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La guerra del calcio italiano, vincitori e vinti da Gravina alla Serie A

Un vincitore (il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina) e molti sconfitti (buona parte dei presidenti, Urbano Cairo in testa): dall’ultimo Consiglio il calcio italiano esce più spaccato che mai. La Lega di Serie A si ritrova sconfessata dalle decisioni adottate dalla Figc. Ridimensionata anche la Serie C, che aveva ipotizzato la chiusura della stagione e adesso dovrà tornare in campo per i playoff.
A cura di Maurizio De Santis
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"Accertata volontà di alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione". È tutta nella gravità di questo passaggio del comunicato della Federcalcio la sconfitta della Lega di Serie A. Qualcosa di molto simile al vecchio "non si fanno prigionieri". E prigionieri la Figc non ne ha fatti. In buona sostanza ha fatto sapere: inutile escogitare trucchetti e strane manovre sui casi di positività dei calciatori, provateci e sarete puniti per ogni errore commesso. Nei casi più gravi (dolo comprovato) verrete anche esclusi dal campionato.

Ha prevalso la linea di Gabriele Gravina rispetto al tentativo di buona parte dei presidenti di smarcarsi e imporre una loro visione per la gestione di questa fase. Il presidente ha sconfessato tutte le obiezioni poste sul tavolo a mo' di redde rationem: ha tirato via la tovaglia e buttato tutto per aria. Li ha presi per le orecchie e li ha messi dietro la lavagna, per usare un'espressione adottata da Giuseppe Marotta, capofila degli scontenti al punto da rivendicare maggiore autonomia come la Premier e la Football Association.

Le squadre s'erano dette contrarie alla formula dei playoff e dei playout, perplesse quella questione dell'algoritmo e, forte della maggioranza dei consensi in Consiglio (18-3 il risultato finale della votazione), il numero uno della Figc ha imposto sia gli uni sia l'altra.

Gongola la Serie B e in particolare quelle società (il Benevento) che avevano temuto il colpo di mano per l'escamotage del blocco delle retrocessioni avanzato in Lega da una cospicua fetta di presidenti. Avevano trovato compattezza intorno a una sorta di compromesso rispetto a quanti, nell'anno che conduce all'Europeo, ventilavano perfino un aumento del numero di squadre in A data l'eccezionalità della situazione provocata dalla pandemia.

Il cosiddetto "lodo Giulini" sembrava aver messo d'accordo una buona parte di club ma sono stati tutti bocciati. L'ipotesi proposta dal patron del Cagliari era ridurre a 2 il numero delle retrocesse dalla A ai "cadetti" e, in caso di stop dei tornei, la media punti non poteva valere a sfavore della terzultima. Cosa voleva dire? Una terza promossa dalla B non poteva arrivare se non attraverso i playoff. La determinazione della Figc ha spazzato via ogni cosa.

Sedata la fronda dei presidenti (con Urbano Cairo del Torino tra i più riottosi e in cima alla lista degli sconfitti), Gravina ha messo in riga anche un altro comparto del calcio italiano: quella Serie C che aveva annunciato di non voler/poter chiudere la stagione adesso la finirà da calendario e lo farà disputando i playoff. Fissati promozioni e retrocessioni, dal 5 luglio (dopo la finale di Coppa Italia di categoria) avranno inizio gli spareggi. Messaggio chiaro: si va avanti, trovate un modo per organizzarvi e se proprio non ce la fate da soli procediamo d'ufficio. E non si fanno prigionieri.

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