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Come Conte ha trasformato il Napoli in un mese: l’intelligenza dell’allenatore e il protagonismo dei singoli

Dopo la caduta di Bologna, Antonio Conte ha trasformato il Napoli con un lavoro mentale e tattico serrato, ricompattando la squadra e riportandola in vetta con cinque vittorie consecutive. Una rinascita che passa per l’intelligenza dell’allenatore e il protagonismo dei singoli.
A cura di Vito Lamorte
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Il 9 novembre scorso, al Dall’Ara, il Napoli cadeva malamente contro il Bologna. La conferenza stampa post-gara di Antonio Conte fece rumore: "Ne parlerò col club, facciamo il compitino e non c'è ancora quella voglia di combattere tutti insieme che c'era l'anno scorso… Ognuno sta pensando al suo orticello". Parole dure, che molti interpretarono come l’inizio della fine. In realtà, furono il punto di partenza di una metamorfosi.

Nei trenta giorni successivi, il Napoli cambiò pelle, prima mentalmente e poi tatticamente. Conte confrontò la squadra, affrontò problemi di campo e dinamiche interne, e il gruppo rispose con compattezza: un nuovo spirito che si tradusse in cinque vittorie consecutive tra campionato e Champions League. "Il nostro cambiamento mentale è stato decisivo", ammette chi ha vissuto la svolta da dentro.

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Testa, tattica e compattezza: così Conte ha trasformato il Napoli

Sul piano tattico, Conte abbandonò la difesa a quattro, tornando alla sua amata linea a tre, che esaltò singoli come Beukema e garantì maggiore sicurezza al reparto arretrato. I nuovi acquisti, prima poco integrati, trovarono spazio e fiducia: Noa Lang titolare, Elmas decisivo a centrocampo, Hojlund trascinatore in attacco. La squadra imparò a gestire anche le assenze pesanti – De Bruyne, Anguissa, Lobotka e Lukaku – trasformando la difficoltà in forza collettiva.

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Napoli-Juventus 2-1 rappresenta l’emblema di questa rinascita. Conte schiera un 3-4-3 aggressivo, basato sulle marcature a uomo e sul baricentro medio-alto, capace di comprimere la Juventus e sfruttare le disattenzioni avversarie. Hojlund anticipa Kelly su un cross preciso di Neres, siglando il gol del vantaggio. L’azione, lunga e corale, mostra il lavoro tattico di Conte: cinque giocatori del Napoli nella metà campo centrale, riaggressione immediata e velocità nell’esecuzione.

La Juventus prova a reagire, Spalletti modifica il suo assetto, ma le correzioni non bastano: il gap tra le due squadre non è solo tecnico, ma identitario. Il Napoli gioca con convinzione, coerenza e intelligenza, mettendo in evidenza la differenza tra continuità e cambiamento. Mentre la Juve tenta adattamenti tardivi, gli azzurri controllano il ritmo, con un sistema difensivo solido e un attacco efficace.

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Il Napoli è rinato: come Conte ha riscritto la stagione

I dati parlano chiaro: nel primo tempo zero tiri in porta per la Juventus, quattro conclusioni per il Napoli, superiorità nei duelli e nei dribbling. Hojlund gioca 24 palloni, fallendo solo tre tocchi e vincendo numerosi duelli, dimostrando di essere il centravanti ideale per il nuovo Napoli, diverso ma funzionale rispetto a Lukaku. Zhegrova prova a sorprendere, ma Milinkovic-Savic risponde: il Napoli domina.

Conte ha rimesso in mare una barca che faceva acqua da tutte le parti, e lo ha fatto con testa, tattica e gestione psicologica. Cinque vittorie consecutive, sei gol fatti e uno subito contro Atalanta, Roma e Juventus, al netto degli infortuni, raccontano di una squadra che ha ritrovato sé stessa e un allenatore che sa leggere il gioco in maniera ineffabile, vincendo partite in nanosecondi decisivi.

Il Napoli oggi sorride di nuovo, e lo fa grazie a un tecnico che sa trasformare le difficoltà in forza, i singoli in squadra, e i momenti critici in vittorie. Bologna è ormai solo un lontano ricordo.

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