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Nomine Rai, il sindacato dei giornalisti: “Inaccettabili, nemmeno una donna a dirigere i Tg”

Il sindacato Usigrai contesta in toto tutte le nomine del nuovo ad Rai. Assenza di un criterio per la parità di genere, giornalisti esterni scelti per le testate: “Assenza totale di prospettiva”.
A cura di Andrea Parrella
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L'addio di Lucia Annunziata alla Rai sta generando un enorme dibattito attorno all'attuale situazione dell'azienda di servizio pubblico, che nelle ultime settimane è interessata da una rivoluzione dei vertici voluta dal governo, causa di due uscite pesanti come quella di Fazio e proprio di Annunziata.

Nessuna donna alla direzione delle testate

A poche ore dalla notizia arriva anche la presa di posizione di Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, che affronta tutta la questione nomine nella sua interezza, criticando aspramente il governo per le scelte fatte. Dal comunicato si legge: "Per l’Usigrai sono inaccettabili, senza prospettiva e inspiegabili con ragioni di natura industriale le nomine approvate oggi dal Cda su proposta del neo amministratore delegato.
Al Tg2 il direttore Nicola Rao viene rimosso dopo 96 giorni dall’approvazione del piano editoriale. Quali sono le motivazioni? Per non parlare del Giornale Radio che vedrà il nono direttore in 8 anni: il segno tangibile della voracità dei lottizzatori di ogni colore politico. L’unica ratio di queste nomine è la necessità di accontentare il governo".

Giornalisti esterni scelti per dirigere i Tg

Altra ragione dell'inaccettabilità di queste nomine, si legge nel comunicato Usigrai, è la questione di genere, dopo che la direttrice del Tg1 è stata sostituita: "Nomine inaccettabili perché a dirigere le testate Rai non c’è nemmeno una donna. Come si può pensare di “cambiare la narrazione del Paese” cancellando le donne e il loro punto di vista dai ruoli apicali del servizio pubblico? Tutto ciò, peraltro, avviene in disprezzo della nuova policy aziendale di genere, dell’impegno assunto con la campagna “No women no panel”, e del lavoro sulla gender equality".

Inoltre, la questione dei giornalisti esterni chiamati a ricoprire ruoli apicali, come per Chiocci alla direzione del Tg1: "Altrettanto inaccettabile che ancora una volta si chiami un giornalista esterno a dirigere un telegiornale: ma davvero fra i giornalisti della Rai non c’era nessuno che avesse il profilo idoneo? Impossibile. È stata fatta un’analisi dei curricula prima di attingere all’esterno, considerato anche un debito aziendale che supera il mezzo miliardo di euro?". Nei dubbi finali che Usigrai fa emergere, anche la posizione di alcune forze di maggioranza sul canone:

Infine la prospettiva. Come si concilia la necessità di un progetto di rilancio della Rai di ampio respiro con nomine che, per ragioni tecniche o anagrafiche, hanno prospettiva di uno o due anni in testate strategiche come Rai Sport e il Giornale Radio?
Come può pensare questo Ad di rilanciare la Rai Servizio Pubblico senza certezze di risorse, con una forza politica di governo che vuole togliere il canone della bolletta, con un contratto di servizio scaduto e senza un piano industriale?
Ma come sempre la priorità sono le nomine.

Quanto alle "dimissioni irrevocabili" di Lucia Annunziata, a commentare la vicenda è stato, nelle scorse ore, proprio l'ad Rai, Roberto Sergio, che come riportato da AdnKronos avrebbe risposto di essere "sinceramente dispiaciuto" ed avrebbe sottolineato come il suo primo atto da ad in Cda sia stato "il via libera a poche produzioni, per la prossima stagione autunnale, tra le quali ‘In mezz'ora'". L'augurio di Sergio è che l'Annunziata "possa completare il ciclo di trasmissioni e che ci possano essere ulteriori occasioni di incontro".

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