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Lautaro è distrutto, poi arriva Onana: lancia i guanti a terra e gli spiega il calcio e la vita

Lautaro Martinez sa di avere sulla coscienza un errore che probabilmente è costato la Champions League all’Inter contro il Manchester City: a fine partita l’argentino è distrutto. André Onana lo vede in lacrime e va da lui per dirgli due cose a muso duro: è una grande lezione.
A cura di Paolo Fiorenza
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Pep Guardiola, da grandissimo uomo di sport, ha usato la metafora giusta al termine della finale di Champions League vinta di misura dal suo Manchester City sull'Inter: "È una moneta, potevamo anche perdere". Già, se avesse vinto l'Inter nessuno avrebbe potuto eccepire, per non parlare dei tempi supplementari che apparivano quanto meno meritatissimi. E però, poi ci sono gli errori, che fanno parte del gioco ma in una partita così equilibrata fanno tutta la differenza del mondo.

Nel match di Istanbul c'è una sliding door che viene prima ancora del clamoroso sbaglio di Lukaku nel finale ad un passo da Ederson: avviene al minuto 59, quando il risultato è ancora sullo 0-0. Akanji commette un grossolano errore, lasciando scorrere il retropassaggio di Bernardo Silva. Il 27enne difensore svizzero pensa che alle sue spalle il pallone sia facile appannaggio del portiere brasiliano, abitualmente sempre molto alto. E invece stavolta Ederson sta tra i pali e là rimane, mentre sulla sfera si avventa Lautaro Martinez, che da posizione molto defilata prova a superare l'estremo difensore del City. Impresa molto difficile da lì ed infatti il tiro viene ribattuto.

L'attaccante argentino avrebbe fatto meglio a passare la palla al centro, per Lukaku ben piazzato in mezzo all'area o ancora per Brozovic, accorrente alle sue spalle e smarcatissimo. Un errore che col senno di poi si rivelerà pesantissimo, visto che una decina di minuti dopo la squadra di Guardiola passerà in vantaggio col colpo da biliardo di Rodri. L'egoismo di Lautaro nella circostanza gli attira i rimproveri dei compagni, in primis un furioso Barella. Del resto basta vedere Guardiola inginocchiato quando vede il disastro che si sta compiendo per capire come la partita sarebbe potuta cambiare in maniera decisiva in quel momento.

Niente che lo stesso Lautaro non abbia capito da solo: a fine match il Toro di Bahia Blanca è il giocatore nerazzurro più disperato, avendo compreso che questa finale è stata un'occasione enorme per riportare la Champions a Milano, al di là dei pronostici sbilanciatissimi della vigilia a favore del City. Lautaro è in lacrime ed in quel momento gli si avvicina André Onana, 27 anni e una personalità che lo pone già tra i leader dell'Inter che verrà.

Il portiere camerunense va a consolarlo, gli parla quasi a muso duro per scuoterlo dalla disperazione in cui è caduto. Gli fa cenno con le mani che se sono arrivati lì, a giocarsi la finale, c'è tanto merito della strepitosa stagione di Lautaro. Getta i guanti a terra, vuole che il compagno ascolti bene il messaggio. La testa dell'argentino è china, Onana la prende tra le mani: poi gli spiega che sbagliare fa parte del gioco del calcio, e del gioco più grande della vita. Chiunque sbaglia. La differenza – in tutte le cose – la fanno il cuore che ci si mette e la capacità di rialzarsi.

Ok, è una frase abusata, ma non ce n'è un'altra che renda meglio il concetto: l'Inter esce a testa altissima dalla finale dell'Ataturk Stadium e con questo impianto di squadra, magari opportunamente rinforzato alla luce di qualche partenza come quella di Skriniar, nei prossimi anni potrà riprovarci ancora.

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