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Galloppa ricorda la rabbia di Cassano nei suoi confronti, aveva 16 anni: “Fagli fare tecnica a questo”

Daniele Galloppa ricorda le reazioni rabbiose di Antonio Cassano alla Roma, quando lui era un ragazzino della Primavera: bastava sbagliare un cross…
A cura di Paolo Fiorenza
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Daniele Galloppa è rientrato nei ranghi della Fiorentina Primavera, di cui è allenatore dall'estate 2023, dopo la breve ma intensa esperienza da tecnico della prima squadra viola, che ha diretto dalla panchina – ad interim – nella sconfitta di Conference League contro il Magonza, prima dell'arrivo di Vanoli in sostituzione dell'esonerato Pioli. Galloppa sta facendo la gavetta, ma di esperienza calcistica ne ha da vendere in virtù della sua carriera di giocatore, anche sul come rapportarsi ai nomi più pesanti dello spogliatoio. Illuminante al riguardo l'aneddoto raccontato su Antonio Cassano, col quale ha incrociato il percorso al Parma tra il 2013 e il 2015, ma ancora prima – da giovanissimo – alla Roma: il barese non aveva esattamente un'altissima stima di lui…

Galloppa ragazzino alle prese con Cassano alla Roma: erano bastonate

Galloppa è romano, è cresciuto nelle giovanili della Roma, restandoci fino al 2004 senza mai esordire in prima squadra. Cassano, di tre anni più grande, era arrivato dal Bari con l'etichetta del predestinato e non brillava esattamente per umiltà. "Io vedevo questo ragazzo di 19 anni (quindi lui ne aveva 16,ndr) che si allenava coi campioni e che in base a come si svegliava la mattina si allenava – è il racconto fatto dall'ex centrocampista, oggi 40enne, al podcast ‘Pro Football' – Una volta abbiamo fatto tiri in porta, loro cinque attaccanti, quindi Montella, Totti, Batistuta. Delvecchio e Cassano. Questi si sfidavano e noi i giovani della Primavera dovevamo fargli i cross".

Daniele Galloppa in allenamento con Antonio Cassano nel 2013, tra loro Mario Bortolazzi
Daniele Galloppa in allenamento con Antonio Cassano nel 2013, tra loro Mario Bortolazzi

A sentire Galloppa, c'era appena un filo di pressione tra i ragazzi… "Tu dovevi sperare che non ti capitasse lui, perché se sbagliavi con Batistuta o Totti, cioè sì, si arrabbiavano, ma se ti capitava lui, ti mangiava vivo. Una volta mi capita lui, io sbaglio il cross, lui prende e va proprio a fare la doccia. Va dentro gli spogliatoi e comincia a dirgli: ‘Fagli fare tecnica a questo qui, fagli fare tecnica'. Non me lo dice Totti, non me lo dice Batistuta, me lo dice Antonio… vabbè. Ed era tutto tutto così, tutto folle così, però Antonio era veramente un fuoriclasse".

Quanto ai consigli ricevuti in quel periodo in cui si stava formando calcisticamente ma anche umanamente, Galloppa ricorda Capello, "uno che ci teneva molto con la bara dritta a noi giovani, non voleva che sbagliassimo un mezzo atteggiamento". "I giocatori di un certo livello mi dicevano sempre che la palla doveva viaggiare più forte – è l'input che Daniele si è portato poi dietro nel resto della sua carriera – Mi misero tanto a far tecnica, anche il secondo di Capello, che era Galbiati, per migliorare il destro, perché ero tutto sinistro, quindi tante piccole cose che poi mi sono servite, mi sono servite tanto".

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