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L’ex arbitro Rocchi: “Juve-Roma mi ha insegnato dove ho sbagliato. Il Var? Ero scettico”

Le partite Juventus-Roma nel 2014 e nel 2020: l’ex arbitro Gianluca Rocchi le indica come l’alfa e l’omega della carriera che si è chiusa il 1° agosto scorso con la sfida diretta all’Allianz Stadium. “Non ero quello della serata di allora ma volevo essere quello che sono stato poi successivamente”. E sul Var ammette: “Essendo un arbitro vecchia maniera, abituato a decidere da solo, all’inizio ero scettico”.
A cura di Maurizio De Santis
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Da Juventus-Roma nel 2014 a Juventus-Roma nel 2020. L'ex arbitro Gianluca Rocchi aziona il rewind e ripercorre le fasi salienti della propria carriera in Serie A. L'alfa e l'omega, però, sono i due incontri diretti allo Stadium in momenti differenti per la storia sportiva di bianconeri e giallorossi: sei anni fa quel match valeva lo scudetto, più di recente (il 1° agosto) ha messo la parola fine sia su un campionato anomalo (e condizionato dalla pandemia) sia sull'esperienza del fischietto toscano.

È stato il compimento di un percorso iniziato con qualche rammarico ed errori di troppo da cui imparare, come ammesso dallo stesso Rocchi nell'intervista a Sky Sport. Dalla sviolinata di Rudi Garcia alle polemiche per quanto accadde (o non accadde, dipende da quale prospettiva affrontate la questione) in campo fino a oggi: per Rocchi è come salire a bordo della macchina del tempo.

Nell’ultimo match arbitrato – ha ammesso l'ex direttore di gara – mi sono sentito una parte del gioco grazie ai calciatori. Per me è stato come chiudere un cerchio. In che senso? Quella partita del 2014 mi ha insegnato tantissimo, sotto il profilo umano e professionale. Mi ha insegnato soprattutto come reagire. Ho cercato di capire dove avevo sbagliato e come ripartire. Gli anni successivi hanno rappresentato anche una sorta di rivalsa per dimostrare a me stesso che non ero quello della serata ma volevo essere quello che sono stato poi successivamente.

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È questo il succo del racconto di Rocchi che focalizza l'attenzione anche su un altro aspetto del suo ruolo: il rapporto tra arbitro e tecnologia, la collaborazione (a volte difficile) tra direttore di gara e Var, il timore di sbagliare a proprio detrimento e la necessità (pressante) di rivedere le decisioni. Anche in questo caso, l'ex fischietto non si nasconde.

All’inizio ero scettico sul Var. Essendo un arbitro vecchia maniera, abituato a decidere da solo, ho vissuto la tecnologia come una novità che poteva mettere in discussione il mio ruolo. In realtà si è rivelato uno strumento molto utile perché ti lascia il pensiero che ci sia una maggiore possibilità di avere un risultato giusto e corretto.

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