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Così Kjaer ha salvato la vita a Eriksen: “Non sono un eroe, mi ha guidato l’istinto”

Simon Kjaer a distanza di mesi è tornato a parlare dei momenti concitati e terribili del malore in campo di Christian Eriksen in occasione di Danimarca-Islanda degli Europei. Il difensore che ha salvato la vita al compagno, ha spiegato di aver agito senza riflettere sottolineando l’importanza del lavoro di squadra.
A cura di Marco Beltrami
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Simon Kjaer è stato uno dei protagonisti degli ultimi Europei. Il capitano della sua Danimarca avrebbe meritato il Pallone d'Oro, non per le prestazioni (tra l'altro positivo), ma per aver salvato la vita al compagno Christian Eriksen, colpito da un arresto cardiaco nel corso della sfida contro l'Islanda. A distanza di alcuni mesi da quei terribili momenti, il difensore centrale del Milan è tornato a parlarne in un'intervista al Corriere della Sera.

Non ci ha pensato su due volte Simon Kjaer e quando ha visto Christian Eriksen a terra esanime, è intervenuto subito. Prima ha estratto la lingua dalla bocca del centrocampista, poi ha tentato un primo messaggio cardiaco e poi dopo l'arrivo provvidenziale dei sanitari, ha consolato la moglie dell'interista. Capitano vero dunque Kjaer che però non vuole essere definito come un eroe : "Non sono un eroe. Ho fatto solo quello che dovevo fare, senza pensarci, come avrebbe fatto chiunque altro".

E oggi con Eriksen che sta bene e aspetta di capire se potrà fare a meno del defibrillatore sottocutaneo e dunque tornare a giocare, ripensare a quei momenti fa meno male. Questo il ricordo di Kjaer: "Prima la festa, poi il silenzio. Era un giorno storico per tutti noi danesi, la prima partita dell’Europeo, in casa nostra. Poi è successo quello che è successo. Ho avuto la prontezza di restare lucido, come tutti i miei compagni. È stato un lavoro di squadra, avremmo fatto ovviamente lo stesso se fosse stato un avversario. Tutto qua. L’unica cosa che conta è che Christian ora stia bene. Solo quello è importante".

Se in quella occasione è stato l'istinto puro a guidare Kjaer, ora bisognerà lavorare ulteriormente nel mondo del calcio per preparare tutti gli addetti ai lavori a situazioni simili. A tal proposito il difensore danese non ha dubbi: "L'ho fatto senza riflettere. L’istinto mi guidava e ho fatto quello che dovevo, automaticamente. Era la prima volta che mi succedeva, spero sia anche l’ultima. Tecniche di rianimazione da insegnare ai calciatori? Certamente. Spero che quell’immagine abbia sensibilizzato sul tema. I medici sono stati bravissimi, sono intervenuti subito, ma di sicuro sapere cosa fare in certi momenti è fondamentale. Può salvare una vita".

E a proposito di quei tifosi che ora lo vorrebbero capitano anche del Milan, Kjaer ha dimostrato ulteriore correttezza e fair play: "Un capitano ce l’abbiamo già e si chiama Romagnoli. Fra noi c’è grande sintonia e sportività. Non m’interessa la fascia. Io do il massimo sempre e comunque".

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