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Riccardo Pianosi: “Noi del kitesurf siamo pazzi. Ci alleniamo a 80 km/h fino a perdere sensibilità”

Riccardo Pianosi, campione del Mondo e d’Europa 2025 di kitesurf, a soli 20 anni ha già vinto tutto o quasi: “Peccato per quel 4° posto di Parigi…” A Fanpage.it il racconto dietro ad uno degli sport più spettacolari, giovani e pericolosi: “Duro, durissimo, voliamo con una lama tra i piedi. Ci alleniamo anche di inverno, finché perdiamo la sensibilità. Ma le soddisfazioni che poi ti dà…”
A cura di Alessio Pediglieri
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Una passione che travalica i confini del semplice sport e si spinge oltre i limiti, affrontando difficoltà e pericoli per il piacere dell'adrenalina e di una motivazione che ti porta a raggiungere livelli altissimi. Questo è il mondo di Riccardo Pianosi, campione del Mondo e d'Europa in carica di kitesurf, e che a soli 20 anni sta primeggiando da protagonista assoluto in una delle discipline appena nate e che è già diventata culto dei tempi moderni: "Si sta espandendo sempre di più. Grande aiuto è arrivato dai social perché è uno sport davvero spettacolare".

A Fanpage.it, il campione azzurro che gareggia coi colori della Marina Militare non nasconde che dietro allo spettacolo si celano anche enormi rischi, per uno sport diventato anche disciplina olimpica: "Siamo dei pazzi, raggiungiamo anche gli 80 chilometri orari volando su un coltello, abbiamo una lama sotto i piedi". Eppure, l'amore e la passione vanno oltre tutto e tutti: "Ai giovani dico comunque di provarci. A me è andata bene, grazie a mio papà. Poi ho capito che c'ero portato: in Italia ci sono tanti circoli dove iniziare anche a livello amatoriale".

Come può nascere la passione per una disciplina così particolare?
Nel mio caso specifico è nata grazie a mio papà e dopo ho iniziato a coltivare questa passione da solo e negli anni poi è diventato, diciamo, il mio attuale lavoro. Lui lo praticava e per farmi fare uno sport come come hobby il sabato e la domenica, abbiamo iniziato a provare. Poi io me ne sono innamorato subito…

Che poi tu e il kitesurf siete giovanissimi coetanei, giusto?
Praticamente… Io ho 20 anni, sono del 2005 questo sport si sviluppa all'inizio del 2000. Ma devo dire che sono stato fortunato.

Fortunato perché?
Intanto perché è una disciplina giovane e tutti sono più o meno della mia età e si sta costruendo in questi anni la storia di questo sport. E poi, ora è un momento storico perfetto per avvicinarsi al kitesurf, secondo me: è molto più facile rispetto a quando avevo iniziato io. Adesso c'è il grande impatto grazie ai social, è uno sport molto fotogenico, davvero spettacolare che si presta a foto e video. Anche grazie a questo aspetto si sta espandendo di più nel mondo. E poi io ho iniziato nel momento giusto perché è diventato quasi subito dopo sport olimpico proprio  quando ero nell'età giusta… Insomma c'è stato un insieme di coincidenze, si sono allineate tutte.

Fortuna ma anche bravura: nel giro di una manciata di anni hai vinto già quasi tutto, te l'aspettavi?
Sicuramente non ero partito con nessun tipo di aspettativa, non mi ero posto dei risultati. Nella mia prima affermazione internazionale nel 2021 avevo iniziato da poco, era solo un anno che facevo le mie prime gare, avevo appena iniziato la nuova classe con il nuovo foil e quindi non mi aspettavo granché. Anche in questo caso ancora un po' di fortuna non è mancata.

Fortuna e modestia a parte, tu vinci anche perché sei bravo, al momento il più bravo…
Sì, ma anche in questo caso mi piace pensare di essere stato fortunato. Perché mi veniva facile da subito, fortunatamente. Ho scelto bene, sono molto portato e sono riuscito a portare a casa subito dei buoni risultati. Dopo un annetto e mezzo avevo fatto il podio al mondiale, In Italia ad Oristano, in Sardegna. Sono arrivato terzo.

In quel momento ti ricordi cosa hai pensato? Ce l'ho fatta?
Di certo l'ho visto non come un punto d'arrivo ma un punto di partenza. Podio al primo mondiale che facevo… Ho sfruttato il fatto che fosse anche uno sport nuovo e tutte le persone che ci sono in questo momento in questo mondo sono persone giovani, quindi come me, che stanno facendo anche loro esperienza.

Da quel 2021, per te un crescendo incredibile: nel 2025 sei campione sia del Mondo sia europeo…
Sì, diciamo che questi 4 anni sono stati straordinari. Un bellissimo quadriennio sicuramente indimenticabile. Anzi, direi ancor più: un perfetto triennio, con le Olimpiadi di Tokyo che sono state posticipate, tutto in un lasso di tempo ancora più ravvicinato.

