La commozione di Soulé, ha gli occhi pieni di lacrime per un ricordo speciale: “Scusatemi”

Eusebio Di Francesco ha schierato Matia Soulé subito titolare. L'ex Juventus è arrivato al Frosinone nelle ultime ore di mercato, il tecnico lo ha guardato negli occhi e gli ha detto che a Udine avrebbe giocato dal primo minuto: nel pareggio strappato dai ciociari alla Dacia Arena c'è molto anche del ragazzo che appartiene alla NextGen bianconera, un talento che era riuscito a conquistare anche i consensi e la fiducia di Massimiliano Allegri. La neo-promossa arriva alla pausa di campionato con 4 punti e tira il fiato, quell'avvio di stagione che era stato tremendo contro il Napoli campione d'Italia s'è trasformato improvvisamente in dolcissimo grazie alla vittoria col Sassuolo e al pareggio con i friulani.
La commozione di Soulé, quegli occhi lucidi per le lacrime che è riuscito a trattenere a stento davanti ai microfoni, e più ancora il motivo di quel momento di debolezza sono uno degli aspetti più belli del match. Arrivano sui titoli di coda e rinconciliano con un calcio che sembra aver perso la dimensione umana, sopraffatto dal business e dalla nuova frontiera dei petrol-dollari.

Cosa è successo al calciatore? Quando gli hanno chiesto come mai avesse scelto quel numero di maglia quasi è scoppiato a piangere. È riuscito a pronunciare solo una frase poi ha chinato il viso e non ce l'ha fatta più. S'è scusato e s'è allontanato, la sua intervista finiva lì, con quel ricordo che gli era arrivato davanti agli occhi pensando a un affetto molto caro. "Perché ho scelto il 18?", qui Soulé ha una piccola esitazione ma si riprende subito nonostante senta qualcosa che gli scoppia dentro. "Era il numero di mia nonna, era il suo numero… scusatemi (dice visibilmente emozionato a Dazn)".

Quegli occhi velati gli fanno onore. Così come gli fanno onore le parole scelte per commentare il suo debutto con il Frosinone. Ha raccontato com'è andata, cosa lo ha spinto ad accettare il trasferimento in terra ciociara. "Di Francesco mi ha convinto a venire qui – ha aggiunto, spiegando quanto siano state determinanti le frasi ascoltate al telefono e riferite dall'allenatore -. Ho fatto una chiamata con lui e col direttore e mi hanno spinto a sposare il progetto. Ho parlato anche con Barrenechea (altro ex golden boy della Juve, ndr) prima di accettare". E ha detto sì senza remore.
A Frosinone è andato anche perché cercava quella continuità di gioco di cui a Torino non avrebbe beneficiato. Testa bassa e lavorare è la ricetta che s'è portato dietro anche nella nuova realtà. L'esordio è stato positivo ma sa di essere appena all'inizio e che dinanzi c'è una montagna da scalare. "Siamo stati bravi, dobbiamo continuare così, andarli a prendere alti, forti. Mi trovo benissimo qui, avevo voglia di giocare e sono contento di poterlo fare".