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Sabu è morto a 60 anni: il leggendario wrestler aveva appena combattuto il suo ultimo incontro

Il mondo del wrestling piange Terry Brunk, in arte Sabu, morto a 60 anni. Il pioniere dell’hardcore wrestling si era esibito per l’ultima volta ad aprile. WWE e AEW lo ricordano come un rivoluzionario.
A cura di Michele Mazzeo
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Il wrestling mondiale perde una delle sue icone più estreme. Terry Brunk, meglio conosciuto come Sabu, è morto all'età di 60 anni. La notizia è stata confermata domenica da WWE e AEW, che hanno diffuso due note ufficiali in cui si esprimono il cordoglio e il riconoscimento per una carriera che ha segnato un'epoca.

"La WWE è addolorata nell'apprendere che Terry Brunk, noto agli appassionati di wrestling come Sabu, è scomparso", si legge nel comunicato della compagnia di Stamford.
"L'AEW e il mondo del wrestling piangono la scomparsa di Sabu", ha scritto la federazione concorrente. "Da battaglie sul filo spinato a momenti indimenticabili ad alto rischio, Sabu ha dato tutto al wrestling professionistico".

L'ultima apparizione solo poche settimane fa

Sabu aveva appena combattuto il suo ultimo match: era il 18 aprile, durante il weekend di WrestleMania a Las Vegas, quando affrontò Joey Janela in un incontro che lo vide finire sul filo spinato. "Il mio idolo, un pioniere, un innovatore e un'icona", lo ha definito lo stesso Janela in un post commemorativo. La sua ultima apparizione pubblica risale invece alla Tri-State Wrestling Alliance Reunion di Philadelphia, pochi giorni prima della sua scomparsa.

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Una carriera segnata dal rischio estremo

Soprannominato "The Human Highlight Reel", Sabu è stato protagonista di alcune tra le scene più estreme e iconiche della storia del wrestling. Ha combattuto con tagli profondi, ossa rotte e in condizioni spesso al limite dell'umano: celebre l'episodio in cui si ricucì il bicipite con del nastro adesivo dopo un match nel quale le corde erano state sostituite con filo spinato. In un'altra occasione, chiuse una ferita al volto con della supercolla.

Il suo stile "hardcore" ha influenzato un'intera generazione di lottatori. "È stato il padrino di tutto questo, sotto ogni aspetto", ha detto Dave Meltzer su Wrestling Observer Radio, attribuendogli il merito di aver portato il wrestling estremo alla ribalta negli Stati Uniti.

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Le origini, ECW e l'eredità lasciata al wrestling

Nato in Michigan, Sabu era nipote del leggendario "The Sheik", membro della WWE Hall of Fame. I primi passi li muove nei death match giapponesi, ma il vero salto arriva negli anni '90 con la ECW, dove diventa il simbolo di una generazione di lottatori disposti a tutto. Sedie, tavoli, scale e filo spinato diventano il suo arsenale in ring, con un wrestling tanto spettacolare quanto brutale. Indimenticabili le rivalità con Rob Van Dam, Mick Foley, Taz e Rey Mysterio.

Nel 2006 approda in WWE, nel rilancio del brand ECW, prendendo parte a WrestleMania 23 davanti a 80mila spettatori a Detroit. Lascia la federazione pochi mesi dopo, ma non si ferma: continua a esibirsi per promozioni internazionali come NJPW, AAA, CMLL e nel circuito indipendente.

L'omaggio dei colleghi: "Una leggenda vera"

La sua morte ha scosso il wrestling mondiale. Francine, ex collega ECW, ha scritto su X: "Ho il cuore spezzato. Riposa in pace, amico mio Sabu. Ti voglio bene per sempre". Anche Taz lo ha ricordato con commozione: "Non avrei avuto la carriera che ho avuto se non fosse stato per Sabu".

Matt Hardy lo ha definito "un pioniere che ha cambiato il modo di intendere un incontro di wrestling", mentre Mark Briscoe, oggi in AEW, ha aggiunto: "Nessuno mi ha fatto desiderare di diventare un wrestler più di Sabu. Riposa in pace, vera leggenda hardcore".

L'ultima leggenda dell'hardcore

Con la sua morte, il wrestling perde non solo un atleta, ma un innovatore assoluto, uno dei pochi in grado di ridefinire i limiti fisici e creativi del ring. La causa del decesso non è stata resa nota e non è chiaro il momento esatto in cui sia avvenuta la scomparsa. Ma una cosa è certa: l'eredità lasciata da Sabu resterà incancellabile.

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