Riccardo Pianosi fuoriclasse del kitesurf: è campione del Mondo e d’Europa in carica
Riccardo Pianosi fuoriclasse del kitesurf: è campione del Mondo e d’Europa in carica

E con la soddisfazione di rappresentare nel mondo l'Italia. A proposito, come siamo a livello generale nel kitesurf?
La Federazione Italiana Vela sta facendo un grandissimo lavoro e ogni anno cerca di promuovere nuove iniziative e far conoscere di più questo sport. Abbiamo anche in Italia il campionato italiano delle classi olimpiche che è una bellissima manifestazione per far avvicinare molte persone a questi sport velici e e quindi ci danno una mano costantemente con allenamenti, raduni, eventi. Abbiamo sia la possibilità di allenarci al meglio, sia di far conoscere questo sport.

La percezione che si ha da fuori è che sia uno sport pericoloso. E' davvero così?
Beh, sicuramente non è lo sport più tranquillo di questo mondo… Andiamo ad alte velocità sull'acqua e a quelle velocità ti posso assicurare che sono velocità che non si allontanano molto da quelle della strada quando ti metti in sella o al volante e spingi.

Di che velocità parliamo?
Quando ci arrivi forte forte, con le condizioni giuste e il vento buono, vai anche sopra gli 80 km/h, e il tutto su un attrezzo particolare ai piedi che, diciamo, non è il massimo della gestione nel controllo, molto affilato e sì, pericoloso. Perché per andare il più veloce possibile a volte tiri oltre il limite e quando sbagli e ci finisci contro ti tagli. Diciamo che non ti fai del bene.

Ma la sicurezza sarà un dogma anche per voi, soprattutto per voi. Giusto?
Sì, come obbligatorio noi abbiamo un preciso equipaggiamento di sicurezza, però cercate di capire: comunque una muta in neoprene contro un coltello affilato in carbonio. Sotto i piedi abbiamo una lama, venire colpiti a quelle velocità lì è terribile.

Abbiamo parlato di successi, qualche rammarico già l'hai avuto o è ancora presto?
Tutto bellissimo fin qui, tranne quella medaglia mancata…

Ci provo: Olimpiadi di Parigi 2025, 4° posto nella Formula Kite, indovinato?
Esattamente. Un po' ho pagato le pressioni, le tante aspettative. C'era una cornice di pubblico impressionante che ci seguiva e che per me era la prima volta vedere così tante persone. In quell'evento particolare mi ha un pochino spiazzato, il primo impatto, la prima giornata: ho sbagliato fondamentalmente subito e poi mi ha un po' condizionato tutta la regata. Poi ci sono state anche condizioni meteo veramente brutte e quindi anche nei giorni dopo non ho avuto grandi possibilità di rifarmi.

Che ricordo hai di quella gara?
Che ero sempre lì, ma mai riuscendo a trovare quel poco di più per riuscire ad entrare in finale in una posizione migliore. E poi anche le finali, sono state particolari perché sono durate due giorni perché abbiamo beccato pochissimo vento. Eravamo solamente in quattro nell'ultima giornata, quindi è stato un po' tutto particolare per una Olimpiade. Non penso ricapiterà facilmente una situazione del genere, ma sì, dai: me la sono goduta, è stata tutta esperienza.

Dunque obiettivo Los Angeles?
Vediamo, è ancora lunga, poi certo anche l'Olimpiade, Los Angeles c'è nei progetti. Per il 2026 gli obiettivi primari sono e restano i Mondiali e gli Europei, stiamo già lavorandoci sodo.

Anche adesso che è inverno? A proposito, come ci si prepara in uno sport d'acqua quando il tempo non ve lo permette?
Beh, non ci si ferma. Io sono appena rientrato dal viaggio di nozze e sono già sotto allenamento… tutto resettato. Noi  ci siamo spostati a Cagliari con la Federazione per questi allenamenti, ma ti dico che è dura, l'altro giorno l'abbiamo sofferta molto: avevamo la neve qui a Cagliari Sì sulle montagne  e noi in mare.

Ma in questi casi cosa succede?
Assolutamente nulla… Abbiamo avuto un allenamento normale, abbiamo fatto tutti gli allenamenti, siamo andati in acqua. Ovviamente fai quello che riesci a fare, perché comunque fa tanto freddo ma noi sulle mani e sui piedi non ci mettiamo nulla perché preferiamo avere più sensibilità con l'attrezzo. Finché non perdi la sensibilità… e allora esci. Comunque le nostre due ore e mezza al giorno le facciamo.

