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Gabriele Corbo: “Con Insigne in campo parliamo napoletano, la vita in Canada costa ma si sta bene”

Gabriele Corbo dal 2022 veste la maglia del Montréal, in MLS, dividendo il campionato con Insigne e Messi: “Mihajlovic al Bologna mi ha insegnato tanto, la MLS può ancora crescere”.
A cura di Ada Cotugno
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Nel 2022 Gabriele Corbo ha chiuso tutti i sogni nella valigia ed è partito in direzione del Canada. Due anni più tardi è diventato titolare nella difesa del Montréal e si sta facendo strada nella Major League Soccer. Il suo viaggio è partito da Napoli ed è passato per Bologna, una delle tappe più importanti della sua carriera grazie alla presenza di Sinisa Mihajlovic che gli ha regalato la gioia dell'esordio in Serie A. A Fanpage.it Corbo ha parlato della sua nuova realtà, della MLS e di come la presenza di stelle come Messi e Suarez stiano aiutando la lega a fare enormi passi in avanti, nonostante in Europa sia un mondo ancora poco conosciuto.

Gabriele, sei uno dei tanti Italiani che hanno trovato la loro dimensione in MLS. Avresti mai immaginato di finire in quel campionato?
"No, sinceramente non ci avevo mai pensato. Però ho avuto questa opportunità due anni fa, grazie al presidente Saputo. Finora sta andando molto bene, ho fatto la scelta migliore"

In Italia hai cominciato la tua carriera allo Spezia, ma il destino avrebbe potuto portarti al Bayern Monaco. Cosa è successo in quel periodo?
"Sì, in quel periodo ha fatto un provino di una settimana al Bayern. È stato bellissimo. Però io avevo già dato la parola allo Spezia, dovevo firmare un contratto con loro, e ho preferito restare in Italia piuttosto che spostarmi a 18 anni, era un po' presto. Era anche una situazione un po' complicata in Germania e quindi ho preferito restare in Italia"

L’esordio in Serie A è arrivato al Bologna, grazie a Mihajlovic. Cosa hai provato in quel momenti? Credo sia stato molto emozionante…
"Sì, abbastanza, è stato bello. Rimarrà per sempre. Anche perché mister Mihajlovic è stata una persona importante per me. È stato un momento speciale, anche perché c'era la mia famiglia, c'era mia moglie sugli spalti. Quindi è stato un momento unico".

Qual è un ricordo bello che conservi di Mihajlovic?
"Il mister mi parlava spesso. Avrei voluto giocare un po' di più, ma lui era persona speciale, non mollava mai, mi ha segnato tanto".

Dal 2022 sei sbarcato in MLS, qual è stato il primo impatto con questo campionato?
"È un campionato competitivo, tosto. Magari in Italia non è visto tanto perché si gioca di notte. Sembra che sia un campionato un po' più facile all'apparenza, ma in realtà non è così. L'impatto è stato un po' difficile all'inizio, anche i viaggi lunghi e le temperature diverse, quindi mi ci è voluto un po' per abituarmi. Il primo anno abbiamo giocato venti partite, poi l'anno scorso è stata l'annata migliore che ho fatto qui".

La giornata tipo in America per un giocatore è diversa da quella in Italia? Qual è la vostra routine? È vero che il giorno della partita è molto diverso da quello che conosciamo in Italia?
"Non è diversa da quelle che vivevo in Italia, faccio gli allenamenti al centro sportivo, poi torno a casa da mia moglie, usciamo oppure restiamo a casa, le solite cose. Mentre il giorno della partita c'è molta meno pressione e credo che questa sia un'ottima cosa. Quindi è un ambiente molto più rilassato, anche più concentrato".

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È un ambiente diverso anche a livello di tifo?
"No, il tifo c'è, ogni stadio è pieno. Spesso gli spalti sono quasi tutti pieni. Parliamo di stati grandi, i tifosi sono pazzeschi".

La ricerca più associata al tuo nome su Google è "stipendio": senza farti i conti in tasca, naturalmente, ci dici come vive un calciatore come te in Canada?
"Sicuramente è una bella vita, in Canada i costi sono più alti rispetto all'Italia ma si vive bene. Qualche sfizio me lo tolgo anche io, diciamo".

