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Da venditore ambulante di coperte e amache a bomber in Argentina: “Dovevo mettere il pane a tavola”

Un brutto infortunio al ginocchio e poi il ciclone della pandemia: Alex Arce è l’attaccante paraguaiano che ha vissuto due volte, per colpa di un brutto infortunio e per la pandemia devastante di Covid.
A cura di Maurizio De Santis
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Alex Arce, l’attaccante paraguaiano che in Argentina ha trovato la dimensione di bomber.
Alex Arce, l’attaccante paraguaiano che in Argentina ha trovato la dimensione di bomber.

Un grave infortunio al crociato lo tenne fuori per due anni e a ripartire dalle serie minori. La pandemia e i campionati fermi lo costrinsero a inventarsi venditore ambulante. "Dovevo pur mettere il pane a tavola…", dice oggi Alex Arce che ricorda quelle fasi della carriera durante le quali è finito allo sprofondo ed è risalito aggrappandosi a mani nude a qualunque cosa potesse aiutarlo. "Avevo perfino pensato di abbandonare il calcio", mormora ripensando a quei momenti in cui orgoglio e realtà dei fatti facevano a cazzotti. È come se avesse vissuto due volte.

Oggi è tornato a fare il suo mestiere da bomber. Nel calcio sudamericano la punta paraguaiana è uno di quelle che segna gol a palate: 19 in altrettante partite, abbastanza per trascinare l'Independiente Rivadavia in cima al campionato della Primera B Nacional, la seconda serie del calcio argentino. E quando gli senti dire certe cose capisci di trovarti di fronte a un ‘ragazzo' senza grilli per la testa e dal cuore d'oro: "Ho sempre detto che dovevo ringraziare mia madre – ha spiegato al quotidiano Cronica del suo paese – per come mi ha sempre sostenuto. Il mio sogno è costruire una casa per lei".

Arce si sta prendendo tutto quello che poteva essere suo sfondando le porte a pallonate. Magari l'occasione che gli è sfuggita finora perché la sorte aveva in serbo altro per lui è dietro l'angolo… e adesso che è quasi sulla soglia dei 30 anni può giocarsi tutto in assoluta serenità con se stesso. "È quello che sto facendo adesso, desidero continuare a segnare più gol ancora. Se avrò un trasferimento importante sarà una grande fortuna per me".

Le qualità non gli mancano, il carattere l'ha forgiato scalando le categorie in Paraguay dopo quel brutto incidente che gli capitò nel 2015 quando era al Cerro Porteño: si fece male al ginocchio e ci vollero un paio di anni prima che assaporasse di nuovo il gusto dolce di essere di nuovo là in mezzo, nell'area di rigore. Sud América o Libertad Veniloma della lega Carapeguá le tappe di quel calvario che lo ha portato poco alla volta fuori dal tunnel.

Niente l'ha fermato, nemmeno il Covid e il contagio che in quel periodo s'è diffuso con una rapidità terribile e devastante. Arce non si perse d'animo e si reinventò commesso viaggiatore per vendere coperte e amache. "Un amico mi ha dato un lavoro e per me fu un grande sollievo perché almeno così sono riuscito a guadagnarmi il pane quotidiano… posso dire che sono stato fortunato a trovare lavoro anche se non è stato facile per me". Il club Ameliano gli ha dato la chance per rimettersi in gioco e ha iniziato a volare. È la storia di Alex, che non intenzione di fermarsi. Non adesso, non ancora, che ha trovato un gancio in mezzo al cielo.

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