Ci sono dei limiti oltre i quali non potete scendere in acqua?
Un limite vero non esiste, il limite è abbastanza soggettivo. Cioè, finché tu riesci vai, ci provi, poi vedi. Poi se quel giorno si fa un po' meno acqua o vedi che va male, ritorni in palestra. Il problema più grosso è essere bagnati restando al vento freddo.

Ma migrare in luoghi caldi dove le temperature ti consentono di allenarti al meglio?
Ancora presto, però più avanti con l'anno nuovo andremo alle Canarie, dove staremo gran parte dell'inverno. Lì sì che  riusciamo a fare più ore e più allenamento.

Dov'è che dovresti ancora migliorare e qual è il tuo punto debole in gara?
Sicuramente posso ancora lavorare tanto sul fisico proprio perché rappresenta anche la mia parte un po' forte. Sono abbastanza portato e ho tanta forza esplosiva e ho anche dei buoni numeri anche in palestra. Posso ancora lavorare tanto sul sulla parte di cardio, che è l'anello debole perché muovendoti e viaggiando tanto non sempre riesci a farla con la continuità necessaria. E poi c'è un costante lavoro sullo sviluppo dei materiali, dei settaggi: è uno sport complesso, complicato.

Tornando alle medaglie: il tuo ricordo, l'aneddoto che ti porti dietro con maggior piacere?
Sicuramente la prima medaglia che ho vinto che è stata gli Europei in Inghilterra: quella la ricordo come forse la più bella. Perché era la prima volta che salivo sul gradino più alto e poi ero anche in compagnia di Giorgia, che oggi è mia moglie.

A proposito di Giorgia [Speciale, campionessa di windsurf], com'è condividere lavoro e vita privata contemporaneamente?
Credo che noi siamo siamo bravi in questo, anche se ci sono alti e bassi come in tutte le cose. Sicuramente non è una cosa che ci allontana. Magari a volte può creare tensione perché si è stanchi tutti e due, si va in acqua tutti e due, si sta tanto più tempo insieme e ci sono giornate in cui anche le piccole cose possono darti fastidio. Il segreto è provare a parlarne magari meno, dividere le situazioni di sport da quelle personali perché è giusto così, altrimenti sempre sugli stessi argomenti si rischia di diventare matti… Però sinceramente è una cosa bella, bellissima: pensare di poter stare con lei tutti i giorni è bellissimo.

E il fatto che lei ti supera in numero di medaglie? A quando il sorpasso?
Beh dai, lei faceva faceva windsurf prima di me e ha vinto tante più medaglie, anche le Olimpiadi giovanili. È un bel punto di riferimento e ora il nostro obiettivo comune è andare tutti e due alla prossima Olimpiade. Sarebbe un sogno, il più grande sogno che abbiamo in questo momento… vediamo cosa riusciamo a fare.

Riccardo Pianosi è arrivato quarto a Parigi 2024 in Formula Kite
Riccardo Pianosi è arrivato quarto a Parigi 2024 in Formula Kite

Cosa riuscirai a fare nel 2026? Saresti felice e soddisfatto se…
Sarei contento se riuscissi a ripetere il livello del 2025, perché è molto alto in questo momento in questo sport. Certo, sarei felice se rivincessi il mondiale ma sarei comunque soddisfatto se fossi ancora lì, a lottare per tutta la regata. Fare il mondiale bene e fare anche l'europeo bene: poi so perfettamente che per sua natura in questo sport non dipende sempre e tutto solo da te, conta la fortuna, le tue condizioni, quelle meteo… tantissimi fattori che ti portano in alto o in basso.

Cosa diresti a un ragazzino che vedendoti in acqua, volesse emularti?
Sicuramente direi loro che è uno sport bellissimo, che regala grandissime emozioni ogni giorno. Ma che è anche impegnativo perché per farlo bisogna affrontare una spesa importante, non è come il calcio o il tennis che ti bastano una palla o una racchetta. Poi bisogna stare dietro alle condizioni meteo, essere preparati. Però le emozioni che ti regala, sono uniche.

Ma in Italia risorse e logistiche ci sono? Sono sufficienti?
Strutture in Italia ci sono, ci sono tanti circoli che sono cresciuti recentemente. Magari non tanto strutturati per il mio sport a livello professionistico, sicuramente però per poterlo provare a livello amatoriale, perché è anche corretto non prendersi subito responsabilità per rischi che corri se non sei abbastanza esperto. Noi voliamo con il nostro foil: insegnare a delle persone a volare con un coltello sotto i piedi vedi non è la cosa più semplice e sicura di questo mondo.

Però l'importante è approcciarsi, no?
Esatto, sì: fatelo, provateci. Solo dopo, individualmente, si può capire se riuscire a fare un piccolo percorso e comprendere fin dove si può o si vuole arrivare.

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