Anastasi, il funerale: “La Figc si vergogni, ha dimenticato il minuto di silenzio in A”

"È vergognoso che in campionato non sia stato predisposto un minuto di raccoglimento su tutti i campi in memoria di Pietro Anastasi". Claudio Gentile non ha mai amato le mezze misure e non ne usa nemmeno per censurare la "disattenzione" della Federazione. Ai funerali dell'ex attaccante della Juventus e della Nazionale c'era anche l'ex difensore bianconero. "Mi è rimasto l’amaro in bocca perché Anastasi è stato un modello anche con la maglia della Nazionale – ha aggiunto Gentile -. A livello personale ricordo il grande esempio che sapeva dare".
Nel battistero di piazza San Vittore a Varese c'è una folla commossa. Tutti lì, stretti l'uno all'altro, gli ex compagni di squadra mescolati ai tifosi e ad altri protagonisti del calcio italiano. Tutti lì per rendere omaggio al bomber degli Anni Settanta che regalò il titolo di Campione d'Europa all'Italia nel '68 e scrisse le pagine più belle della propria carriera con le maglie della ‘vecchia signora' (che domenica sera lo ha ricordato in maniera toccante) e dell'Inter. "Un esempio per tutti e un simbolo oltre il rettangolo verde", ha ammesso Dino Zoff.
Anastasi, malato di la SLA: morto con la sedazione assistita
Anastasi è morto il 17 gennaio scorso, una lunga malattia – la SLA, la "stronza" come la chiamava Stefano Borgonovo – ne ha fiaccato il corpo e lo spirito, già provato dal tumore che lo aveva aggredito all'intestino e aveva affrontato sottoponendosi a un'operazione molto delicata. Ha chiesto la sedazione assistita – come dj Fabo – per porre fine alle proprie sofferenze. Una scelta raccontata dal figlio, Gianluca, in un'intervista all'Ansa. "Sul minuto di silenzio noi lo abbiamo fatto – ha ammesso Beppe Marotta, oggi ad dell'Inter – ma sono sicuro che le istituzioni troveranno il modo di ricordarlo".

Il ricordo commosso di Roberto Bettega
In piazza c'era anche Roberto Bettega, storico calciatore e dirigente della Juventus che ha diviso con Anastasi molto più della complicità di spogliatoio. Perché il calcio di allora era differente. E diversi erano gli uomini che lo interpretavano. "Quando fummo insieme alla Juventus Pietro era il mio compagno di camera – ha spiegato Bettega a Varese News -. Avevo solo 19 anni e lui era la persona che mi aiutava e mi tranquillizzava nel vivere una sfida che a quell’età non è facile".