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Chris Paul è eterno: così ha trasformato Phoenix nei playoff NBA

Il playmaker dei Phoenix Suns si conferma leader tecnico e emotivo di un roster che matura di partita in partita e che ora, sopra 2-0 contro Denver, vede concretamente la possibilità di andarsi a giocare la finale di Conference. Con la maturazione di Devin Booker e soprattutto di DeAndre Ayton, vera scoperta di questi Playoffs, i ragazzi di Monty Williams non si pongono limiti.
A cura di Luca Mazzella
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Lunga vita alla Point-God. No, non è un errore di battitura, ma il soprannome (giocando sul ruolo di point-guard) che accompagna Chris Paul da inizio carriera. Un giocatore capace di trasformare completamente le squadre per le quali gioca, far crescere in maniera esponenziale i suoi compagni coinvolgendoli e responsabilizzandoli, capendo quando è invece il momento di salire in cattedra e mettersi in proprio. Stanotte CP3, con una prestazione da 17 punti, 15 assist e 0 palle perse ha dimostrato di essere totalmente guarito dall'infortunio alle spalle subito contro i Lakers e guidato i sempre più ambiziosi Suns a una vittoria schiacciante contro i Denver Nuggets del neo MVP Nikola Jokic, unico a salvarsi del quintetto di Malone con una prestazione da 23 punti, 13 rimbalzi e 6 assist. Deludono tutti gli altri (9/32 complessivo di Campazzo, Porter Jr., Rivers e Gordon), che crollano soprattutto con l'incedere della partita, pagando tutte le rotazioni sensibilmente accorciate dall'infortunio di Jamal Murray in poi e gli straordinari richiesti a un gruppo andato ben oltre le sue attuali possibilità.

Paul, con la sua partita da sogno, è salito al 14esimo posto nella classifica dei migliori assist-man della storia dei Playoffs e la sua terza gara in carriera da almeno 15 assist e 0 palle perse lo colloca al primo posto in solitaria davanti persino a un mostro sacro come Magic Johnson, fermo a 2. In più, nelle ultime 5 l'ex Thunder ha toccato quota 53 assist e 4 palle perse complessive.

Il numero 3 guida un quintetto interamente in doppia-cifra, con DeAndre Ayton ancora in doppia-doppia da 15 punti e 10 rimbalzi, Devin Booker con 18 punti e 10 rimbalzi, 16 di Mikal Bridges e 11 di Jae Crowder, che dopo la partenza complessa al tiro in questa post-season ha finalmente ritrovato la mira e anche stanotte ha chiuso con 3/4 dall'arco. Ma soprattutto, il vantaggio accumulato sin dai primi minuti consente a coach Monty Williams di far riposare e molto i suoi e non tenere in campo nessun giocatore per più di 33 minuti. Un'ottima notizia in vista delle due partite alle altitudini di Denver, notoriamente complesse da affrontare soprattutto in sfide così ravvicinate e coi carichi di lavoro di una stagione intera. È davanti al pubblico amico che ora i Nuggets, che sorridono per aver almeno ritrovato Will Barton dopo 2 mesi di assenza, sperano di allungare la serie e regalarsi l'ennesima rimonta di un gruppo che più volte, spalle al muro, ha dimostrato di saper reagire. Per farlo occorre ritrovare maggior fluidità in un attacco che è stato costretto al minimo stagionale per punti nel primo tempo (42 con appena il 36.7% al tiro) e aumentare la pressione difensiva sugli esterni di Phoenix, che stanotte hanno tirato con il 47.4% dall'arco segnando ben 18 triple. A queste condizioni, la semifinale non ha nemmeno senso di essere giocata e il gap tra le due squadre non può che confermarsi ogni notte.

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