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Ivan Zazzaroni con la maglia del Bologna in finale: “L’ho chiesto a Mourinho. Vi dico la risposta”

Ivan Zazzaroni ha spiegato con un lungo post sui social perché ha indossato la maglia del Bologna dopo il trionfo degli emiliani in Coppa Italia contro il Milan: “L’ho chiesto a Mourinho, José tu che faresti?”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Il Bologna vince la Coppa Italia contro il Milan e sul prato dell'Olimpico insieme ai calciatori a festeggiare si riversano anche diversi personaggi noti dello spettacolo. Da Cesare Cremonini a Gianni Morandi passando per Ivan Zazzaroni. Il Direttore del ‘Corriere dello Sport' nonché opinionista di ‘Ballando con le Stelle' e altri programmi legati al mondo del calcio, come Pressing sui canali Mediaset, ha fatto discutere l'opinione pubblica per via di un particolare che è sembrato fuori luogo a diversi tifosi di Serie A che hanno espresso il proprio disappunto sui social. Zazzaroni indossa una giacca scura con sotto la maglia del Bologna. Bolognese doc, Zazzaroni, non si nasconde in campo mentre festeggia con Orsolini e compagni e si lascia andare a grandi sorrisi, foto proprio indossando la maglia della squadra emiliana.

Un modo come un altro per celebrare il successo ottenuto dalla squadra della sua città. Il fatto di indossare la maglia del Bologna però ha fatto storcere il naso a coloro i quali hanno sottolineato come il direttore di un giornale nazionale sportivo così importante dovesse mantenere la propria imparzialità, almeno pubblicamente. E così Zazzaroni ha sentito il bisogno di intervenire scrivendo un lungo post sui social spiegando, anche con una sottile ironia, di aver anche chiesto un parere a Mourinho su come dovesse comportarsi: "José tu che faresti?". In precedenza lo stesso Direttore, aveva pubblicato un video in cui mostrava proprio la maglietta che il Bologna avrebbe indossato per la finale contro il Milan. Era stata prodotta per lui e stringendola tra le mani spiegando di non poterla indossare visto il suo ruolo spiega: "Non metterla è veramente un dolore". Ma poi è cambiato tutto.

Il ricordo di Zazzaroni che parla di suo padre

Il messaggio di Zazzaroni però inizia con una dedica speciale, a suo padre: "Sul prato dell’Olimpico ho camminato verso la curva insieme a mio padre che non c’è più da otto anni, da un altro 14 del mese, ma di marzo – si legge -. Non ho mai capito se si fosse realmente appassionato al calcio, ogni tanto raccontava di partite giocate al campo Savena tra scapoli e ammogliati, dalle nostre parti si diceva giovani contro becchi. Lui tra gli ammogliati, naturalmente; becco no: rispetto per mamma". È un ricordo bellissimo quello del Direttore del Corriere dello Sport che continua:

"Allo stadio ci accompagnò una sola volta, il 27 maggio del ’68, 2-2 col Ferencvaros. A noi sarebbe piaciuto tornarci con lui, non fu più possibile. Tempo fa mio fratello ricordò che la prima curva che ci ospitò «non era l’Andrea Costa, bensì la San Luca – e aggiunge -. Ci sono partite che ci riportano alle origini. Per questo mercoledì all’Olimpico non potevo proprio mancare: ho accarezzato subito l’idea di presentarmi indossando la maglia con i colori della vita. Chi mi vuole bene era contraria, considerandola un’esibizione inopportuna, visto il ruolo di direttore del giornale che ricopro da sette anni".

A questo punto Zazzaroni va al nocciolo della questione cercando di rispondere con un solo post a tutti coloro i quali avevano considerato come evitabile quella festa sul prato dell'Olimpico con la maglia del Bologna. "Quando ho visto la bianca dedicata, così bella, ho cercato istintivamente una sponda e scritto a Mourinho: José, tu che faresti al posto mio? «Io sì, ca**o, perché no?», la sua risposta «sei indipendente quando scrivi, però puoi avere un club che ami. Non vedo perché non dovresti. È anche bella». Se lo dice José lo posso fare. E poi quando mi ricapita?". E così ecco il direttore del Corsport scendere in campo con quella divisa che rappresentata tutta la sua infanzia, i suoi ricordi, la sua città.

C'era tutto in quei sorrisi, quelle corse e quella sana voglia di voler condividere con tutti i protagonisti in campo l'emozione per quel traguardo raggiunto. "Un’emozione potente e indimenticabile l’ho provata avvicinandomi lentamente al muro rossoblù che colorava la Nord e cantava Dalla e Cremonini. Gli abbracci di giocatori che non avevo mai incontrato prima hanno fatto il resto: Cambiaghi, Casale, Ravaglia, e Orso. E poi Saputo, mai così felice, e Fenucci, i dottori Nanni e Sisca, amici da un secolo" aggiunge Zazzaroni che poi conclude.

Ivan Zazzaroni con Gianni Morandi sul prato dell'Olimpico.
Ivan Zazzaroni con Gianni Morandi sul prato dell'Olimpico.

Zazzaroni spiega l'emozione di aver vissuto quei momenti dopo la vittoria del Bologna

"Non c’è un altro posto del mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio, sono parole di Camus. Io credo che esistano tante forme di felicità, quella di mercoledì sera è tra le più genuine, sane e senza difese poiché la gioia è condivisa con gente che ha qualcosa in comune con te. Il calcio è una passione remota e in alcuni momenti impone l’abbandono totale, impossibile nascondersi".

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