Le critiche, la crisi con l’Inter, anche gli audio rubati: Nainggolan conferma tutto, “Sì ero io”
Era l'estate del 2018, Radja Nainggolan aveva appena concluso il suo tormentato trasferimento dalla Roma all'Inter, lo aveva richiesto, e ottenuto, il suo ex allenatore in Capitale, Luciano Spalletti e la trattativa sarà quella che porterà in giallorosso (oltre a quasi 40 milioni) Davide Santon e, soprattutto, Nicolò Zaniolo. A distanza di anni, e dopo aver lasciato prima l'Inter e poi l'Italia, Radja Nainggolan è tornato a parlare di quella triste esperienza milanese, fatta di delusioni, incomprensioni e polemiche, confermando tutte le indiscrezioni che l'avevano contornata, anche quelle relative ai famosi sfoghi audio rubati.
Come sempre ha dimostrato lungo l'arco della sua carriera calcistica, il centrocampista belga non ha mai negato il suo ‘demone' fuori dal campo fatto di serate piacevoli con gli amici, qualche bevuta e sigaretta di troppo, una vita privata non proprio da professionista. Poi però "tutto si dimenticava vedendo il Nainggolan che scendeva in campo" ha sempre sostenuto il belga, con ragione. Perché, al di là dei pochissimi successi conquistati, laddove ha giocato (a Roma come a Cagliari, come nei primissimi momenti in nerazzurro) è sempre diventato un beniamino del proprio pubblico, un "guerriero ninja" pronto a immolarsi per la causa.
Lo stesso concetto lo ha ribadito da Anversa, dove oggi gioca dopo aver firmato il suo ultimo contratto lo scorso agosto. "Poi il Nainggolan in campo rendeva facile accettare tutto" ha ribadito in una intervista a Repubblica. "Non mi sono mai preoccupato di cosa diceva la gente, tanti invece si nascondono. Di me? Si sa sempre tutto perché esco, mi vedi nei locali. C'è chi beve più di me ma si nasconde perché lo fa in casa. E poi per me chi fa tardi, beve un bicchiere o fuma una sigaretta, non fa cose sbagliate".
Di cose sbagliate riguardandosi indietro, Nainggolan non crede di averne fatte anche nei momenti più delicati e difficili corrispondenti al suo periodo in nerazzurro. Nemmeno quella di appropriarsi di uno scudetto vinto senza quasi mai scendere in campo: "Non lo calcolo perché per me vincere uno scudetto conta solo vincerlo da protagonista". Ma proprio sulla parentesi interista ritornano prepotenti anche quei messaggi vocali che lo coinvolsero in uno tsunami senza precedenti, portando poi alla spaccatura definitiva con Conte e il club nerazzurro.
"Mamma mia, sto a fa' un macello qua… Voglio torna. Boh, mo' da quanto so' amico di Totti, magari spingerà lui… Ma poi dovrei fare un casino qui per potermene andare, capito? Mi danno tutti per finito… Ma va bene… tanto ho sempre dimostrato sul campo e poi alla fine sono sempre stati zitti. Ma, se tra un po' mi vengono a leccare il culo, alcuni interisti, ti giuro che gli rompo il culo a tutti". Questi erano i contenuti che gli erano stati attribuiti, in alcuni audio ‘rubati' e poi resi pubblici. Anche in questo caso, Nainggolan non si è tirato indietro: "Ero io… Dicevo che volevo andare via, che volevo tornare a Roma perché non mi sentivo a mio agio".
Lo ‘scandalo' era scoppiato nel dicembre 2018, a Natale, quando iniziarono a circolare le frasi carpite su Whatsapp e messe online a disposizione di chiunque. Il tutto, portò al provvedimento disciplinare da parte dell'Inter per aver violato il codice di comportamento interno: multa salatissima ed esclusione dalla gara successiva (contro il Napoli). In pratica, una spaccatura che non si risanerà mai più. "L'avevo mandato a un amico… ma sai Roma com'è, no? In un attimo lo avevano tutti" rivela a Repubblica. "Dovevo saperlo, non sono stato molto intelligente, ma pazienza". Da quel giorno, il calcio in Italia per Radja non sarà più lo stesso: la crisi con l'Inter diventa un caso. Prova a trasferirsi a Cagliari, anche lì senza successo, tra promesse e accordi mai pienamente mantenuti. Fino all'addio all'Italia, che gli manca ma che non ha più meritato di avere in campo il ‘Ninja'. Perchè come dice Nainggolan "se dici una cosa e non la rispetti, con me hai chiuso".