video suggerito
video suggerito

Cristian Pasquato: “Ricordo gli incontri con Andrea Agnelli alla Juventus. Dava un senso di paura”

Cristian Pasquato si è raccontato nel corso di un’intervista rilasciata a Fanpage. L’ex giocatore della Juventus ha parlato di quell’esperienza e anche di Andrea Agnelli: “Lui dava tutto e quando lo incontravi ti dava quel senso di paura, di soggezione”.
A cura di Fabrizio Rinelli
0 CONDIVISIONI
Immagine

Cristian Pasquato non ha mai dimenticato quella Juventus che gli ha dato tanto nel corso della sua carriera. Ex calciatore dei bianconeri etichettato come il "nuovo Del Piero" ha vissuto una sorta di percorso decisivo per la crescita della Vecchia Signora a cavallo con l'arrivo di Antonio Conte. Pasquato ha parlato di questo ma anche di altro nel corso di un'intervista a Fanpage in cui ha raccontato aneddoti e curiosità riguardanti il suo percorso nel calcio. Oggi Pasquato ha 35 anni e gioca al Campodarsego in Serie D.

L'ex bianconero non dimentica però quell'esperienza alla Juventus e l'incontro con leggende del calibro di Del Piero, Buffon ma anche di Andrea Agnelli ex presidente bianconero: "Agnelli dava tutto e dava tanto anche quando lo incontravi, ti dava quel senso di paura, di soggezione – ha spiegato -. Sono quelle leggende come quando un tifoso incontra il suo idolo, ti lascia senza respiro". E poi il ricordo di quella chiacchierata con Buffon: "Una volta terminato l'allenamento dei portieri si avvicinò a me, voleva parlarmi".

Oggi Pasquato gioca ancora con l’etichetta di “nuovo Del Piero”?
"Non lo so se questa etichetta sia ancora attaccata sulla mia schiena però sì, è una cosa che mi ha accompagnato per tutta la vita, diciamo".

Ti ha mai pesato quell'etichetta?
"No, perché è una cosa alla quale non ci ho mai pensato. Però magari può avere influito su alcune persone, magari su altre no. Forse qualcuno si aspettava sicuramente qualcosa in più da me, magari aveva ragione, però penso di aver fatto un percorso giusto per una persona dell'età che avevo. Sono anche convinto che il calcio non dipenda solo ed esclusivamente da te al 100%, ma ci sono altre dinamiche che possono succedere in un determinato momento".

Quando guardi la Serie A in tv hai qualche rimpianto?
"Rimpianti no, oggi c'è un calcio anche diverso rispetto a quello che ho fatto io perché è in continua evoluzione".

Cosa ne pensi di questa facilità di andare subito in Nazionale?
"In Italia sappiamo bene che si investe poco nel settore giovanile. Oggi però è più facile giocare in Nazionale perché si guarda solo ed esclusivamente al risultato e non alla crescita o alla costruzione di giocatori".

Da chi come te ha vissuto l’ambiente Juve, che aria si respira dopo l'avvicendamento in panchina tra Tudor e Spalletti?
"Io credo che sia sempre una sconfitta. Si parla sempre di progetto che è una parola fantastica, però penso che in Italia il progetto esista solo esclusivamente se si vince. Io oggi vedo la Juve che ha dei punti di distanza dai primi e mi chiedo che cosa ci sia di così strano o che cosa si aspettassero le persone, io non la vedo come una catastrofe, anzi, credo sia in linea con quello che è il valore oggi della squadra".

Qual è la differenza tra la Juve di adesso e quella di Andrea Agnelli che oggi ha scontato la sua squalifica?
"Io oltre ad Agnelli andrei anche a pensare alla squadra che componeva la Juve in quegli anni lì. C'erano giocatori pazzeschi. Cioè, ricordo che quando sono arrivato alla Juve ero bambino e c'era Thuram, Cannavaro forse c'era anche Tudor, Buffon, Zambrotta, Pessotto, Birindelli, Vieira, Emerson, Del Piero, Ibrahimovic. Qui stiamo parlando di il calcio, di leggende e di campioni e quindi era anche tra virgolette facile essere Agnelli".

Pasquato durante il Trofeo Berlusconi contro il Milan.
Pasquato durante il Trofeo Berlusconi contro il Milan.

E cosa ricordi di Agnelli?
"Di sicuro Agnelli dava tutto e tanto anche quando lo incontravi, ti dava quel senso di paura, di soggezione. Sono quelle leggende come quando un tifoso incontra il suo idolo, ti lascia senza respiro. E credo che Agnelli fosse una di quelli, sicuramente".

