Colantuono: “Zamparini una volta mi diede un passaggio in aereo. Ecco cosa vuol dire il mio meme”

Stefano Colantuono ha vissuto la sua ultima esperienza da allenatore sulla panchina della Salernitana nello scorso campionato di Serie B guidando la squadra granata però solo per 7 partite fino a dicembre 2024. Il tecnico di San Benedetto del Tronto con il club campano di Lotito e poi di Iervolino, però è stato protagonista in campo e fuori per diversi anni. Sul rettangolo verde come trainer della stessa Salernitana e poi come responsabile del settore giovanile. In passato nella sua vita calcistica però Colantuono ha vissuto anche altre importanti esperienze sulle panchine di Catania, Perugia, Palermo, Torino ma anche Bari, Udinese e chiaramente l'Atalanta.
In un'intervista a Fanpage, Colantuono ha parlato di tutta la sua carriera soffermandosi anche sul suo ricordo nitido proprio dell'Atalanta considerata per lui da tempo già pronta per il grande salto come super big della Serie A: "Ricordo che la cosa che chiese con con grande insistenza Percassi era una: ‘Mister, per fare il salto di qualità cerchiamo di mantenere la categoria per almeno 4, 5, 6 anni di fila'. E quello fu rispettato. Da lì poi è cominciato tutto". Impossibile poi dimenticare Maurizio Zamparini a Palermo: "Una volta mi diede uno strappo a casa utilizzando il suo aereo privato".
Colantuono, sa di essere diventato un meme in questi anni con la sua espressione diventa virale?
"Credo che questo meme, che poi è diventato famoso, risalga al mio periodo all'Udinese. Ricordo di aver fatto quel gesto, quell'espressione, in riferimento a una decisione arbitrale che era andata in tutt'altra direzione, per cui gli ho detto: Ma che state a fa?".

Lei era l’allenatore ideale di Gaucci: ci racconta chi era?
"Più che altro sono un allenatore che con Gaucci ha vissuto tutte le sue squadre, tutte le sue proprietà. Gaucci era un visionario, una persona alla quale io sono molto legato, fu lui a farmi iniziare questa professione che tra l'altro non volevo neanche fare".
Si è mai scontrato col suo carattere forte?
"Ho avuto degli scontri, delle difficoltà, qualche litigio, ma perché comunque era una persona molto esigente, che viveva molto la squadra con chiamate settimanali per sapere e per informarsi nel dopo partita. Però era molto generoso, e a lui sono molto legato".
Qual è la cosa che ricorda maggiormente di lui?
"Con lui più che altro avevo un rapporto telefonico perché il presidente usava tutte le settimane chiamare i suoi allenatori. Poteva capitare il lunedì o il mercoledì, ma anche di venerdì. Chiamava per far sentire la vicinanza della proprietà e si informava su come era andato l'allenamento, sui giocatori, e ogni tanto dava qualche suggerimento su chi poteva più o meno giocare la domenica"
Dalle squadre di Gaucci all’Atalanta, aveva già il sentore che sarebbe diventata una big di Serie A?
"L'Atalanta a mio avviso per quelli che sono stati i programmi è stata sempre una big. Sono stato lì per 7 anni e abbiamo sempre rispettato gli obiettivi che c'eravamo posti, sia quelli di vittoria riguardo i campionati di Serie B e sia quella di una salvezza tranquilla per quello che riguarda la Serie A. Oggi è diventata una super big con l'avvento di Gasperini e con la proprietà Percassi".

I Percassi cosa hanno fatto per rendere l'Atalanta un esempio per tutti?
"Ricordo che la cosa che mi chiesero subito con con grande insistenza era una: Mister, per fare il salto di qualità cerchiamo di mantenere la categoria per almeno 4, 5, 6 anni di fila. E quello fu rispettato. Da lì poi è cominciato tutto, poi io sono venuto via, ed è arrivato Gasperini che chiaramente ha cambiato l'Atalanta cominciando con un lavoro dall'inizio per poi diventare quello che è diventata fino al raggiungimento della della conquista dell'Europa League".
Poi ci fu il Palermo di Zamparini, cosa ricorda del vulcanico presidente rosanero?
"Zamparini era un presidente molto esigente. Ebbi una stagione travagliata al Palermo. In classifica eravamo sesti o settimi e perdemmo una partita in malo modo contro la Juventus e fui esonerato perché si arrabbiò per quella sconfitta. Poi mi richiamò e mi convinse a rimanere anche se io volevo venire via. Avevo capito che forse non eravamo molto compatibili caratterialmente".
Cosa ricorda di lui?
"Zamparini mi convinse a rimanere ma l'anno seguente dopo una sola partita fui esonerato. Lui masticava di calcio, però probabilmente la partita la soffriva molto, il risultato lo soffriva molto, per cui dopo la gara magari era capace anche di esonerarti".
Cosa successe per esonerarlo dopo appena una partita?
"Perdemmo 2-1 una partita alla prima giornata contro l'Udinese, quella forte che si piazzava tra le prime 6-7 in classifica. Al termine della gara facemmo anche una riunione perché la settimana dopo ci sarebbe stata la sosta per le nazionali, e ci vedemmo anche lunedì e martedì facendo anche un po' il punto della situazione sul mercato. Mercoledì arrivò il direttore generale del Palermo a dirmi: Guarda, il presidente ha deciso di esonerarti. E così presi le mie cose e andai a casa".

