Conte e la recita nello spogliatoio Juve: “Lanciai una bottiglia contro la lavagna e iniziai a urlare”

Un allenatore deve usare tutti i mezzi a propria disposizione per arrivare all'obiettivo, che nello sport agonistico di alto livello è la vittoria, con buona pace dei massimi sistemi filosofici, del ‘giochismo', della costruzione dal basso e del pressing alto. Nel linguaggio dello sport anglosassone, c'è una parola, gli ‘intangibles', che indica le qualità o caratteristiche di un atleta o di una squadra che non possono essere ‘toccate con mano', ovvero misurate o quantificate con statistiche, ma che hanno un impatto significativo sulle prestazioni e sul successo. Robe come leadership, mentalità vincente, chimica di squadra, etica del lavoro: tutte cose che fanno la differenza e che chi guida un gruppo deve saper sviluppare di pari passo con la parte tecnica e tattica. Antonio Conte è un maestro in questo e racconta un episodio accaduto alla Juventus che lo spiega bene.
Conte perde la testa alla Juve nell'intervallo: ma è tutto calcolato
Nel suo libro appena uscito, Conte parla di "incazzature artificiali", ovvero – spiega in un'intervista a ‘Sette' – "le uniche volte in cui indosso una maschera". Il 55enne allenatore leccese, fresco di Scudetto col Napoli, torna con la memoria ai suoi anni a Torino: "Mi è capitato alla Juventus: stavamo vincendo 2-0, ma mi accorgo che qualcosa non va. Allora durante l'intervallo entro nello spogliatoio e lancio una bottiglia di plastica contro la lavagna e inizio a urlare. Molti mi hanno preso per pazzo ma quel risultato sarebbe potuto cambiare se non avessimo continuato ad avere la stessa fame e concentrazione. La bravura sta nel percepire se ci sono dei rischi di questo genere e quindi intervenire".

Nella scorsa stagione la sua arrabbiatura nei confronti dei calciatori del Napoli era invece genuina, e deve essere stata terribile da incassare: "Il confronto duro se lo hai col singolo non è mai semplice. Non ho mai goduto di un rimprovero forte, se l'ho fatto è perché lo ritenevo necessario, rammaricandomi del fatto di non esser riuscito ad arrivare in un altro modo. Ci sono però delle situazioni in cui devono percepire che sono molto arrabbiato. L'ultima in questa stagione è successa con i ragazzi dopo la sconfitta a Como. Eravamo 1-1 all'intervallo, hanno vinto loro nel secondo tempo perché hanno avuto più fame. Beh, lì sono stato durissimo. Si può perdere ma non perché gli altri hanno più cattiveria, più ambizione".

L'aggiunta decisiva fatta da Conte al Napoli: "Il coltello nel calzino"
Conte spiega cosa ha aggiunto al Napoli per trasformarlo da una squadra completamente sfaldata, reduce da un decimo posto a 40 punti dalla vetta, nella formazione che ha vinto il secondo Scudetto negli ultimi tre anni: il coltello nel calzino. "I ragazzi sono stati sempre disponibili, mi hanno seguito fin dal primo giorno, e alla fine sono riusciti a mentalizzare il concetto di fatica, di sacrificio. Certo, a questa squadra all'inizio mancava quello che io chiamo il coltello nel calzino. Serve cattiveria sportiva, si va in guerra senza scrupoli. Poi lo hanno trovato, altrimenti non avremmo vinto il campionato – racconta il tecnico salentino, tornando poi alla Juventus – Quando alla Juve arrivò Carlos Tevez sapevamo tutti che era un campione straordinario, ma arrivò da noi con una fama di ragazzo non proprio semplice da gestire. Ebbe un inizio un po' complicato di adattamento, ma poi a un certo punto diventò il primo in tutto nel dare l'esempio. Con ciascuno bisogna trovare la chiave di accesso. Mi costa a volte anche incazzature forti ma va bene così. Guardo all'aspetto umano e all'obiettivo".