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Eziolino Capuano dice tutto: “Il mio personaggio mi ha annullato, ho avuto problemi gravissimi”

Il mondo di Eziolino Capuano a Fanpage.it: l’allenatore del Taranto ha analizzato la stagione della sua squadra, la sua carriera e ha raccontato episodi poco noti del suo percorso calcistico. Un occhio alla Serie A e al dibattito calcistico italiano, tra Allegri e Thiago Motta.
A cura di Vito Lamorte
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Eziolino Capuano non è mai stato uno che ha fatto compromessi. Schietto, sempre pronto alla risposta e coerente con quello che è il suo pensiero. L'allenatore nato a Salerno, ma originario di Pescopagano (PZ), sta facendo ottime cose a Taranto, che è quarto in classifica nel girone C di Serie C, e nel ruolo di "manager all'inglese" che si è ritagliato nella società pugliese si sta togliendo tante soddisfazioni.

Il suo nome fa sempre discutere: alcuni lo elogiano, altri lo criticano, c'è chi farebbe carte false per portarlo alla propria squadra e chi non ama il suo modo di comunicare in campo e fuori. Lui risponde così, da sempre: "Io ho avuto sempre coerenza, da 37 anni alleno e non sono mai stato fermo. Se io fossi un presidente lo vorrei sempre un allenatore come Capuano. Il valore dell’uomo supera quello dell’allenatore, mi sembra piuttosto evidente dopo tutto questo tempo e quello che ho vissuto. Anche ora, il mio collaboratore studia e io mi preparo l’allenamento con la febbre addosso. Mica me ne vado a casa, ho una partita importante nel prossimo turno e non posso far vedere alla mia squadra che non ci sono o che mollo. Finché io avrò questa forza, l’allenatore lo farò sempre".

Nell'ultimo periodo è nata una pagina su Facebook dal nome ‘Eziolino Capuano (in ognuno di noi non devono albergare nefantezze)' che vanta più di 20mila iscritti e che fa riferimento spesso ad alcune espressioni utilizzate dal tecnico del club ionico: una community in cui si parla di calcio in maniera ironica e dove si pubblicano foto, video e selfie con il proprio idolo. Un bel modo per omaggiare uno degli allenatori più esperti del calcio professionistico italiano e uno dei "mister di culto" delle serie inferiori del nostro paese. Negli ultimi giorni è stato quotato dai bookmakers come successore di Jurgen Klopp al Liverpool ma lui si fa una risata e risponde così: "Dì cosa vogliamo parlare, su… io parlo solo del Taranto".

A Fanpage.it Ezio Capuano ha analizzato la stagione che sta facendo il Taranto e il finale di campionato che dovrà fare la sua squadra, la sua carriera e ha raccontato episodi poco noti del suo percorso calcistico. Un occhio, naturalmente, alla Serie A e al dibattito calcistico italiano, tra ‘giochismo e risultatismo'.

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Il Taranto è quarto in classifica e lotta per le zone alte dall’inizio dell’anno.
"Il nostro obiettivo è stato sempre quello di salvarci ma l’intenzione era chiara: migliorare la classifica dello scorso anno, quindi entrare nei playoff. L’anno scorso non ci siamo riusciti per pochissimo e ci vogliamo provare quest’anno. Nonostante le tante difficoltà tra campo chiuso e partite fuori casa in campo neutro, a 8 giornate siamo lì e questo vuol dire che è stato fatto qualcosa di importante. Il resto è aria fritta".

Capuano a Taranto ricopre un ruolo da manager all’inglese: come si trova in questa veste?
"Io sono ben felice di prendermi le mie responsabilità in questo ruolo. Noi a gennaio abbiamo perso almeno tre titolari e comunque stiamo continuando a lavorare. Ad esempio, io Antonini non l’avrei mai dato via ma siamo di fronte ad una plusvalenza difficile da vedere in queste categorie per un classe 1998. Abbiamo fatto cassa dando via i migliori calciatori e ne abbiamo presi altri fuori dai radar da altre parti ma che qui si stanno esprimendo bene, aiutandoci a proseguire nel nostro percorso. Da Miceli che ha sostituito Antonini, ma posso parlare di De Marchi, Simeri, Valietti e Matera: erano tutti fuori dai progetti nelle precedenti squadre e ora sono funzionali al progetto. Io ho una mia filosofia ben precisa ed è quella di non avere mai calciatori con la pancia piena, altrimenti si rischia la fine di tante squadre che hanno speso 15-20 milioni e questo non gli fa molto onore. Noi con un budget tra i più bassi in assoluto dei tre gironi della C abbiamo dimostrato che il calcio si può fare lo stesso compensando tutto con il lavoro, le idee e uno staff importante. Nessuno ti regala nulla, bisogna lavorare dalle 7 di mattina alla sera per essere sempre pronti a tutto".

