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Atleta bielorussa prelevata e portata in aeroporto contro la sua volontà: la salva il CIO

Krystsina Tsimanouskaya, velocista bielorussa di 24 anni è al centro di un caso internazionale alle Olimpiadi di Tokyo. Costretta dal proprio Paese a rientrare in anticipo, si è rifiutata di salire sull’aereo e ora è tutelata dal CIO: “Non torno in Bielorussia, mi hanno estromessa per motivi politici”. La Tsimanouskaya sarebbe tra gli atleti contrari al regime di Lukashenko e avrebbe chiesto asilo in Germania o in Austria.
A cura di Alessio Pediglieri
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Una velocista bielorussa si è rifiutata di prendere un volo da Tokyo domenica per il suo Paese, dichiarando di essere stata condotta in aeroporto contro la propria volontà. Il caso è finito subito nelle mani del CIO che è intervenuto proteggendo Krystsina Tsimanouskaya, 24 anni che è rimasta così in Giappone dopo le sue lamentele sul trattamento riservatole dagli allenatori della sua nazionale ai Giochi Olimpici.

Il caso ha messo in luce i problemi interni in Bielorussia, un ex stato sovietico gestito dal presidente Alexander Lukashenko al potere dal 1994, che ha però affrontato un'ondata di proteste lo scorso anno, a cui hanno aderito alcuni atleti tra cui la Tsimanouskaya che ha denunciato il trattamento subito a Tokyo. L'atleta ha detto che lo staff tecnico è piombato nella sua stanza domenica e l'ha costretta a fare le valigie per poi essere portata all'aeroporto di Haneda dai rappresentanti della squadra olimpica bielorussa contro la sua volontà.

Il Comitato Olimpico Internazionale, venuto a conoscenza dell'accaduto, ha dichiarato di aver parlato subito  con la Tsimanousskaya che era accompagnata anche da un membro dello staff di Tokyo 2020 all'aeroporto. Adesso, il CIO e l'organizzazione di Tokyo 2020 continueranno i loro confronti con l'atleta e le autorità per determinare i prossimi passi da compiere nei prossimi giorni. "Non tornerò in Bielorussia" sono state le prime parole della Tsimanousskaya che si è rifiutata di partire malgrado il Comitato Olimpico bielorusso avessero sottolineato che l'esigenza di rientrare nel proprio Paese fosse dettata da motivi medici, per uno stato emotivo e psicologico precario.

Alcune prime indiscrezioni hanno invece rivelato che la volontà dell'atleta di  non rientrare in Bielorussia sia legata direttamente alle notizie di alcuni atleti incarcerati per le loro opinioni politiche, tanto che  la stessa  Tsimanouskaya avrebbe pianificato di richiedere asilo in Germania o in Austria. La Tsimanousskaya ha corso nelle manche dei 100 metri femminili venerdì e avrebbe dovuto correre nelle manche dei 200 metri lunedì. Giovedì avrebbe dovuto partecipare anche alla staffetta 4×400 metri di  giovedì ma il tutto a sua insaputa e solo perché altri atleti non avevano superato sufficienti test antidoping.

Davanti alle lamentele che la ragazza avrebbe riversato sui social per una negligente e colpevole mancanza di organizzazione da parte dello staff e degli allenatori bielorussi, la Tsimanouskaya è stata subito rimossa dalla lista della staffetta e obbligata a ripartire per il proprio Paese: "L'allenatore mi ha aggiunto alla staffetta a mia insaputa. Ne ho parlato pubblicamente. Il capo allenatore è venuto da me e mi ha detto che c'era stato un ordine dall'alto di rimuovermi"

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