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Caso Juve, le news su plusvalenze e stipendi

Cosa rischia la Juventus con la nuova sentenza in Corte d’appello sulle plusvalenze

La Corte federale d’appello riesamina il procedimento sulle plusvalenze della Juventus, che aveva portato alla penalizzazione di -15 in classifica, poi revocato dopo il ricorso al CONI.
A cura di Benedetto Giardina
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Il caso Juventus torna in Corte d'appello: il filone relativo alle plusvalenze verrà riesaminato oggi, lunedì 22 maggio, dopo il rinvio da parte del Collegio di Garanzia dello Sport del CONI. Una vicenda che con ogni probabilità porterà ad una nuova penalizzazione con conseguente classifica della Serie A in tempi brevi – se non già in serata – e che a due giornate dal termine del campionato lascia comunque il dubbio sul fatto che possa trattarsi di una versione definitiva della graduatoria. Non solo perché la decisione della Corte federale d'appello può essere oggetto di appello (nuovamente al Collegio di garanzia dello sport del CONI), ma perché la Juventus deve fare i conti anche con un secondo procedimento, sulle manovre stipendi, sulle remunerazioni agli agenti e sui rapporti di «partnership» con altri club, per il quale è stata deferita venerdì scorso dalla Procura federale.

Perché il caso Juventus è tornato in Corte federale d'appello

Il fronte odierno, intanto, riprende solo il caso plusvalenze, per il quale la Juventus è stata inizialmente prosciolta, ma una volta accolto il ricorso per revocazione presentato in Corte d'appello dalla procura, è stata penalizzata di 15 punti in classifica nella stagione attualmente in corso. La sanzione è stata revocata dal Collegio di garanzia dello sport del CONI una volta accolta la richiesta di rinviare la decisione alla Corte federale d'appello, affinché «rinnovi la sua valutazione, in particolare, in ordine alla determinazione dell’apporto causale dei singoli amministratori, fornendone adeguata motivazione». Il Collegio di garanzia, infatti, non può decidere sul merito della sanzione, ma solo sulla legittimità: spetta alla Corte d'appello rimodulare la sentenza. Lo stesso procuratore generale, d'altronde, nel corso del dibattimento al Collegio di garanzia dello sport del CONI, aveva evidenziato una carenza di motivazione.

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Riguardo alla penalizzazione, però, dalle motivazioni pubblicate sul sito del CONI non viene riconosciuta alcuna illegittimità. Al punto 2.2.5: «Non è poi fondata la questione riguardante la tipologia di sanzione irrogata in concreto dalla Corte Federale d’Appello nella contestata decisione (per la Juventus la penalizzazione di punti in classifica e non la semplice ammenda per la violazione dell’art. 31 del R.G.S.), tenuto conto che è nelle prerogative dell’organo giudicante non solo dare l’esatta qualificazione giuridica dei fatti contestati, ma anche (in concreto) irrogare una sanzione adeguata, fra quelle previste, per l’illecito accertato, dal Codice di Giustizia», si legge nella decisione firmata dal Presidente e relatore Gabriella Palmieri.

La Juventus può essere nuovamente penalizzata?

La legittimità della penalizzazione (da quantificare) contro la richiesta di un'ammenda da parte della difesa è un "punto" per la Corte federale d'appello, che ha irrogato questo tipo di sanzione e che adesso, su queste basi, potrebbe riformulare la propria decisione con un nuovo segno meno in classifica per la Juventus. Ma non è affatto detto che si tratti ancora di un -15. Va innanzitutto ricordato come la richiesta stessa della Procura federale, nel ricorso presentato lo scorso 22 dicembre, fosse di tutt'altra entità: la sanzione chiesta dal procuratore era infatti di 9 punti da scontare nel campionato in corso, ma i giudici hanno deciso di aumentare l'entità della penalizzazione per renderla «proporzionata anche all’inevitabile alterazione del risultato sportivo che ne è conseguita tentando di rimediare ad una tale alterazione» oltre che «al mancato rispetto dei principi di corretta gestione».

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La partita tra -9, -15 e tutto quello che può trovarsi nel mezzo, si gioca sul ruolo degli «amministratori privi di deleghe operative», ovvero quelli per i quali mancano le motivazioni nella sentenza sulla penalizzazione. Se per altri ex amministratori le motivazioni sono state esaustive, tant'è che i singoli ricorsi di Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene sono stati rigettati, per questi si è reso necessario il rinvio. il Secondo il Collegio di garanzia dello sport del CONI, la Corte d'appello «ha fatto riferimento ad una generica, ma indimostrata, “consapevolezza diffusa” […] da parte di detti amministratori», però «non risulta […] in alcun modo provato che vi siano state, in concreto, una o plurime oggettive violazioni da parte degli amministratori privi di deleghe della Juventus».

Come può cambiare la classifica della Juventus

Se confermata la sanzione iniziale, ovvero il -15, la Juventus sarebbe aritmeticamente fuori dalla Champions League 2023/24, non potendo in alcun modo raggiungere il quarto posto in classifica. Non dall'Europa, però, avendo ancora la possibilità di agganciare il treno per il sesto posto, la cui valenza varia a seconda delle combinazioni dei risultati delle varie coppe: se la Fiorentina – attualmente fuori da tutto in classifica – non si qualifica alla prossima Europa League vincendo una delle due prossime finali (Coppa Italia contro l'Inter e Conference League contro il West Ham), allora il posto nella seconda competizione UEFA andrà alla sesta classificata, con la settima che accede alla Conference. Se i viola dovessero alzare al cielo uno dei due trofei, invece, in Europa League ci andrà la squadra di Italiano, con la sesta classificata in Conference League.

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Una penalizzazione inferiore, come il -9 inizialmente proposto dalla Procura federale, lascerebbe invece i giochi aperti alla squadra di Massimiliano Allegri, pur complicando di parecchio la rincorsa ai primi quattro posti. La Juventus verrebbe infatti scavalcata dalle inseguitrici e, da attuale seconda in classifica, finirebbe fuori dalle prime quattro con tre partite da giocare. Una già stasera, sul campo dell'Empoli. Poi lo scontro diretto di Torino col Milan e l'ultima a Udine. Ma la partita più importante, per ora, non si gioca certo sul campo da calcio. Oggi si torna in Corte d'appello per il caso plusvalenze e la decisione è impugnabile al Collegio di garanzia dello sport del CONI, poi sarà una corsa contro il tempo: le motivazioni vanno depositate entro un termine «non superiore a dieci giorni» e per il ricorso vengono dati 30 giorni. Dopodiché, si penserà anche all'altro procedimento sugli stipendi.

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