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Olimpiadi Tokyo 2020

Stati Uniti medaglia d’oro nel basket: Durant sontuoso, Francia battuta 87-82 in finale

Dopo lo smacco del mondiale cinese 2019, chiuso con il settimo posto, gli Stati Uniti tornano in cima al mondo. Lo fanno imponendosi in finale contro la Francia, in una gara quasi sempre controllata e nella quale per ogni tentativo di rifarsi sotto di Fournier e soci è arrivata una risposta puntuale dell’attacco statunitense, guidato da Kevin Durant.
A cura di Luca Mazzella
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Missione compiuta,  quarto successo olimpico di fila e medaglia d'oro numero 16 nella storia del torneo per gli Stati Uniti. Gli uomini allenati da Gregg Popovich battono la Francia per 87-82 nella finale olimpica del torneo di basket e si mettono al collo la medaglia del metallo più prezioso.

Dopo la prima partita persa nel girone, proprio contro i transalpini, la squadra di Popovich non si è più voltata indietro e con un percorso netto si è imposta di giustezza chiudendo il cerchio proprio contro Rudy Gobert e compagni. Per Team USA decisivi i 29 punti di Kevin Durant, che dopo averne segnati 30 nelle ultime 2 finali olimpiche (Londra e Rio) e 28 nell'unica finale mondiale giocata (2010, Turchia), continua a dimostrarsi un alieno nel basket FIBA, i 19 di Jayson Tatum e i canestri nel finale di Damian Lillard, che dopo un torneo sottotono si è acceso proprio sui possessi finali della gara più importante. La Francia di suo ha mandato 5 uomini in doppia cifra ma è stata tradita in attacco da Nicolas Batum (appena 5 punti), non ai livelli ammirati tra quarti e semifinali in attacco e difesa (sua la stoppata che ha portato i ragazzi di Collet fin qui), dalle pessime percentuali dalla lunetta (18/29), dalle tantissime palle perse, ben 18 contro le 9 degli avversari, e dal pessimo impatto di alcuni giocatori, su tutti Thomas Huertel e Vincent Poirier in uscita dalla panchina.

Per Team USA, dopo la disfatta al mondiale di 2 anni fa, rivincita doveva essere e rivincita è stata. Le due amichevoli preolimpiche perse contro Nigeria e Australia e l'esordio con sconfitta avevano lasciato qualche spiraglio di troppo a tutte le altre nazionali e illuso oltremodo la stessa FIBA, che aveva commesso l'errore capitale di non posizionarli al primo posto nel ranking del torneo. Di pronta risposta, pur giocando sempre a intermittenza e faticando a mantenere lo stesso livello di gioco sui 40 minuti, gli States hanno zittito tutti i detrattori dimostrando che il famoso oceano che separa la pallacanestro internazionale da quella americana, tutto sommato, esiste ancora. Con una clamorosa difesa (oggi straordinario in questo senso Jrue Holiday, uomo ovunque e creatore principale di gioco della squadra) e le folate offensive di un alieno di nome Kevin Durant, il "Dream Team" ha scavato il solco nelle gare ad eliminazione diretta fino al successo di oggi.

Dopo tanti dubbi sulla profondità di questo roster, sull'assenza di alcune delle più luminose star del panorama NBA come LeBron James, Steph Curry, James Harden, Kawhi Leonard e Anthony Davis, solo per citare i nomi più pesanti, e sulle lacune fisiche di una squadra che di fatto si è presentata senza un vero e proprio lungo di stazza (non ce ne voglia il solo Bam Adebayo) e con tantissimi giocatori reduci dalle fatiche dei Playoffs NBA giocati fino all'ultimo secondo (Holiday, Middleton, Booker) questo è un oro dal sapore sicuramente diverso dagli altri. Proprio quando sembrava, infatti, che il margine si fosse assottigliato in modo decisivo, gli statunitensi si sono compattati mostrandosi squadra capace anche di soffrire, di andare sotto, di sbagliare, di subire critiche, ma sempre di rialzarsi in modo vigoroso. E oggi si godono un successo più che meritato che tiene il trono al riparo dagli attacchi delle tante pretendenti.

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