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La nottata da incubo dei Golden State Warriors in NBA

Per una volta, in quella che resta un’annata molto diversa dalle loro recenti abitudini, i Golden State Warriors inseriscono il loro nome nel libro dei record negativi della storia NBA. Il tutto contro i Dallas Mavericks di Luka Doncic, sempre più saldi al sesto posto che gli consentirà di evitare i play-in ai quali sembrano invece condannati Curry e soci.
A cura di Luca Mazzella
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Abituati ai record, sia di squadra che individuali con fenomeni del calibro di Steph Curry (attualmente a quota 90 triple nel mese di aprile, nessuno ne ha mai segnate così tante in un mese) e Klay Thompson, ai Golden State Warriors non capita spesso di finire dalla parte sbagliata della storia. Eppure, nel 133-103 subito dai Mavs che comunque non fotografa in modo fedele il dominio texano sulla partita (condotta anche di 40 punti), i 3 volte campioni NBA sono incappati in una delle peggiori serate di sempre.

Tra primo e secondo periodo infatti, per 9 minuti e 38 consecutivi, i Warriors non sono stati capaci di segnare neanche un punto. L'ultima striscia di tale portata risale al 6 dicembre 2009, quando i Milwaukee Bucks per 11:25 minuti non andarono a segno contro i Cleveland Cavaliers. Parallelamente, Luka Doncic e soci (tra i quali spicca un positivissimo Nicolò Melli con 13 punti) hanno messo in piedi un parziale di 28-0, il secondo più grande degli ultimi 20 anni (i Cavs sempre nella partita contro i Bucks arrivarono fino al 29-0), passando dall'essere in svantaggio per 12-11 dopo una tripla di Curry a condurre per 39-12, quando è stato poi Jordan Poole, con una tripla, a fermare l'emorragia dei padroni di casa chiusa con 18 errori consecutivi, 9 dei quali oltre l'arco. Il primo tempo di Golden State, con appena 29 punti segnati, è il secondo peggiore nella storia della franchigia, e si è chiuso con una imbarazzante percentuale di 8-39 dal campo (20.5%) di cui 3-19 dall'arco (15.8%) con appena 5 assisti di squadra e il solo Curry in doppia cifra.

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Anche se i 30 punti di scarto rappresentano appena la quarta peggior sconfitta dell'anno (dopo il -53 contro i Raptors, il -39 contro i Buck e il -31 contro i Lakers), il modo in cui è maturata lascerà cicatrici non indifferenti sull'umore del roster, dal quale stanotte Kerr ha scongelato dopo diverse partite senza mai scendere in campo anche il nostro Nico Mannion, che ha sfruttato al meglio l'occasione segnando 5 punti, distribuendo 5 assist e risultando appena il terzo giocatore della squadra con un plus/minus positivo nei 13 minuti giocati. Tra i compagni scesi in campo spiccano il -41 di plus/minus di Kelly Oubre Jr, il -35 di Andrew Wiggins, il -27 proprio di Steph Curry e Toscano Anderson.

Una serata da dimenticare per tutti nonostante, come ammesso da Kerr nel dopo partita, la squadra venisse da diversi giorni di riposo proprio per preparare al meglio una sfida ritenuta fondamentale. Il coach se ne è preso tutte le responsabilità “La partita più importante dell’anno è finita ancora prima di iniziare: loro hanno giocato come fosse una partita di Playoff, noi come se fosse un’amichevole: è stato deludente. Non mi preoccupano i 9 minuti senza segnare, quanto la difesa e l’intensità messa in campo, la preparazione l'atteggiamento competitivo. Sono il capo allenatore, mi assumo le mie responsabilità e oggi i ragazzi non erano, chiaramente, pronti a giocare”

Per voltare pagina, Golden State deve attendere la notte tra giovedì e venerdì in cui i Warriors saranno ospiti dei Minnesota Timberwolves, la squadra col terzo peggior record NBA. Quale miglior occasione…

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