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La Serie A vuole riaprire gli stadi a metà ottobre: tifosi in mascherina, capienza al 20%

Governo e Comitato Tecnico Scientifico hanno bocciato, per adesso, l’ipotesi di riaprire gli stadi al pubblico. Figc e Lega Serie A hanno elaborato uno studio per far sì che a metà ottobre si giochino le partite con i tifosi sugli spalti indossando mascherine trasparenti. Ecco quali sono i punti essenziali intorno ai quali si articola il dossier.
A cura di Maurizio De Santis
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Mascherine trasparenti, così da non camuffare il viso e restare riconoscibili. Accesso allo stadio scaglionato e contingentato. Spettatori sistemati sugli spalti a una distanza di sicurezza di almeno 2 metri. Sono alcune delle proposte inserite nel dossier elaborato dalla Lega calcio sulle misure di contenimento dei contagi da coronavirus. Una relazione e una proposta per ammorbidire la posizione del Governo e fare breccia nell'intransigenza del Comitato Tecnico Scientifico che, a pochi giorni dall'inizio del campionato, non ha cambiato d'una virgola il protocollo. Niente concessioni alle società sulla gestione e sui tempi della profilassi (in particolare, la questione dei tamponi e dei test medici). Le squadre si rassegnino pure: per adesso i cancelli degli impianti resteranno chiusi e si continuerà a giocare senza pubblico. Fino a quando? Difficile dirlo, altrettanto fissare una data.

L'obiettivo di Figc e Lega Serie A, però, è segnato in rosso sul calendario: a metà ottobre, a cavallo tra la quarta e la quinta giornata di campionato, se tutto andrà bene, si potranno riaprire i battenti degli stadi. Ma non sarà una sorta di ‘liberi tutti', la determinazione è raggiungere il 20% della capienza (come in Germania) seguendo delle prescrizioni molto rigide così da regolare e irreggimentare il flusso di pubblico all'ingresso e all'uscita, la permanenza all'interno della struttura, la circolazione all'interno delle differenti aeree degli impianti. I punti essenziali – come riportato dal quotidiano La Repubblica – intorno ai quali si articola lo studio si occupano degli aspetti più controversi, ecco quali sono:

  • Obbligo per i tifosi di indossare la mascherina ma deve essere trasparente così da rendere possibile il riconoscimento facciale ma, al tempo stesso, garantire adeguata protezione.
  • Accesso agli impianti differenziato attraverso cinque aree di posizionamento, ingressi scaglionati.
  • La misura di 2.25 metri quadri è il limite da rispettare all'insegna del distanziamento. È questa la proporzione di spazio che dovrebbe essere riservata a ogni spettatore una volta raggiunto il settore.
  • Nulla cambia relativamente a operazioni di sanificazione e rilevamento della temperatura corporea: nel caso superi i 37.5°, i lavoratori saranno accompagnati in un locale di isolamento temporaneo, il tifoso invece dovrà ritornare a casa.
  • Nei punti di ristoro l'indice di affollamento viene ridotto al 50%
  • A regolare la fila per andare al bagno sarà una colonnina segna-percorso.

L'impennata della curva dei contagi da coronavirus registrata in queste settimane ha messo da parte le migliori intenzioni. Pagare dazio anche ad altre polemiche – oltre a quelle, furibonde, sull'apertura delle discoteche e alle lacune che ancora caratterizzano la scuola – in pieno clima elettorale è da folli. Ecco perché, almeno per adesso, il pacchetto calcio (e con esso le istanze, anche legittime, dei club) è stato messo provvisoriamente da parte. Del resto, esperienze recenti drammatiche inducono alla prudenza e le immagini dei camion dell'Esercito che trasportano bare e cadaveri è ancora scolpita nella mente delle persone. Di chi ha perso i propri cari, di chi è stato male, di chi se l'è cavata ma porta addosso ancora i segni della grave malattia. Di chi ha paura e basta. La gara di Champions Atalanta-Valencia venne definita una "bomba epidemiologica" considerati gli effetti devastanti e la proliferazione del Covid-19 provocata dalla promiscuità, dal contatto e dalla carovana di tifosi che si spostò da Bergamo a Milano.

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