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Emiliano Vecchio svela la drammatica infanzia: “Vivevamo in strada, mangiavamo dalla spazzatura”

Sembra incredibile ascoltare oggi cosa ha patito Emiliano Vecchio da bambino, oggi che è il capitano del Rosario Central e calciatore affermato con due campionati vinti in bacheca. Tanti anni fa la sua vita fu segnata dalla morte del padre, da allora furono fame e stenti: “Andavamo al mercato a mangiare la frutta che giaceva per terra”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Oggi è un calciatore affermato, ma tanti anni fa le cose per Emiliano Vecchio non sono state affatto facili. L'attuale capitano del Rosario Central racconta ora una storia di grande miseria e di commovente riscatto, che lo ha portato a 32 anni a potersi voltare indietro per osservare un'ottima carriera coronata da due titoli nazionali col Colo-Colo.

Centrocampista offensivo argentino, Vecchio in questa stagione è tornato a giocare lì dove tutto era cominciato quando aveva 16 anni ed era entrato nelle giovanili del Rosario Central, squadra della sua città. Era l'inizio di una risalita con la voglia di emergere di chi nella vita ha patito la povertà vera. Il racconto del giocatore al programma TV Deportivo IP è toccante e pieno di immagini forti.

"Mio padre è morto quando avevo dieci anni. Era il capofamiglia e mia madre, con molto impegno, ha cercato di farci andare avanti. Abbiamo vissuto in una piazza per tre anni e siamo andati al mercato della frutta a mangiare la frutta che giaceva per terra. E abbiamo mangiato anche dalla spazzatura".

Con una scuola di vita così, è chiaro che Emiliano sul campo dà tutto e anche di più. La sua storia può essere davvero di esempio per tanti: con cuore e determinazione, si può rimontare gli ostacolied avere l'ultima parola sulla vita.

"Tutte quelle cose che ho passato mi hanno reso più forte, mi hanno fatto lottare per quello che volevo veramente, che era giocare a calcio. Per me essere un calciatore è un sogno. Anche oggi conservo quella voglia di continuare a crescere. Non sono tornato al Rosario Central per soldi, sono venuto per un sogno. Ecco perché ho detto al mio agente che qualunque ingaggio mi avessero dato, lo avrei distribuito qui al club. Ci sono persone che lavorano molto più di me e non hanno la remunerazione che hanno i giocatori".

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