Chivu esce dalla Supercoppa ma non se ne preoccupa: “Mi tengo il coraggio di chi ha tirato i rigori”

Cristian Chivu questa volta si prende "la personalità" dei suoi giocatori. Lascia per strada un trofeo, perdendo ai rigori in semifinale contro un Bologna tutt'altro che irresistibile, ma nel post partita il tecnico dell'Inter si sofferma sulla "lotteria dei rigori", una cosa che "non si può allenare". L'aver segnato dopo solo pochi istanti e l'aver gettato al vento una gara indirizzata al meglio sui binari che avrebbero dovuto portare verso la finale di Supercoppa, lunedì contro il Napoli, resta in secondo piano, ridotto in un banalissimo "se alla fine non segni, vai alla lotteria". Così come la scelta iniziale di risparmiare Lautaro: "Era l'ottava partita in 20 giorni".
Il risultato alla fine di tutto. Il pensiero di Cristian Chivu uscito sconfitto dalla semifinale con il Bologna sembra essersi inceppato in una cantilena che non sta portando da nessuna parte un'Inter che appare sempre più imperfetta, cui manca il classico centesimo per fare cifra tonda. E le sconfitte – ai rigori o in 90 minuti – continuano ad aumentare, diventando un motivo costante del cammino nerazzurro. Così la Supercoppa, invece di trasformarsi in una boccata d'ossigeno tra le ansie di Champions League e gli "stop & go" in campionato, rischia di confermare il blocco che la squadra si porta dietro dallo scorso anno: vedere sfuggire ad un passo i trofei, per l'ennesima volta.

"I calci di rigore sono una lotteria, non li si può allenare". Così esordisce Chivu ai microfoni di Mediaset, riducendo 90 minuti a cinque tiri dal dischetto che sono costati una finale e – forse – provare coi fatti un cambio di tendenza nella storia recente nerazzurra. "A me basta, mi prendo il coraggio di alzare il braccio e di dire di andare al batterlo" ha poi continuato il tecnico. "Mi prendo la personalità di questi campioni che hanno fatto una grande gara, soprattutto nel secondo tempo. Hanno messo cose che voglio sempre vedere nella mia squadra e che hanno dimostrato di essere un gruppo in grado di ambizioni grandi".
Parole. I fatti raccontano un'altra realtà, quella di un'Inter che ha già inanellato 7 sconfitte in tutte le competizioni stagionali di cui quella col Bologna è la prima a risultare fatale ai fini di un trofeo. Ancora una volta sfuggito dalle mani di un gruppo che ha necessità di ritrovarsi sul campo, al di là della prestazione o del coraggio. Con i risultati, che mancano. "Abbiamo faticato a trovare le vie d'uscita dopo il gol, mentre nel secondo abbiamo preso il dominio del campo e abbiamo giocato di più nella loro metà campo e siamo riusciti a creare qualche situazione". L'analisi è ridotta a pochi pensieri, riducendo al minimo anche la scelta di tenere Lautaro in panchina: "Non erano calcoli, era l'ottava partita negli ultimi 20 giorni per lui. Aveva bisogno di riposo".

Scelte che hanno inciso, mentalità che non è cambiata, risultati che latitano e trofei che continuano a scivolare di mano. Nemmeno la dubbia gestione arbitrale sembra interessare da vicino Chivu: "Non parlo di arbitri, hanno il VAR e possono rivedere le cose. Tutti sbagliano, tutti sbagliamo ma io guardo il gruppo, mi preoccupo di come migliorare". Dalla prossima partita.