Domenico Morfeo fa il nome di chi lo ha deluso: “Ma il tempo è galantuomo, si è visto che persona era”

Domenico Morfeo oggi – alla soglia dei 50 anni, che compirà il prossimo 16 gennaio – è un uomo sereno e realizzato: ritiratosi dal calcio nel 2011 dopo un'ultima parentesi in seconda categoria nel San Benedetto dei Marsi, squadra del paese abruzzese dove è nato, l'ex fantasista vive con la famiglia a Parma, città dove si è espresso al massimo come calciatore e che considera una seconda casa. Morfeo vi gestisce un ristorante situato in centro e il calcio per lui ormai è lontanissimo: "Non mi manca, anzi mi fa schifo quello che vedo. Non tornerei mai. Lo trovo un mondo falso". Un mondo in cui ha avuto modo di conoscere personaggi come quello per il quale spende parole durissime, ovvero il suo quasi coetaneo Tommaso Ghirardi.
Domenico Morfeo durissimo sull'ex presidente del Parma Tommaso Ghirardi
Ghirardi dal 2007 al 2014 è stato presidente del Parma, portato al sesto posto nella stagione 2013/14 ma anche fatto fallire nel febbraio 2015 con un buco di oltre 200 milioni di euro. Il ricordo che Morfeo ha di lui è pessimo: "Quello del pallone è un mondo senza amicizie, fatto di rapporti di convenienza. Se devo fare un nome di chi mi ha davvero deluso, dico il presidente del Parma Ghirardi. Io sarei sceso anche in Serie B, lui invece mi ha fatto la guerra. Ma il tempo è galantuomo… si è visto che persona era".
Ben altre parole Mimmo spende per l'allenatore che lo ha svezzato all'Atalanta, dalle giovanili alla prima squadra, e che poi ha avuto nel Verona e nel Parma: "Un grazie lo direi a Prandelli. Mi ha fatto esordire, è stato un secondo padre. Un allenatore preparatissimo, capace, intelligente. Il migliore mai avuto e uno dei migliori in Europa in assoluto".

Morfeo oggi sta bene lontano dal calcio: "Gestisco il mio ristorante a Parma e sono felice"
Morfeo appartiene alla categoria dei talenti non pienamente espressi nella loro carriera, di cui si dice che avrebbero potuto fare molto di più: "Non sono mai stato un professionista – riconosce con onestà alla ‘Gazzetta dello Sport' – Mi fossi allenato bene e avessi avuto un'altra testa, chissà… Giocassi adesso farei altre scelte, senza perdere però la mia identità e il mio modo di essere. So di non aver sfruttato a pieno il talento che avevo. Oggi gestisco il mio ristorante a Parma e sono felice, la vita non finisce con il calcio".