club bianconero: “Sceglierei piuttosto andare a lavorare in Federcalcio”. La Juve è comunque sempre molto vicina: “Nel cassetto a fianco del mio letto custodisco gelosamente un ciuffo d’erba dello Stadium”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Claudio Marchisio, torinese e juventino, è stato certamente una bandiera del club bianconero, amatissimo dai tifosi. I suoi numeri quando ha appeso gli scarpini al chiodo – 389 presenze e 37 gol con la Vecchia Signora – non dicono tutto di un giocatore che spesso è stato indicato come simbolo dello ‘stile Juve'.

Il ‘Principino' tuttavia non vede davanti a sé un ritorno alla Juventus, o comunque non lo ritiene una priorità, come spiega in un'intervista al ‘Messaggero' quando gli viene chiesto dove si vede in futuro tra Federazione, Nazionale o un ritorno al club bianconero.

"Se dovessi scegliere in questo preciso istante direi Federazione, probabilmente. La Juventus mi ha dato tantissimo, la Nazionale è la massima ambizione per un calciatore, la Federazione invece ti permette di costruire nel lungo periodo. Ogni ruolo è diverso e prevede differenti capacità: in un club devi vincere ogni anno, in una Nazionale hai più tempo, in Federazione magari poni le basi e inizi a mettere un mattoncino di una costruzione che poi magari completerà qualcun altro. Quest’ultima è un’idea che mi ha sempre affascinato, altro che il sindaco…".

Marchisio è uomo dai tanti interessi, impegnato tra le attività di imprenditore e opinionista in tv, ma anche persona molto presente nel sociale, con prese di posizione mai banali.

"È una vita nuova. Sto sviluppando le mie passioni, senza dimenticare le mie priorità. Cambia la gestione quotidiana della vita, ora faccio parte di un team, il mio è un percorso più lungo, ma sempre a contatto con il mondo dello sport. Il mio impegno sociale è atipico? Sì, credo che molti non si schierino perché sarebbero soggetti a giudizi 24 ore al giorno. Io mi sono avvicinato a temi vicini al sociale quando a diciassette anni ho visto un caro amico andarsene a causa di un cancro. Da quel momento ho sempre cercato di portare un sorriso alle persone in difficoltà. La rapina in casa? Si tratta di eventi traumatici e inaspettati che ti fanno capire la fragilità della vita. Bisognerebbe cercare di programmare il meno possibile e cercare di godersi maggiormente il momento, anche perché tutto può cambiare in un attimo".

L'ex bianconero svela poi come un pezzo di Juventus sia sempre vicino a lui, in senso strettamente fisico. Il giorno della conferenza d'addio allo Stadium ha infatti preso un ciuffo di erba dal campo per portarselo a casa.

"Lo custodisco gelosamente, in un cassetto a fianco del mio letto. La stagione della Juve è stata di assestamento dopo un ciclo infinito, che ha dato gioie inimmaginabili a tutti i tifosi, me compreso. Ora serve tempo e fiducia. E soprattutto conquistare un posto per la prossima Champions League, per progettare con più calma la prossima stagione".

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