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Il titolo del Corriere dello Sport è razzista, ed è un problema che venga rivendicato

Nell’apertura del quotidiano non c’è l’elogio delle differenze di cui si vanta il direttore Zazzaroni, ma una categorizzazione etnica, un gioco di parole mal riuscito dal retrogusto razzista: Lukaku e Smalling sono in prima pagina non per le loro caratteristiche tecniche, ma per quelle etniche.
A cura di Roberta Covelli
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"Un titolo innocente", lo definisce il direttore Ivan Zazzaroni, "peraltro perfettamente argomentato": eppure la prima pagina del Corriere dello Sport di ieri, su cui campeggiano le foto di Lukaku e Smalling con il titolo "Black friday" per annunciare lo scontro diretto tra Inter e Roma di questa sera, non può passare inosservata.

Al di là di intenzioni e giustificazioni del quotidiano sportivo, che oggi rilancia titolando "Razzisti a chi?" e lamentando il "linciaggio contro un giornale che da un secolo difende la libertà e l’uguaglianza", quel titolo è razzista. E il problema non è la parola black.

A levare i dubbi sul riferimento razziale del titolo, a dispetto di chi sosteneva che il riferimento fosse all’evento commerciale (come se "Scudetto e Champions in offerta" fosse una frase calcisticamente sensata per la partita in questione), è Zazzaroni stesso, che conferma e rivendica l’etnicizzazione dell’espressione Black friday, con il suo sfogo sull’elogio della differenza, in cui, tra vittimismo e critiche ai social, l’ex calciatore non dimentica di citare l’immancabile "razzismo degli antirazzismi".

Parlare di orgoglio delle differenze rispetto a quella prima pagina, ribaltando una categorizzazione etnica come fosse una valorizzazione culturale invece che un gioco di parole mal riuscito dal retrogusto razzista, rientra in quella tendenza a guardare la diversità ponendo sé stessi come parametro. Fateci caso: differenti sono sempre gli altri, sono i neri, non i bianchi. D’altronde, in effetti, un titolo basato sui calciatori bianchi sarebbe stato semplicemente privo di senso o, in alternativa, avrebbe evocato il suprematismo.

Non si può notare che Smalling e Lukaku sono neri? Certo che sì, e questo non è razzismo, è descrizione. Ma basare una narrazione sull'etnia, come ha fatto il Corriere dello Sport, è diverso dall’elogio della differenza: un giocatore fa la differenza con le sue capacità, non con la sua pelle.

Quel che il Corriere dello Sport propone con quel titolo è quel che gli antropologi definiscono essenzializzazione, cioè la riduzione dell’individuo a rappresentante del suo gruppo di appartenenza o della sua comunità di origine. Così, Lukaku non rappresenta l’Inter per numero di gol segnati, né Smalling la Roma per le sue capacità difensive e realizzative: a portare la redazione guidata da Zazzaroni a scegliere i loro profili non sono state le loro caratteristiche tecniche, ma le loro caratteristiche etniche.

È sconfortante notare lo scarsissimo peso dato alle parole, specie da parte di chi, con le parole, dovrebbe lavorarci. Invece non solo non c'è ombra di riflessione o autocritica nella narrazione del Corriere dello Sport, ma la scelta di quel titolo viene ribadita, rivendicandone la base etnicizzata e ignorandone le implicazioni culturali. Non bastano le campagne antirazziste o la partecipazione agli eventi istituzionali sul rispetto nello sport: il razzismo inconsapevole non deve preoccupare meno del suprematismo calcolato, perché indica un retroterra ideologico radicato al punto da non essere più nemmeno riconosciuto.

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Nata nel 1992 in provincia di Milano. Si è laureata in giurisprudenza con una tesi su Danilo Dolci e il diritto al lavoro, grazie alla quale ha vinto il premio Angiolino Acquisti Cultura della Pace e il premio Matteotti. Ora è assegnista di ricerca in diritto del lavoro. È autrice dei libri Potere forte. Attualità della nonviolenza (effequ, 2019) e Argomentare è diabolico. Retorica e fallacie nella comunicazione (effequ, 2022).
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