Come se lo spiega?
"Lui era capace di di gesti di grandissima generosità, però poi è chiaro, era molto fumantino, quando la partita andava male lui subiva una sorta di dolore fisico probabilmente, la sconfitta non la tollerava. E allora se era molto arrabbiato poteva decidere di esonerati. Ma non l'ha fatto solo con me".
C’è un aneddoto che ricorda maggiormente di lui?
"Ricordo che una volta vincemmo una bellissima partita in casa e lui era venuto a vederla. Zamparini viaggiava con l'aereo personale e dopo quella vittoria io dovevo tornare a casa. Lui decise di darmi uno strappo, ma non uno strappo con la macchina, uno strappo con l'aereo. Io vivo nelle Marche, e ricordo che mi lasciò all'aeroporto di Ancona, mentre lui proseguì verso Udine, o Varese. Era una persona molto gradevole molto colta, una persona con la quale si poteva parlare di tutto. E poi le sue squadre le costruiva bene".
Lei ha allenato anche Cavani.
"L'ho allenato da giovanissimo e ricordo che Foschi me ne parlava in termini entusiastici. Aveva delle capacità organiche mostruose. Ricordo che una partita, pur di farlo giocare e avendo in attacco Miccoli e Amauri come titolare, lo impiegai da esterno. Lui non accettava molto questo ruolo, e lo inserì in un 4-4-2 con dei compiti di venire dentro al campo. Quella partita a Livorno vincemmo credo 4-0, una cosa del genere. Fu una partita straordinaria perché lui, su quella fascia, imperversava".
Ha vissuto in prima persona anche lo scandalo calcioscommesse. Ci può spiegare cosa successe?
"Non sono stato nemmeno giudicato. Loro avevano pensato che c'era, da quello che ricordo io, un ‘MR' sulle intercettazioni scritte che secondo loro poteva essere riconducibile alla parola ‘Mister'. Mi chiamarono, andai a parlare spiegando quelle che erano le mie cose, poi mi è sembrata una cosa abbastanza ridicola quella lì, devo dire la verità. Non sono andato neanche a processo, perché in realtà non c'erano proprio i termini per andare a processo. Non era successo assolutamente niente".

Nella sua carriera c’è stato poi il Bari, l’Udinese e la Salernitana. Cosa ricorda di questa ultima esperienza?
"Io a Salerno sono arrivato con la gestione Lotito. Salerno è una piazza straordinaria ed è un peccato che sia lì dov'è adesso perché Salerno veramente è una piazza che deve fare la Serie A tutta la vita per seguito, per i tifosi e per importanza del territorio. Dopo il cambio di proprietà fui richiamato dal presidente Iervolino per occuparmi del settore giovanile. Negli anni poi il presidente mi ha richiamato un altro paio di volte per tornare in panchina come allenatore tra la prima e l'ultima stagione in massima serie quando ormai la squadra era retrocessa e poi ancora in Serie B richiamato dal ds Petrachi".
Cosa ricorda di Lotito?
"Per Lotito parlano i risultati che ha ottenuto nel corso degli anni con con la Lazio, insomma, basta guardare quello che è riuscito a fare. Con lui ho un ottimo rapporto. Una persona molto equilibrata, che si informava, veniva a vedere la partita, però sempre con con grande equilibrio".
E di Iervolino?
"Iervolino invece è una persona molto garbata, molto educata, una persona molto intelligente e c'è stato sempre un rapporto di grande franchezza fra noi. Ricordo che quando sono andato via lui mi ha richiamato per il settore giovanile visto e considerato che io in quel momento, siccome avevo subito un intervento chirurgico al ginocchio, non deambulavo molto bene, e non potevo andare sul campo ad allenare. Per questo motivo mi disse se volevo, visto che ero sotto contratto, dargli una mano a costruire il settore giovanile visto che avevo già lavorato con l'Atalanta. Per me era una una novità, però l'ho fatto volentieri perché comunque saper fare più cose forse è meglio".
È vero che uscì a fare una passeggiata durante Salernitana-Udinese valida per la miracolosa salvezza dei granata?
"Sì, sono uscito a fare una passeggiata perché stavo soffrendo la partita. Era una partita troppo stressante quel Venezia-Cagliari che stavano giocando in contemporanea. Oggi a una certa età la partita la vivi con grandissimo stress e per questo iniziai a camminare e poi ogni tanto telefonavo per sapere come stava andando. Fortunatamente è andato tutto come doveva andare".