Riguardo alla Serie A si parla sempre dell’arretratezza delle strutture. Che situazione hai trovato in Canada a livello di campi e palestre?
"Qui ci sono delle strutture veramente pazzesche, stadi stupendi, sempre pieni. In MLS sono tutti messi bene. Non ci si può lamentare, anzi".

Il primo campione ad aprire la strada verso gli Stati Uniti è stato Beckham nel 2007 e da allora tanti hanno deciso di chiudere lì la loro carriera. Secondo te qual è il motivo principale di questa scelta?
"Sinceramente rispetto a tanti anni fa il campionato è cresciuto tantissimo. Anche il calcio qui in America è cresciuto molto. Non lo so cosa li abbia portati qui, ma credo abbiano fatto una scelta un po' di vita. Andare in posti come Los Angeles, finire la carriera lì è sempre bello. Vivi comunque a Los Angeles e in America in generale c'è molta meno pressione. Grazie a queste scelte l'MLS è cresciuta tanto, si è fatta conoscere ancora di più".

Giochi al Montreal ormai come titolare fisso in difesa, una squadra che tra i suoi giocatori più illustri ha avuto Didier Drogba dal 2015 al 2016. Un campione interazione come lui ha lasciato qualche eredità alla società?
"Avere un campione del genere è sicuramente servito a far crescere il club. Il suo arrivo ha fatto aumentare anche la popolarità del campionato, credo abbia aiutato tanto".

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Hai già giocato contro Insigne e lo ritroverai il prossimo maggio nella sfida contro il suo Toronto dove c’è anche Bernardeschi. Che stimoli ti dà giocare contro un tuo connazionale?
"Con Lorenzo ho un ottimo rapporto, è un grandissimo uomo, grandissimo calciatore. Sicuramente fa effetto giocare contro di lui. Mi ricordo che da piccolo andavo stadio, lui era al Napoli, quindi giocarci contro è una bellissima emozione".

C’è qualche aneddoto che puoi raccontarci?
"Ci sono alcuni aneddoti, ma preferisco che restino in campo (ride, ndr). Quando giochiamo contro parliamo in napoletano, di sicuro non ci capiscono".

Di recente hai anche incontrato le stelle dell’Inter Miami, Messi su tutti. Com’è stato giocare contro di loro?
"Messi non ha giocato perché era infortunato ma è stato in tribuna. Abbiamo giocato contro Jordi Alba, Suarez e Busquets. Sono giocatori che hanno fatto la storia del calcio, giocarci contro e vincere è stata un'emozione unica, anche perché a cinque metri c'era Messi con tutta la famiglia che ci guardava. A fine partita ha fatto delle foto con noi. Sono giocatori che davvero hanno fatto la storia del calcio, è davvero un'emozione unica. Poi ci abbiamo anche vinto, quindi emozione doppia".

Si dice che dall’arrivo di Messi il calcio negli Stati Uniti abbia subito un’impennata, attirando molti più tifosi. Pensi che sia davvero così?
"È assolutamente così. Anche perché dopo l'arrivo di Messi altri giocatori europei sono venuti qui in MLS, come Emil Forsberg a New York dal Lipsia. Ci sono tanti giocatori europei che vogliono venire qui. L'arrivo di Messi ha favorito molto anche la scelta degli altri giocatori".

Pensi che possa aprire un po' la strada ad altri calciatore?
"Sì, la lega può crescere col crescere anche tanto. Secondo me è un campionato importante che comunque ha tutto per crescere, quindi sicuramente può farlo ancora di più".

Ti manca l’Italia?
"Sinceramente sì. Comunque il mio obiettivo è comunque quello di ritornare a giocare a casa".

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Sei ancora molto giovane (classe 2000 ndr). C'è la Serie A tra i tuoi progetti futuri?
"Sì, assolutamente. Assolutamente sì, è uno degli obiettivi".

Insigne ha detto che anche dalla MLS si giocherà le sue carte per essere tra i convocati dell’Italia per i prossimi Europei. Secondo te, per voi giocatori al di fuori del 5 maggiori campionati europei, è un po’ più difficile essere presi in considerazione?
"Secondo me sì, perché come ho già detto già prima non è una lega tanto ben vista, specialmente in Italia. Quindi c'è più difficoltà ad essere seguiti, anche se non dovrebbe esserci. Sicuramente la vedranno, ma poi si tende sempre a preferire giocatori che giocano in Europa".

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