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“McGregor è un gentiluomo, Facchinetti lo ha sicuramente infastidito”: c’è un’altra verità

Francesco Facchinetti si fa forte della testimonianza delle altre persone presenti all’hotel St. Regis di Roma nella notte di sabato 17 ottobre per supportare la propria ricostruzione dell’aggressione subita per mano di Conor McGregor. Una versione dei fatti tuttavia contestata da qualcun altro: “McGregor è un gentiluomo che copre con il suo giubbotto una pozzanghera in strada per non far bagnare le scarpe a una donna”.
A cura di Paolo Fiorenza
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In attesa che la giustizia faccia il suo corso e la denuncia presentata da Francesco Facchinetti per la selvaggia aggressione subita da Conor McGregor porti ad accertare cosa è realmente accaduto a Roma nell'hotel St. Regis nella notte di sabato 17 ottobre, in Italia le luci sulla vicenda si sono momentaneamente spente. Il 33enne lottatore irlandese di MMA è tornato a Dublino ed ha ripreso la sua vita abituale, fatta di tante foto sul proprio profilo Instagram che raccontano un uomo sereno e sorridente circondato dai suoi affetti, tra pub, birra e macchinoni.

Non c'è traccia insomma del brutale individuo il cui "cervello si è spento" in quella saletta privata dell'albergo romano, dell'uomo che "come un bulldog ha visto nero e voleva attaccare", espressioni usate da Facchinetti per descrivere il terrore che ha provato quando McGregor gli ha sferrato il devastante pugno in faccia che lo ha scaraventato dall'altra parte della stanza. Se chi era presente è concorde nel testimoniare che l'aggressione è stata completamente immotivata, qualcun altro è invece convinto del contrario.

Si tratta di Philip Sutcliffe Senior, 61enne ex pugile che ha partecipato alle Olimpiadi del 1980 e del 1984 e poi ha intrapreso la strada dell'insegnamento, trovandosi ad essere il primo allenatore di un giovanissimo McGregor a Dublino: "La prima volta che ho visto Conor aveva solo dieci anni – racconta a Repubblica – ricordo che entrai in palestra e vidi questo bambino che prendeva a pugni e a calci un borsone più grosso di lui e mi disse che voleva fare il pugile, io gli risposi che prima avrei dovuto parlare con i suoi genitori".

Poi intorno ai 16 anni la scoperta del mondo delle arti marziali miste e l'abbandono della boxe per abbracciare i combattimenti che lo avrebbero reso uno degli sportivi più noti al mondo nonché il più ricco, con i suoi 180 milioni messi in tasca in un anno. Sutcliffe è ancora molto vicino a McGregor, che finanzia la sua società pugilistica, e ha solo parole di grande stima per il lottatore: "Anche se ora lui qualsiasi cosa tocchi diventa oro, il suo cuore e la sua anima proletaria sono rimasti quelli di sempre: appena è diventato ricco ha aiutato tutte le persone che hanno fatto parte del suo percorso. Per la mia palestra, per il mio quartiere Conor è un eroe e credo lo sia per molti irlandesi, noi siamo orgogliosi di lui".

Mc Gregor con Sutcliffe nel suo pub Black Forge Inn a Dublino
Mc Gregor con Sutcliffe nel suo pub Black Forge Inn a Dublino

Quando gli si chiede un commento sull'aggressione del St. Regis, l'ex allenatore di McGregor non ha dubbi. Se ci sono responsabilità, non sono da ascrivere al suo ex allievo: "Ha un temperamento acceso, non so cosa sia successo a Roma, ma sicuramente Facchinetti ha fatto qualcosa per infastidirlo perché Conor è una persona dal cuore molto grande. Se ha reagito così qualcuno è stato fastidioso con lui. È un vero gentleman: l'ho visto aprire la portiera alle ragazze dopo aver parcheggiato e coprire con il suo giubbotto una pozzanghera in strada per non far bagnare le scarpe a una donna, ora è diventato un grande nome e anche se sposta un bicchiere dal tavolo fa subito notizia e tutti sono pronti a puntargli il dito contro". Pur volendo dare tutto il credito del mondo al suo primo allenatore, sembra davvero difficile ritrovare in questo gentiluomo irlandese di altri tempi la belva che ha rischiato di ammazzare Facchinetti senza apparente motivo.

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