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Il primo incontro tra Raiola e Ibrahimovic: sushi per sette, una camicia hawaiana e un foglio

Il primo incontro tra Mino Raiola e Zlatan Ibrahimovic non fu dei più ortodossi: davanti a enormi piatti di sushi, tra camicie hawaiiane, insulti e bugie. Una scintilla che però scattò subito e che dopo 17 anni ancora brilla: “Me lo avevano detto, tra tutti sceglierai lui, il procuratore italiano. Perché? Perché è identico a te”
A cura di Alessio Pediglieri
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Era il 2003, Ibrahimovic giocava da due stagioni nell'Ajax ma l'Olanda stava stretta a quel ragazzone arrogante e insolente, la cui personalità spigolosa aveva già fatto parlare di sé dentro e fuori il campo. Il giovane Zlatan aveva solamente 22 anni ma sapeva mettere in riga già chiunque tanto da ritrovarsi senza un procuratore valido proprio nel momento in cui la sua carriera era in rampa di lancio. In Olanda aveva già vinto il campionato, ma non era ancora esploso. Per farlo, Ibra sapeva che aveva bisogno di chi credesse in lui, anche fosse un paciarotto emigrato italiano, vestito male e con poca cura dell'apparenza: Mino Raiola, appunto.

Ibra aveva voglia di crescere, "le cose non andavano come volevo, cercavo qualcuno che mi valorizzasse e credesse in me". Erano infatti gli anni precedenti all'exploit con la Juventus che consacrò lo svedese a libello mondiale, grazie all'accordo tra la Triade bianconera e proprio Mino Raiola, a quel tempo poco conosciuto procuratore  – fuori dai confini olandesi – che da poco tempo aveva preso in consegna le sorti sportive di Ibrahimovic.

Un rapporto nato quasi per caso, di certo non banale, tra due personaggi tra i più carismatici e caratteristici del calcio internazionale. Da un lato un giovane fuoriclasse, cosciente della propria forza e delle proprie capacità atletiche; dall'altro un ambizioso procuratore, che stava prendendo il proprio spazio all'interno di un universo di agenti senza quasi regole scritte.

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Il primo incontro tra Ibra e Mino avvenne al ristorante, in modo quasi informale. Iniziò con un paio di insulti e cattivi pensieri, finì con un sodalizio che oggi – a distanza di 17 anni – dura ancora e funziona in modo impressionante. A raccontarlo sono stati gli stessi interessati in infiniti aneddoti, retroscena e racconti. "Zlatan decise di firmare con me perché fui il primo – e forse l'unico – a dirgli che era uno stronzo. Tutti gli altri gli dicevano solo delle belle cose, io invece gli avevo detto la verità, per renderlo migliore. L'ho guardato e gli ho detto: pensa a lavorare di più".

Dal canto suo, Ibrahimovic non è stato da meno. A vedersi di fronte quel pacioccone di origini italiane, vestito con "dei pantaloncini colorati, una maglietta della Nike e una camicia hawaiana sbottonata" era convinto di aver preso una classica topica. "Uno si aspetta che un procuratore si vesta bene, lui non era così. Andiamo in un ristorante a mangiare sushi e ordina per sette. ‘Ma siamo solo 3, chi mangerà tutta questa roba?', gli chiesi. ‘Non ti preoccupare', la sua risposta".

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Da lì a qualche istante, scattò la classica scintilla. Galeotti furono Super Pippo Inzaghi, Bobo Vieri e Andrij Shevchenko. A spiegare cosa c'entrassero tre tra i più grandi attaccanti dell'epoca lo spiega ancora Zlatan: "Mi presentò un foglio con le statistiche dei gol di Shevchenko, Inzaghi, Vieri e di molti altri centravanti. Poi, guardò la mia cartella e mi disse che, dal momento che avevo segnato solo 4 gol in 21 partite, vendermi sarebbe stato impossibile". Una delle classiche bugie ‘alla Raiola'. Da lì in poi Zlatan varrà qualcosa oltre i 200 milioni di euro, in trattative continue con i migliori club del mondo (Juve, Inter e Milan in Italia e poi Barcellona, Manchester United, Psg, LA Galaxy)

Mi fece pesanti critiche. Ricordo che lo guardai sorridendo e gli dissi che, se avessi avuto i numeri di Shevchenko, anche mia madre mi avrebbe potuto vendere ed era per quello che mi serviva lui. Scoppiò a ridere.

Dopotutto non poteva che finire come sta finendo, con Zlatan che continua a fare notizia alla soglia dei 40 anni, il fido Mino che lavora nelle retrovie e che lo consiglia sempre per il meglio (di tutti e due ovviamente) come con l'ultima ‘dritta' di riportarlo in Europa, in Italia, al Milan, al momento giusto con le opzioni giuste. Tra due personaggi troppo simili per non amarsi completamente: "Me l'avevano detto" ricorderà Zlatan di quel suo primo incontro con Raiola "Ti piacerà il procuratore italiano. Perché? Perché è uguale a te".

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