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Maradona volle essere Baldassarre il giorno della Befana: “Tutti i neri sono disprezzati”

Quei bambini meno fortunati non potevano credere ai loro occhi, fu una Befana indimenticabile. Sotto quel travestimento c’era proprio Diego Armando Maradona: “È stato il giorno più bello della mia vita”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Sono passati esattamente 30 anni da quel 6 gennaio 1993 in cui alcuni bambini meno fortunati vissero una Befana davvero indimenticabile, al cospetto dei tre Re Magi che secondo il racconto evangelico duemila anni prima avevano compiuto un lungo viaggio per rendere omaggio a Gesù appena nato, guidati dalla sua stella in cielo. Quelli del '93 non erano esattamente i tre saggi astrologi della narrazione biblica, ma altrettanti calciatori del Siviglia che in quella circostanza si erano travestiti per una nobile causa di beneficenza.

In quel Siviglia giocava un Diego Armando Maradona 32enne appena risorto dopo la squalifica di 15 mesi comminatagli per la positività alla cocaina che aveva provocato la fine della sua esperienza a Napoli nel 1991. A tendergli la mano era stato il tecnico della squadra andalusa, qualcuno che lo conosceva bene e con cui aveva condiviso momenti indimenticabili con l'Argentina: quel Carlos Bilardo che era stato Ct dell'Albiceleste ai trionfali Mondiali di Messico '86. ‘El Narigón' fece di tutto per fargli avere una nuova possibilità e grazie anche all'intervento dell'allora presidente della FIFA Sepp Blatter, che lo voleva a tutti i costi in campo nei Mondiali statunitensi di due anni dopo, Maradona nell'estate del 1992 riuscì a liberarsi dal contratto ancora in essere col Napoli – che alla fine si vedrà pagare solo 4 milioni di dollari per il cartellino – per trasferirsi nella Liga.

Pur essendo fisicamente impresentabile dopo la lunga inattività, il Pibe de Oro guidò il Siviglia a giocare un grande girone d'andata, che vide la squadra in cui giocavano tra gli altri l'attaccante croato Davor Suker e il secondo portiere Monchi – che poi avremmo ritrovato tanti anni dopo in Italia come Ds della Roma – issarsi fino al quinto posto. Un risultato clamoroso a fronte della pochezza complessiva della rosa a disposizione di Bilardo, reso possibile solo dalla grandezza inquantificabile di Maradona, che come fece nel corso della sua intera carriera elevò con la sua sola presenza in campo il rendimento di tutti i suoi compagni.

Diego Maradona con Davor Suker in maglia Siviglia: capitano subito a furor di popolo
Diego Maradona con Davor Suker in maglia Siviglia: capitano subito a furor di popolo

Quel 6 gennaio 1993 il Diez fece qualcosa di assolutamente normale per lui, e tuttavia straordinario se pensiamo al fatto che una situazione di questo tipo si possa verificare oggi nell'attuale star system calcistico: quando si trattava di spendersi per altre persone più bisognose senza averne in cambio nessun tornaconto personale, Maradona era sempre lì, non si negava mai. Lui che aveva conosciuto le difficoltà della vita nell'infanzia di Villa Fiorito e poi aveva addentato con tutte le sue forze le opportunità che il suo talento gli aveva dato, sapeva bene che tanta gente quelle opportunità non le aveva avute. Quando poi si parlava di bambini meno fortunati, Diego era pronto a diventare il loro eroe, aiutandoli in tutti i modi possibili.

E dunque quel giorno Maradona si travestì da uno dei Re Magi per distribuire sorrisi e doni ai bambini più bisognosi. Il Siviglia organizzò una festa a cui parteciparono tre calciatori della squadra mascherati come i saggi astrologi descritti nel Vangelo di Matteo. Sotto il trucco del viso e i colori sgargianti dei vestiti, finirono anche il Cholo Simeone, allora un giovane centrocampista in rapida ascesa, e il meno noto Diego Rodriguez.

Maradona impersonò Baldassarre, che secondo la narrazione era il re d'Arabia che portò in dono a Gesù la Mirra. Fu lo stesso Diego a scegliere di incarnare il re nero dei tre, una scelta precisa per dare anche un ulteriore messaggio e far capire ancora una volta lui da che parte stava non nel calcio ma nella vita: "Adoravo essere Baldassarre – raccontò – Tutti i neri sono disprezzati a causa del razzismo. Il colore del cuore è quello che conta, il colore della pelle non c'entra nulla. Tutti noi uomini siamo uguali".

I tre giocatori del Siviglia si recarono al Sanatorio del Gran Poder per consegnare tantissimi giocattoli ai piccoli accolti dalla istituzione benefica e ore dopo si diressero allo stadio Sanchez Pizjuan per chiudere quella giornata indimenticabile con i tifosi più giovani. "È stato il giorno più bello della mia vita", concluse Maradona. Lui un Re mago lo era per davvero.

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