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Cardinale e Ibrahimovic scelgono il nuovo allenatore del Milan: c’è già un indizio chiaro

Le frasi della proprietà chiudono il ciclo di Pioli in rossonero (“non siamo soddisfatti, non siamo primi”) e confermano la volontà di cambiamento. Chi può arrivare? Nella rosa dei nomi ne spicca uno in particolare.
A cura di Maurizio De Santis
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Non è soddisfatto dei risultati del Milan e tanto basta per lasciare presagire che la prossima estate il ‘diavolo' vestirà abiti differenti. Ibrahimovic "ha l’autorità di essere la mia voce con giocatori, staff e chiunque. Zlatan ha una credibilità che nessun altro avrebbe avuto. Abbiamo una visione simile". Le parole di Gerry Cardinale tracciano una linea spartiacque tra il presente, che non va bene così com'è o non era esattamente come lo aveva immaginato, e il futuro che porterà sicuramente cambiamenti.

Anzi il proprietario del club preferisce usare un termine differente, usa il verbo "evolversi" lasciando intendere che la strada giusta da seguire è stata imboccata ma adesso serve dell'altro per alzare l'asticella della competitività e consolidarsi a un certo livello. E sottolinea il concetto introducendone un altro che erode il terreno sotto i piedi del tecnico, Stefano Pioli.

Io non sono contento, Zlatan non è contento. Non siamo soddisfatti di non essere al primo posto in Serie A. Ma ci arriviamo. Siamo una squadra giovane e nuova che attualmente non sta facendo male. Ma il fatto che non facciamo male non significa necessariamente che stiamo facendo bene. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare…

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Riflessione che stride dopo quella del tecnico che in conferenza stampa, alla vigilia della partita di campionato contro la Lazio, ha parlato di "campionato ormai chiuso" di "primo posto già assegnato". Espressioni che stridono e sono inconciliabili con la visione imprenditoriale della proprietà e dello stesso Zlatan che hanno in mente un altro ruolo per il Milan, che non sia solo di comprimario che si accontenta.

Ecco perché, a cominciare anzitutto dalla mentalità, servono interpreti che siano sulla stessa lunghezza d'onda. Antonio Conte sarebbe il profilo migliore per quel "nuovo inizio" auspicato ma comporterebbe una rivoluzione, un cambiamento radicale per tutto ciò che comporta il know how che si porta dietro il tecnico salentino e non un'evoluzione.

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In questo solco, anche della crescita costante e graduale, ci sono altri profili che pure interessano in termini di esperienza (è il caso di Julen Lopetegui, ex ct della Spagna adesso fermo dopo l'ultima esperienza al Wolverhampton) oppure di gioventù talentuosa che s'affaccia sul palcoscenico, è il caso di Thiago Motta oppure dello stesso Roberto De Zerbi. Davvero Pioli non ha più chance per guadagnare una riconferma?

La vittoria dell'Europa League (trofeo che manca nella bacheca del Milan) potrebbe essere il canto del cigno oppure un modo per sedersi al tavolo e ripartire ancora insieme evolvendo verso qualcos'altro. Ma in questa ottica i margini sembrano molto ristretti. La posizione del tecnico è solo un tassello poi c'è la composizione della rosa che pure costituisce una voce importante per la programmazione futura. Il Milan vuole uscire dal bozzolo.

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