Lo psicologo: “Acerbi aveva qualcosa di irrisolto, ecco perché fallì al Milan. Riguardava il padre”

Francesco Acerbi nell'ultima settimana ha visto la sua fama diventare planetaria, dopo che il difensore dell'Inter ha messo a segno al 93′ il gol dell'insperato pareggio nell'epica semifinale di ritorno di Champions League contro il Barcellona. Un 3-3 diventato poi 4-3 nei tempi supplementari grazie alla rete di Frattesi che ha consegnato alla storia del calcio la partita di San Siro, in attesa di sapere se la squadra di Inzaghi riuscirà ad alzare la coppa dalle grandi orecchie il prossimo 31 maggio, quando a Monaco affronterà in finale il PSG.

Acerbi oggi è osannato anche fuori dall'Italia, Toni Kroos è arrivato a dire: "Se dovessi scegliere tra un sistema di allarme, un pastore tedesco e Acerbi davanti a casa mia, sceglierei Acerbi". Ma per arrivare dov'è ora a 37 anni, il difensore milanese è dovuto passare attraverso momenti molto duri, su cui fa luce oggi lo psicologo Paolo Franchini.
Lo psicologo ricorda il fallimento di Acerbi al Milan: "Aveva ancora qualcosa di irrisolto dentro, riguardava la figura del padre"
Franchini, che segue Acerbi dai tempi del Sassuolo, racconta alla ‘Gazzetta dello Sport': "Lui aveva qualcosa di irrisolto dentro, ecco perché fallì al Milan. E riguardava la figura del padre, il primo tifoso che dopo ogni gara sottolineava i suoi errori: un mix di affetto e di ribellione. Capito questo, siamo passati a lavorare sulla consapevolezza".

Riaffermatosi con la maglia neroverde dopo quell'unica stagione al Milan, Acerbi ha iniziato di fatto una seconda carriera ad alto livello quando aveva 30 anni, trasferendosi alla Lazio nel 2018: "Lì ha trovato Inzaghi, che lo ha capito subito – spiega lo psicologo – Dopo la rottura con i tifosi biancocelesti, Francesco doveva andare in una grande: gli consigliai l'Inter, suo padre era interista e quello sarebbe stato il modo di riconciliarsi definitivamente con lui. Francesco è un leader nato. Andare a Monaco?Vediamo, sono scaramantico…".