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Due anni fa, quando arrivò lei, i tifosi contestavano la società: adesso lo Iacovone è nuovamente un fattore per la sua squadra.
“C’era una contestazione incredibile, e chi andava allo stadio veniva insultato. Il massimo che abbiamo fatto quell’anno era 300 persone. Dopo pochi mesi ne ho portati 13mila ed è la vittoria più bella per quanto mi riguarda. Ho fatto sì che la gente si riappropriasse della propria maglia e che tutti gli appassionati potessero riappropriarsi della loro tarantinità. Questo è il successo più bello. Non so se rendo bene l’idea…".

La questione stadio Iacovone è diventata un caso nazionale: il suo punto di vista sulla vicenda.
“Chi governa una città non può sparire nell’oblio. Il sindaco di Taranto è sparito. Lo abbiamo visto ad una partita con la maglietta, quando c’erano 12-13 mila persone ed era la festa della città, e poi non l’abbiamo più visto. Non ci ha dato una mano in niente e il Taranto non sa l’anno prossimo dove giocherà. Ben vengano i Giochi del Mediterraneo, un evento bellissimo, ma c’è ostracismo nei confronti del calcio. Adesso sono perdenti tutti. Io in questo momento mi sono sentito come Masaniello. Quel tifoso di 84 anni che avete visto tutti nei video l’ho portato non solo per Taranto, ma per il calcio e lo sport italiano. Ho parlato con Gravina e Abodi ma non può albergare nessun tipo di sentimento per chi è insensibile a questo tipo di cose. Quello che è successo a Taranto è una vergogna, ma noi andremo avanti per la nostra strada”.

Lei non ha i social ma gli è stata dedicato un gruppo che vanta quasi 20mila iscritti e la segue in maniera quotidiana: come se lo spiega?
“Io voglio far felice la gente. Può sembrare scontato ma non lo è. Io voglio che tutti possano sognare, perché chi smette di sognare per cosa vive… io ho insegnato ai miei figli e alla mia famiglia, apprendendo da quello che mi ha tramandato mio padre, che ogni desiderio è raggiungibile. Io sono felice quando vado ad aprire un club o alla festa dei tifosi. Io sono contento non quando vado a via Liguria ma quando vado alla Salinella, a Paolo VI, a Tamburi e non quando c’è da ostentare il benessere. Questo è un mondo di gente che si vende per mille euro, ma di che vogliamo parlare… purtroppo sono fuori dal coro”.

Si parla sempre molto del personaggio Capuano e poco delle sue qualità da allenatore: perché secondo lei?
“Il personaggio Capuano ha annullato l’allenatore creandomi dei problemi gravissimi. Perché sono venuto fuori solo a livello mediatico e non per il valore del tecnico. Questa è la verità“.

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Lei a Taranto c’era già stato ma venne esonerato dopo poche partite: è vero che tutto accadde perché non faceva giocare il figlio del direttore della Banca Popolare di Ancona?
“Certo, proprio così. Adesso le dico tutto. Io sono stato esonerato ad un punto dall’Ascoli perché Pieroni all’epoca mi chiedeva di convocare il figlio del direttore generale della Banca Popolare di Ancona. Io sono rimasto sempre me stesso, non sono mai cambiato. Quando io dico che la carriera me la sono distrutta da solo, non capisco fino a che punto c’è distruzione e quando subentra la dignità. Io ho sempre fatto giocare chi merita e non ho giocato con i sentimenti dei tifosi. La cosa più brutta è quando fai una forzatura, e in qual caso l'avrei fatta verso il ragazzo e verso la squadra. Fui esonerato ad un punto dall’Ascoli e lui non vedeva l’ora di mandarmi via”.

