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Menoncello svela il segreto dell’Italrugby al Sei Nazioni: “C’è una grande differenza col passato”

Tommaso Menoncello, candidato al premio di MVP del Sei Nazioni 2024, ha raccontato a Fanpage.it i segreti dell’Italrugby e dove nasce la svolta della nazionale di Quesada.
A cura di Vito Lamorte
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Tommaso Menoncello è tra i quattro candidati al titolo di miglior giocatore del Sei Nazioni 2024. Il centro della Benetton Rugby Treviso, sempre titolare nei cinque incontri degli Azzurri, ha svelato qual è stato il segreto dell'Italrugby all'ultimo Six Nations Rugby: "Abbiamo più consapevolezza dei nostri mezzi. Questa direi che è la maggiore differenza col passato".

Il classe 2002 è stato uno dei protagonisti del miglior Sei Nazioni di sempre per l'Italia: ha ottenuto più metri dopo il contatto di ogni altro compagno (79 metri) e, insieme all’ala Monty Ioane, uno dei due italiani ad aver portato palla per oltre 300 metri totali (303), registrando un 42% di avanzamento dominante palla in mano e il 71% di successo nella conquista della linea del vantaggio insieme al compagno e terza linea Ross Vincent. Inoltre, il 21enne trevigiano è l’atleta ad aver effettuato il maggior numero di placcaggi dominanti (8) e vinto il maggior numero di turn-over (4) di ogni altro trequarti nel torneo insieme al compagno di reparto Ignacio Brex.

I candidati insieme a Menoncello sono l’ala scozzese Duhan van der Merwe, il numero otto dell’Inghilterra Ben Earl e il centro dell’Irlanda vincitrice del Torneo, Bundee Aki. Menoncello è il terzo italiano candidato al titolo di MVP del Sei Nazioni dopo Andrea Masi, unico italiano a vincere il titolo nel 2011, e allo storico capitano della Nazionale Sergio Parisse, candidato nel 2008, 2012 e 2015.

A Fanpage.it Tommaso Menoncello ha raccontato il periodo dall'infortunio alla nomination come MVP, i segreti dell'Italrugby e il modo in cui la selezione di Quesada ha lavorato durante il Sei Nazioni 2024.

Cosa vuol dire essere candidato ad MVP del Sei Nazioni 2024?
“Vuol dire tanto soprattutto dopo il periodo che ho passato per via dell’infortunio e dopo aver saltato la Coppa del Mondo, questo premio è un motivo di rivalsa per far veder che dopo un periodo difficile si può tornare allo stesso livello o più forti di prima”.

Dall’infortunio alla spalla che gli costò il Mondiale, alla nomination per il miglior giocatore del Sei Nazioni: che periodo è lei?
“Subito dopo l’infortunio ho vissuto un periodo complicato per me, perché oltre allo stop in sé sono molto legato ai ragazzi e volevo stare vicino a loro e volevo vederli. È stata una sofferenza vederli da lontano e sapere che potevo essere in campo con loro mi ha infastidito un po’. Passato questo periodo ho tolto questo tutore al braccio, che mi impediva di fare tutto, e da lì ho iniziato periodo di crescita anche mentale che mi ha portato a questa nomination. Ho ricevuto una grande mano dalla mia famiglia, dalla Benetton e dalla mia ragazza: mi hanno aiutato a superare questo periodo e ad arrivare ad ora libero mentalmente“.

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Il Sei Nazioni fece conoscere Menoncello al grande pubblico con la meta segnata nel giorno dell’esordio alla Francia nel 2022 che ne fece, a soli 19 anni e 170 giorni, il più giovane marcatore nella storia del Torneo. Che ricordi ha di quella partita?
“Era il mio esordio in Nazionale, quindi era tutto un po’ speciale. Kieran Crowley non mi aveva detto che sarei stato convocato e l’ho scoperto solo con la presentazione della squadra il giorno stesso. È stata una grande emozione e da lì è iniziata una settimana di alti e bassi a livello emotivo che è arrivata fino alla partita. Ricordo che quando siamo arrivati allo stadio per il team run ho pensato a come sarebbe stato il giorno dopo: quando siamo entrati per gli inni mi sono venute le lacrime agli occhi perché è stata un impatto emozionale molto forte. Alla segnatura della meta mi è scoppiato tutto dentro e fu un momento molto particolare perché c’è stata un po’ di attesa a causa del controllo al video. È stato molto bello ed emozionante“.

Dopo la sconfitta con l’Irlanda dichiarò che era “ancora tutto da fare, porteremo in campo la miglior versione di noi stessi”: avete creduto nel lavoro che stavate facendo, anche quando i risultati non sono arrivati a corredo di buone prestazioni?
“Quella contro l’Irlanda è stata la partita in cui ci sono riuscite meno cose ma stiamo parlando di una delle squadre più forti del mondo. Noi crediamo in questo percorso che abbiamo iniziato ormai tre anni fa e vogliamo migliorarci giorno dopo giorno. Questo modo di fare ci ha permesso di fare i risultato che abbiamo portato a casa. Crediamo molto nella strada che abbiamo intrapreso”.

“La mattina dopo mi sono reso conto davvero di quello che avevamo fatto”: che vittoria è stata quella contro la Scozia e che significato ha avuto per lei e per il gruppo?
“Non siamo abituati e sul momento non mi era ancora chiaro cosa fosse successo. Dopo i festeggiamenti e la serata avevo capito che cosa era successo. È stato un momento molto felice ed è una delle partite che porterò sempre con me“.

Poi arriva l’impresa in Galles: come l’avete preparata?
“Dopo la vittoria ci siamo ritrovati subito per analizzare i punti e le situazioni che non erano andate come volevamo. Da quelli siamo ripartiti per evitare che il Galles ci colpisse proprio lì. È stata una settimana particolare perché non siamo abituati a vincere e tutti si aspettavamo che dopo l’exploit ci sarebbe stato un calo ma abbiamo sempre lavorato duro e ci siamo concentrati ancora di più per poter fare il meglio. È stata la settimana perfetta perché siamo riusciti a fare molte cose che ci eravamo prefissati e questo ci ha portato alla vittoria in Galles“.

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Come e da dove nasce il miglior Sei Nazioni azzurro di sempre?
“Tutto nasce dal lavoro che aveva portato Kieran Crowley, con il lavoro di campo; e siamo migliorati molto anche nei club, perché con i percorsi che stiamo facendo ci ha permesso di alzare il livello anche in Nazionale. Il nuovo CT ha portato delle nuove idee che ci hanno dato quel qualcosa in più che non avevamo o che sembrava persa prima“.

Quali sono le maggiori differenze tra Kieran Crowley e Gonzalo Quesada?
“A livello di gioco non sono molto diversi. Quesada ha portato una sua idea al sistema che avevamo già prima e sta iniziando a funzionare, ma non ha rivoluzionato del tutto il nostro modo di giocare. A livello mentale ci ha dato tanto e ci ha permesso di fare quel clic che ci ha permesso di poter fare delle grandi prestazioni, di essere consapevoli della nostra forza. Sì, direi che abbiamo più consapevolezza dei nostri mezzi. Questo direi che è la maggiore differenza“.

Quali sono gli obiettivi futuri che vi siete dati come gruppo?
“Adesso siamo tutti concentrati sui club e sui nostri obiettivi. Per quanto riguarda la Nazionale c’è un periodo lungo prima del tour estivo e quando saremo di nuovo tutti insieme parleremo di cosa vogliamo fare nel prossimo futuro“.

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