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Il giorno più lungo di Ronaldo il Fenomeno: “Parla con lui o morirà in campo”

Il racconto del momento più difficile di Ronaldo, il brasiliano dai tendini fragili che nella finale del Mondiale 1998 andò in campo dopo il malore e le convulsioni della vigilia. “Aveva gli occhi girati all’indietro e gli trattenni la lingua. Fu uno shock fortissimo per tutti ma lui nemmeno s’era accorto di cosa era successo”, ha spiegato Edmundo. Giocò lo stesso perché da te stesso non ti salvi nemmeno se sei un Fenomeno.
A cura di Maurizio De Santis
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Finale dei Mondiali 1998. La Francia è in trepida attesa, un intero Paese si ferma per la sfida dei Bleus contro il Brasile. Lo stadio Saint-Denis è lo scenario perfetto per il match: trabocca di pubblico, la Marsigliese viene intonata a squarciagola prima ancora che le squadre siano allineate in campo, l'orgoglio fideistico riscalda i cuori e aiuta a esorcizzare lo spauracchio carioca. Ce n'è uno in particolare che toglie il sonno, è il Fenomeno. È Ronaldo Luìs Nazario.

L'attaccante che mescola talento, tecnica, doti soprannaturali, velocità, tocco di palla magico e un istinto killer quando c'è fare gol che non ha eguali. Fortissimo e fragilissimo al tempo stesso per quella maledetta lesione al tendine rotuleo (e una frattura alla tibia) che lo ha perseguitato per tutta la carriera, dal Psv fino al Milan passando per l'Inter e il Real Madrid. Bello (a vedersi in campo) e dannato, è arrivato a toccare il cielo con un dito e poi è precipitato di schianto al suolo. È caduto e s'è rialzato, nonostante il fisico lo abbia tradito più volte.

Ronaldo avrebbe potuto dominare un'epoca, il fato avverso gliel'ha impedito lasciando nella sua scia polvere di stelle e un pugno di sogni infranti. Fu così anche quel giorno più lungo di tutti, il giorno dei giorni perché quando in palio c'è la Coppa del Mondo il tempo sembra non passare mai: tra il fischio d'inizio e la gloria (o la disperazione) c'è un'eternità che passa in un attimo. Ti giochi tutto. Il Fenomeno mise sul tavolo anche la propria vita. Alla vigilia della gara subì un attacco violento di convulsioni, quella sera nel ritiro della nazionale sudamericana si sfiorò il dramma. Lo ha raccontato Edmundo durante il podcast Inteligência, rivelando i dettagli di quelle ore scandite da stupore e paura, angoscia e poi incredulità. Una tempesta di emozioni che piombò sull'attaccante e i compagni della Seleçao.

Stavo salendo nelle camere da letto con Doriva e ho visto Ronaldo con le convulsioni – le parole di Edmundo -. Sono uscito per avvertire tutti e Sampaio mi aiutò a trattenere la lingua mentre i suoi occhi si spostavano indietro. Tutti sapevano cosa era successo e fu uno shock fortissimo ma lui non ricordava niente. Quando si riprese, iniziò a mangiare la torta nella sua stanza. Tutti lo guardavano con preoccupazione.

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"Devi parlargli o morirà sul campo", disse Leonardo al selezionatore. Zagallo, oggi 90enne, era il ct di allora. Discusse con il giocatore e con lo staff medico che lo aveva visitato. Era emerso nulla che suggerisse di non mandarlo in campo, gli esami e i test effettuati non rilevarono problemi di salute. Nulla di anomalo nonostante la crisi e il malore. Edmundo, convinto che sarebbe stato il titolare nella finale contro la Francia, sgranò gli occhi quando seppe che Ronaldo avrebbe giocato dall'inizio.

Era una decisione medica, non tecnica… e resto convinto che quella squadra avrebbe vinto quella partita otto volte su dieci. Ma anche questo è il calcio.

La Coppa andò ai francesi, vittoriosi per 3-0. L'ex Inter non fu affatto all'altezza della sua fama di campione. Perché da te stesso non ti salvi nemmeno se sei un Fenomeno.

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