Invece, cosa le viene in mente se le dico ‘Capuano esonerato= reato'?
"Un ricordo bellissimo. Io venni mandato via da Pozzuoli dopo aver raggiunto l’obiettivo e, a mio parere, facendo una delle imprese più belle degli ultimi 50 anni. Noi vendiamo Castaldo all’Ancona per un miliardo, Cherubini alla Salernitana, Dionisi al Cagliari e arriviamo secondi in classifica (Serie C2, Puteolana 2000-2001). Prima dell’ultima partita eravamo sicuri di fare i playoff e mi chiesero di far salvare il Tricase ma io chiamai i giocatori: metà giocavano a favore e metà contro. Venni esonerato dopo la partita e non mi fu permesso di giocarmi gli spareggi. La partita contro il Catanzaro non venne disputata a Pozzuoli, ma a Benevento, e lì venne esposto questo striscione. Tanti ragazzi mi vogliono bene e mi seguono perché sanno come sono fatto".

Anche a Sambenedetto del Tronto accadde una cosa simile, o sbaglio.
“Corretto. Io presi una squadra morta e la portai al secondo posto ma il presidente mi mandò via perché per i tifosi ero diventato più importante di lui. Anche in questo caso non mi fecero fare i playoff per la Serie B".

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Lei allena dal 1989 in maniera ininterrotta: ha qualche rimpianto e qualche sogno ancora da realizzare?
“I rimpianti sono tanti. Qualcosa ce l’ho messa anche di mio, devo dire la verità, perché potevo gestire tante situazioni in maniera diversa. Il sogno è quello di arrivare al sabato e alla domenica come nel sabato del villaggio di Leopardi, dove l’attesa è la cosa più bella e la gioia non esiste perché si materializza nell’attesa. Il mio sogno è sempre quello di vincere la prossima partita, il futuro è rappresentato dal presente“.

Eziolino Capuano è più giochista o risultatista?
“Questa domanda non me la devi nemmeno fare (ride, ndr). Io penso che l’essenza è il risultato. Il giochista è quell’allenatore bambino che esce da Coverciano e vuole fare sette passaggi consecutivi per andare a far gol. Mò si parla della costruzione bassa… la verità è che i risultati si ottengono nel creare giocatori, perché con 20 milioni spesi in Serie C vince anche Fonzo il mio amico benzinaio. Crei giocatori e plusvalenze continue: Antonini è stato quest’anno ma Parisi è stato due anni fa, Maistro tre anni fa. Questo tipo di allenatori sono visti come difensivisti e catenacciari, mentre gli altri che fanno fare tre passaggi consecutivi vedono alzarsi il coro ‘ca**… come gioca questa squadra’. A volte ci vuole più attenzione nell’analizzare le cose“.

Qualche tempo fa Allegri le inviò un video sui social: cosa pensa delle critiche nei suoi confronti?
"Adesso lo stanno attaccando tutti, ma non è corretto. Io dico sempre che il calcio è il sentimento dell’irrazionalità, perché se vince ma gioca male ce lo facciamo andar bene ma se perde allora arrivano gli attacchi. Non va mai bene nulla. Allegri è un grande allenatore".

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L’ultima volta ci disse che le piacevano Conte e Inzaghi e che De Zerbi era l’allenatore del futuro. Ci sono tecnici che la incuriosiscono, in questo momento, in Serie A?
“Su De Zerbi ci ho preso in pieno, mi pare. Adesso mi piace molto Thiago Motta, e non lo dico da ora. Mi piacciono le sue squadre come stanno in campo e il modo in cui lui legge la partita. Il Bologna è il Taranto della Serie A, o il Taranto e il Bologna delle Serie C“.

Che finale di stagione deve fare il Taranto di Capuano.
"Il Taranto vive il presente. Se facciamo i playoff, che mancano da più di dieci anni, sarebbe il giusto premio per me, per il lavoro che ho fatto da quando sono tornato, e per tutti quelli che amano questa squadra. Vorrei regalare questo sogno a questa gente che mi vuole bene e che sta dando un amore incredibile a questa squadra. Tra Taranto e Capuano c’è un rapporto incredibile e spero che vada avanti".

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