Alessio Di Chirico: “L’adrenalina sul ring non ti fa sentire il dolore. Ora mi diverto con la TV”

Alessio Di Chirico è stato un artista marziale misto, è uno dei soli tre italiani ad aver combattuto nell'UFC. Romano, classe 1989, detto il ‘Manzo', era un lottatore completo. Ha avuto un percorso di vita particolare, ha iniziato a praticare lo sport da giovane, iniziando con il football americano, poi è passato all'MMA. L'attività l'ha lasciata, ora fa mille cose: tra le tante, gestisce una palestra a Roma e fa anche il talent per Discovery+, in mezzo ha scritto pure la sua autobiografia. "Sempre, ovunque, contro chiunque. Vita di un fighter di Mma" (edito da 66thand2nd) e scritto con Daniele Manusia. Un libro scritto senza filtri, senza sconti, duro e crudo, pieno di aneddoti, diversi li ha svelati nell'intervista rilasciata a Fanpage.it.
Hai deciso di parlare della tua storia e lo hai fatto in questo che si può definire un libro ‘a viso aperto’.
Mannaggia a me, mi vergogno un po’ di questa cosa, ma spero che l’autenticità possa essere vista come una cosa bella, e che possa essere vista come un elemento distintivo. In generale credo che il cervello funziona solo quando è ‘aperto'. L’onestà intellettuale è alla base delle capacità cerebrali dell’essere umano. Tutto il mio percorso è stato contraddistinto da una grande sincerità, scrivendo questo libro non potevo venir meno a questo mio principio.
Racconti la tua storia partendo dal combattimento con Bojan Velickovic. Di questo incontro quello che colpisce è che tu da un certo punto in poi combatti un gomito fratturato e continui come se non fosse accaduto nulla, come è possibile?
Quella per me è stata la prima sconfitta. Comunque posso dire che quando stai lì sopra hai un’adrenalina che fa miracoli, davvero. Perché ti posso garantire che quando sono sceso zoppicavo e sentivo dolore, e poi mentre ero in strada a Zagabria il dolore lo sentivo eccome. Ma quando ero lassù quasi non sentivo niente.
Sempre riguardo quell’incontro tu dici una cosa molto interessante: "Sapevo di dover effettuare quella mossa, ma in quella frazione di secondo non sono riuscito a farla e il combattimento è girato", come mai?
Hai visto il film Matchpoint di Woody Allen? Un capolavoro che spiega bene cosa è lo sport. La gente non sa quanto la fortuna determina l’esito di un incontro, di una partita, di un combattimento o della carriera sportiva. Io tutto questo lo lego molto alla spiritualità. Perché spesso è qualcosa di inconsapevole, basta un secondo e cambia tutto.
Hai spesso sottolineato che, a differenza di altri grandi atleti italiani, tu hai deciso di formarti totalmente in Italia e di non andare all'estero, come mai?
Ho deciso di fare questo tipo di percorso perché è una cosa che volevo fare. Alcuni lo hanno definito un sacrifico, ma per me è un motivo di orgoglio e sono contento di essere riuscito a fare qualcosa prima degli altri e soprattutto di aver motivato tanti altri atleti che hanno deciso di comportarsi allo stesso modo.
Quando hai deciso di cimentarti nell'MMA? Qual è stato il momento in cui ha deciso di voler diventare un artista marziale misto?
Prima di salire sulla materassina, ho fatto football americano, uno sport nella quale c’è una grande competenza tecnica. Poi un amico mi ha portato all’MMA, anche se in realtà sono stato io ad averglielo chiesto. Quando ero a fare la sicurezza agli Europei a Piazza di Siena, ricordo la telefonata. Gli dissi: ‘Voglio provare'. Andai, mi allenai e non sono più sceso dalla materessina,
Hai vinto tanti combattimenti. Tra quelli più prestigiosi ci sono quelli con Joaquin Buckley e con Oluwale Bamgbose. Tra questi due qual è quello che ti ha dato più soddisfazione?
Quello con Buckley è stato bello ma è durato poco. L’altro, quello con Bamgbose, l’ho studiato bene, ho pensato a come tagliargli la strada. Ma devo dire che oggi nemmeno mi ricordo come l’ho steso. Non ricordare il momento decisivo era una cosa che mi accadeva spesso. So come ci sono riuscito perché l’ho rivisto nel video, ma quando arrivi con quella concentrazione – quel focus – ti estranei dal tuo corpo. Ricordo il match, ricordo la ginocchiata, e posso dire che è una delle più grandi vittorie che ho fatto.
Tu sei uno degli italiani che ha raggiunto i maggiori successi in questo tipo di sport, gli altri sono Marvin Vettori e Alessio Sakara. Con loro che tipo di rapporto hai?
Con entrambi ho un bel rapporto, sia con Marvin che con Alessio c’è rispetto reciproco.
Da qualche anno hai lasciato l’attività agonistica, ora che cosa fai?
Io ad oggi sono in primis allenatore, insegno a combattere, ho tanti allievi, allievi di tutte le età: dai bambini ai ragazzi fino agli adulti. Poi do una mano a rimettere in forma le persone. Seguo un gruppetto di persone che mi danno soddisfazione. Tu pensa che davanti alla palestra c'è una scuola e una persona che lavora da quelle parti e che conosco bene una volta mi ha detto una bella cosa: "Sai riconosco i tuoi allievi, perché dopo un paio di mesi gli stanno larghe le cose". Fondamentalmente vivo di sport, devo dire che riesco a creare ambienti sani, positivi, anche perché sono molto attento sulle regole. E insegno il rispetto delle regole che sono fatte per il benessere di tutti noi.
Inoltre lavori anche per la televisione?
Come ho detto vivo di sport, con la mia palestra. Ma ho anche scritto insieme a Daniele Marusia il libro, inoltre faccio anche il telecronista per Discovery. Devo confessare che quella è un’attività molto divertente, ed è anche molto impegnativa perché andiamo in onda dalle 2 alle 7 di mattino.