Hai vissuto l’avvicendamento in panchina con l’arrivo di Conte, cosa ricordi di quel ritiro e del primo giorno del tecnico salentino alla Juve?
"Io sono stato in ritiro alla Juve di Conte a un paio di settimane dall'inizio perché dovevo andare in comproprietà al Cagliari e sono arrivato dopo. Però mi ricordo che Conte era un martello clamoroso, vedevo la sua voglia di arrivare e di vincere. Ricordo che aveva una mentalità che andava oltre qualsiasi cosa".

Cos’è che ti ha colpito maggiormente di lui? Erano davvero massacranti i suoi allenamenti?
"Sì, assolutamente. Io ero giovane, era tutto come un sogno per me però ricordo che ti portava veramente ad andare oltre qualsiasi difficoltà e limite fisico. Quel lavoro però poi te lo ritrovi, stai bene fisicamente e quando gli altri hanno un minimo calo, un minimo problema, tu lì riesci addirittura ad accelerare. Anche per questo credo non sia un caso che abbia vinto".

Cosa ti diceva personalmente?
"L'unica volta che ci ho parlato è stato proprio quando ho deciso di andare a Lecce. In quell'occasione mi disse che potevo scegliere se rimanere alla Juve oppure andare lì in Salento che era casa sua e dove mi sarei trovato bene. Giustamente con me aveva poco da dire dovevo solamente correre e rispettare gli ordini che mi dava".

Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus.
Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus.

Che ricordi ti legano a Del Piero, Nedved, Trezeguet, Buffon e gli altri campioni con cui hai giocato alla Juve?
"Ricordo che un giorno mi misi a guardare l'allenamento di Buffon e dopo aver terminato quella seduta lui invece di andare dentro prese una palla e venne verso di me. Ci mettemmo a parlare del più e del meno e di quella che era la mia situazione. Mi diede qualche consiglio su cosa fare dicendomi che l'importante era trovare la soluzione giusta dove potessi giocare ed esprimermi. È stato bello".

Perché non sei rimasto alla Juve? Cosa dicesti a Conte quando sei andato via?
"Pensavo ci fosse poco spazio perché le ultime settimane di mercato comprarono tre esterni come Elia, Giaccherini ed Estigarribia e in rosa c'erano già Pepe e Krasic. In quel momento mi chiedevo quando sarei solamente potuto andare anche in panchina avendo cinque campioni davanti a te".

Però forse avresti trovato spazio.
"In effetti Estigarribia non ha mai giocato, Elia e Krasic neanche, anche se poi il mister cambiò e si mise col 3-5-2, quindi secondo me avrei avuto ancora più difficoltà, ecco. Però rimanere lì sarebbe stata una buonissima palestra sia calcistica che di vita per la mia carriera".

Pasquato con Khedira durante gli allenamenti con la Juventus.
Pasquato con Khedira durante gli allenamenti con la Juventus.

Oggi sei in Serie D.
"C'è stata questa possibilità del Campodarsego che fondamentalmente è casa mia dove c'è una società in cui mi trovo bene, dove non esistono problemi, c'è tranquillità, dove si può lavorare, dove c'è il progetto di un nuovo stadio e dove c'è voglia di crescere. Abbiamo un centro sportivo che penso in pochi abbiano".

Sei felice in questa nuova dimensione?
"Ho 35 anni, è arrivata questa possibilità e l'ho accettata con grandissimo entusiasmo e con tutto me stesso, poi è il mio paese, quindi ci tengo maggiormente a questa causa e mi auguro di poter tornare tra i professionisti con questa maglia, sarebbe veramente bello".

Cosa hai fatto col tuo primo stipendio da calciatore? Ricordi quel giorno?
"Il mio primo stipendio ricordo di averlo ricevuto quando avevo 16 anni al primo contratto con la Juve. Con quei soldi non non mi sono tolto nessuno sfizio, anzi. Fortunatamente ho sempre avuto degli insegnamenti importanti, una famiglia alle spalle che mi ha sempre dato tanto e mi ha sempre dato i giusti valori della vita".

Oggi hai 36 anni, pensi magari già a un futuro lontano dal calcio giocato?
"Questa è una cosa che mi mette tristezza. Comincia un'altra vita, comincia un altro percorso però sinceramente non ci ho ancora pensato e mi auguro di poter giocare qui ancora 15-20 anni, anche se sappiamo che non è non è possibile. Per questo motivo è una cosa che mi rende un po' triste perché vuol dire che non potrei più fare quello che che sognavo da bambino. Però so che arriverà prima o poi questo giorno. Ad oggi però non ci voglio ancora pensare. Non so se sia un bene o un male, non ci sto dando peso. Vivere il presente è la cosa migliore, sempre".

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views