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Cavasin trova panchina: “Ogni giorno torno a casa con casse di frutta, pesche, fichi d’india, uva”

Alberto Cavasin è il nuovo allenatore del Bari Sardo, formazione che milita in Prima Categoria, sette livelli sotto la Serie A. Il 65enne tecnico veneto, vincitore della Panchina d’Oro nel 2000, riparte dai dilettanti con gioie diverse da quelle della competitività esasperata: “Mi sveglio, nel tempo libero vedo il mare, poi mi portano a passeggiare nel centro di questo meraviglioso borgo”.
A cura di Paolo Fiorenza
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A 65 anni Alberto Cavasin riparte dai dilettanti: il tecnico trevigiano è da qualche settimana il nuovo allenatore del Bari Sardo, formazione di Prima Categoria, ovvero il settimo livello calcistico italiano. Cavasin era senza panchina da oltre 3 anni, quando era stato esonerato dal Santarcangelo in Serie C. Un esonero seguito ad un altro incassato in Inghilterra da parte del Leyton Orient, squadra di quarta serie da dove aveva cercato di far ripartire la sua carriera a 5 anni dalla traumatica fine dell'esperienza con la Sampdoria. Era il 2011 ed una formazione che l'anno precedente si era classificata quarta, qualificandosi per la Champions League, retrocesse in maniera clamorosa.

Le colpe maggiori non erano peraltro di Cavasin, subentrato a Mimmo Di Carlo a 10 giornate dalla fine, ma i soli 5 punti conquistati furono i chiodi piantati nella tomba sportiva della formazione blucerchiata, con pesanti contestazioni dei tifosi che non risparmiarono il tecnico. Da allora la sua carriera ad alto livello è di fatto finita, un destino amaro per chi una decina di anni prima aveva vinto la Panchina d'Oro quando aveva salvato due volte il Lecce neopromosso.

Cavasin pur di tornare ha dunque deciso di accettare la proposta arrivatagli dalla Sardegna, come racconta al Corriere del Veneto: "Mi è stato presentato il presidente Roberto Ibba. Non è un miliardario, ma un entusiasmo incredibile e mi ha convinto. Devo portare il Bari Sardo in Promozione, questa è la missione che mi attende". Il tecnico veneto stava peraltro per finire in Africa, sulla panchina della Nazionale del Congo: "Sono stato davvero a un passo da quella che sarebbe stata una vera avventura. Devo essere sincero, era un po’ un salto nel buio, ma dopo aver discusso l’aspetto economico della vicenda, mi sono convinto. Al punto che mi sono vaccinato contro la febbre gialla, perché quel vaccino è obbligatorio quando decidi di trasferirti in Congo. Sarei dovuto partire per Parigi, in occasione di un viaggio del presidente del Congo che avrebbe dovuto incontrare Macron. A quel punto, avrebbe visto anche me per chiudere. Ma non se n’è fatto nulla proprio all’ultima curva, perché hanno scelto un altro allenatore (Hector Cuper, ndr)".

Allenare il Bari Sardo non offrirà gli stessi riflettori della Serie A, ma per Cavasin ci sono altre gioie: "C’è il mare, ci sono passeggiate incredibili. Insomma, mi sveglio, nel tempo libero vedo il mare, poi mi portano a passeggiare nel centro di questo meraviglioso borgo. Come a Lecce, la città che mi è rimasta più nel cuore e dove penso di aver lasciato il segno. I sardi mi hanno accolto in modo incredibile. Mi hanno ricoperto di regali, ogni giorno torno a casa con casse di frutta, pesche, fichi d’india, uva. C’è un seguito incredibile di tifosi e un affetto straordinario della gente che circonda la squadra. Si può fare bene. Voglio fare bene. E nel frattempo guardo il mare". Tanto male in effetti non sembra…

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