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Veretout: “Atalanta-Valencia con i tifosi fu una pazzia. Col virus nessuno è al sicuro”

Il centrocampista della Roma, Jordan Veretout, ha spiegato ai media francesi come ha vissuto la fase più dura della pandemia. “Il virus potrebbe essersi diffuso rapidamente in Lombardia proprio dopo quella partita”. Quali sono le sue impressioni in vista della possibile ripresa del campionato? “Il calcio è emozione da condividere con il pubblico. Giocare senza tifosi è strano”.
A cura di Maurizio De Santis
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Giocare Atalanta-Valencia fu una follia. Il virus? Può aspettarti nello spogliatoio come al supermercato. È una piccola bestia che si trova nell'aria. In tre concetti il centrocampista francese della Roma, Jordan Veretout, ha spiegato nell'intervista al quotidiano "Le Parisien" le sensazioni vissute da uomo, padre e calciatore in questo lungo periodo di stop. La Serie A va verso la ripresa del campionato, le incognite sul tavolo restano. Una in particolare: come si farà a disputare un numero di match (124, recuperi compresi, oltre alle Coppe per i club ancora in lizza) così serrato in così poco tempo? "Ci adatteremo", dice l'ex viola, anche alla necessità di giocare all'interno di stadi vuoti. Sarà diverso dal solito ma tant'è, il caso della Bundesliga è l'esempio diretto.

Giocare senza tifosi, senza poter festeggiare dopo un gol è strano. Il calcio è emozione da condividere con il pubblico. Non scendiamo in campo per fare una partita tra di noi.

In Germania hanno rotto il ghiaccio per primi, tanto con gli allenamenti quanto col ritorno in campo. In Spagna si preparano a farlo. In Inghilterra non manca il dissenso (Kanté del Chelsea ha addirittura rifiutato di effettuare sedute di lavoro comune nel centro sportivo) ma l'idea che prevale è arrivare al nuovo fischio d'inizio. Verranno adottate tutte le precauzioni attraverso un protocollo molto severo ma la percezione dell'insicurezza resta.

Tutti sono colpiti da questo virus – ha aggiunto Veretout – che non si ferma alle porte degli spogliatoi. Non c’è molto altro da fare per proteggersi se non rispettare le misure per il distanziamento sociale. Non siamo al sicuro, naturalmente. Ma è così ovunque. Puoi andare a fare la spesa, trovarti nel posto sbagliato al momento sbagliato e resti infetto.

Non siamo al sicuro. Parole che raccontano di una consapevolezza raggiunta dopo lo shock di quanto accaduto in queste settimane e anche a causa della leggerezza con la quale è stata trattata la diffusione dei contagi nella fase iniziale. E la mente va alla gara di Champions Atalanta-Valencia da molti ribattezzata una "bomba batteriologica", una sorta di "arma chimica", deflagrata tra la gente senza fare morti apparenti subito ma con effetti devastanti in seguito.

È stata una pazzia permettere al pubblico di andare allo stadio e assistere a quella partita. Il virus potrebbe essersi diffuso rapidamente in Lombardia proprio dopo quella partita – ha spiegato Veretout -. E non credo sia un caso che la città di Bergamo si sia ritrovata nel cuore della pandemia con un numero di morti così alto.

Veretout si sofferma anche su qualche aspetto personale. Aalyah e Kaylie sono i figli di 5 e 2 anni che ha provato a rassicurare durante il periodo di blocco totale, d'isolamento forzato.

Ho avuto un po' di paura per mia moglie, i miei figli. Chiamavo la mia famiglia in Francia ogni giorno. Dall’inizio del lockdown abbiamo spiegato ai bambini perché dovevamo stare a casa, perché fossi lì tutto il giorno. La più grande mi ha persino detto: ‘Papà, c’è il mostro di fuori?’. E io ho risposto: ‘Sì, ma non possiamo vederlo, è una piccola bestia che sta nell’aria’. Quando è uscita per la prima volta per lei era come fosse Natale.

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