Come sta Nouri oggi dopo tre anni di coma: “Comunica usando le sopracciglia, ma sorride spesso”

La vita di Abdelhak Nouri è cambiata in quel maledetto 8 luglio 2017 che gli ha strappato i sogni e tutta la gioia dei suoi vent'anni. Appie, com'era chiamato da tutti, era una giovane promessa dell'Ajax pronta a farsi strada nel mondo dei grandi ma durante l'amichevole in Austria contro il Werder Brema la sua vita è completamente cambiata. Sono passati più di otto anni dal giorno in cui si è accasciato al suolo in campo a causa di un'aritmia cardiaca che gli ha causato danni cerebrali gravi e permanenti. Suo fratello Abderrahim ha raccontato ai media della squadra olandese come sta oggi l'ex giocatore, tornato a casa dalla sua famiglia dopo tre anni di coma.
Ha bisogno di assistenza continua e chiaramente non ha più rimesso piede su un campo da calcio: è seguito 24 ore su 24 dai suoi affetti più cari e anche dai terapisti che portano avanti la sua lunga riabilitazione e le cure alle quali deve essere continuamente sottoposto. Non riesce a esprimersi con le parole ma riesce comunque a far capire cosa pensa e le emozioni che prova in quel momento e continua a seguire l'Ajax come grande tifoso.

Come sta oggi Appie Nouri
A parlare ai canali ufficiali dell'Ajax è suo fratello Abderrahim, portavoce della famiglia che di tanto in tanto fornisce qualche aggiornamento sulle condizioni dell'ex giocatore. Aveva parlato l'ultima volta oltre quattro anni fa e da allora poche cose sono cambiate. Appie Nouri oggi ha 28 anni ed è tornato a vivere con la sua famiglia dopo i tre anni trascorsi in coma. Il racconto di suo fratello è toccante: "Posso rassicurarmi sul fatto che mostra consapevolmente le sue emozioni. Che sorride spesso ed è felice e purtroppo mostra anche emozioni meno piacevoli. Sta bene. Da quando ci prendiamo cura di lui a casa sta molto meglio". Il giovane non riesce a parlare, ma si fa capire a modo suo: "Attraverso le sopracciglia, per esempio, o attraverso il linguaggio del corpo".
Abderrahim ci regala il ritratto di un ragazzo che nonostante tutto non ha mai perso il suo senso dell'umorismo e la voglia di stare bene con le persone che ama: "Ha ancora lo stesso senso dell'umorismo e gli piacciono le stesse battute. Nella situazione in cui si trova, il fatto che riesca ancora a ridere con noi in quel modo, che trovi ancora divertenti quelle cose mi fa sorridere". Nouri ha ancora un forte legame con il calcio e con l'Ajax e ogni tanto riesce anche a guardare le partite dell'Ajax: "Ha un programma rigido. Se capita che debba stare seduto sulla sedia a rotelle e c'è una partita in programma si siede in soggiorno e la guarda".
Suo fratello ha raccontato anche le difficoltà che tutta la sua famiglia si è ritrovata ad attraversare, spiegando come hanno vissuto gli ultimi otto anni accanto a Nouri senza mai cedere un attimo: "Dipende da come si guarda la vita. Se non avessimo avuto quel pizzico di fede, oserei dire che avremmo staccato la spina molto tempo fa, ma non è così che guardiamo la vita. A volte riguardo i suoi video. È difficile da guardare, ma gli siamo grati. Possiamo essere contenti che sia ancora con noi".
Nel 2017 tutto è cambiato: cosa gli è successo
La vita della giovane promessa è cambiata in una frazione di secondo. Nel 2017 Appie Nouri era in piena rampa di lancio all'Ajax che lo considerava uno dei talenti emergenti più interessanti del panorama europeo: a vent'anni aveva già ottenuto qualche presenza in prima squadra in campionato e anche in Europa League dove era riuscito a giocare alcune partite del girone nella stagione 2016/2017. Si stava preparando per diventare la gemma della squadra, quando durante il ritiro estivo nel 2017 è accaduto l'impensabile. Il centrocampista si è accasciato in campo a causa di un'aritmia cardiaca e non sono bastati i soccorsi per salvarlo. Le sue condizioni erano tutt'altro che stabili perché ha riportato danni cerebrali gravi e permanenti per mancato apporto di ossigeno al cervello.
Sotto accusa sono finite le modalità del soccorso e un'inchiesta pubblicata dall'Ajax ha messo in evidenza tutte le incongruenze dell’intervento medico. L'assistenza non è stata adeguata e, in particolare, si contesta il ritardo nell’uso del defibrillatore e nel monitoraggio del battito cardiaco, elementi che avrebbero potuto cambiare l'esito clinico. Nouri è finito in coma per quasi tre anni e si è risvegliato a marzo 2020, quando è finalmente riuscito a tornare a casa dalla sua famiglia.