Lo scontro tra Lilli Gruber e Gianfranco Fini: “Conduco io”, “Lei fa domande senza senso, non sono stupido”

Scontro a Otto e mezzo tra Lilli Gruber e Gianfranco Fini. Diversi i temi della puntata: dal massacro in Palestina (definizione di fronte alla quale Fini non si sottrae), all’omicidio dell’attivista di destra Charlie Kirk ricordato alla Camera, all’appiattimento della maggioranza di fronte alle politiche di Donald Trump. Diverse le tensioni in studio tra la giornalista e l’ex presidente della Camera, culminate nello scontro sull’attuale rapporto con Giorgia Meloni che Gruber definisce una sua “creatura politica”
La lezione di Fini sul conflitto israelo-palestinese, Gruber lo interrompe
Fin dalle prime battute il confronto diventa movimentato, nonostante Fini prenda posizione con chiarezza sul genocidio perpetrato da Israele. Lo storico leader della destra ribadisce più volte che la richiesta di un cessate il fuoco sia un dovere morale a cui il governo Meloni non avrebbe dedicato un impegno sufficiente. Ma, senza tener conto dei tempi televisivi di un programma che dura mezz’ora, sceglie di dilungarsi sulle origini storiche del conflitto israelo-palestinese. A quel punto Gruber, determinata a recuperare spazio per le altre domande, lo interrompe spazientita: “Andiamo avanti. Qui conduco io e ho ancora tante domande da farle”.
Il nodo del rapporto personale con Giorgia Meloni
Riuscita a riportare la discussione su altri temi, Gruber chiede a Fini un giudizio sull’allineamento della premier alle politiche di Donald Trump e sulla decisione della Camera di ricordare Charlie Kirk, attivista di estrema destra ucciso per ragioni ideologiche. Su questo punto lo scontro si accende: Fini difende la scelta della maggioranza di commemorare la vittima di un omicidio politico, Gruber replica sottolineando che la Camera non ebbe lo stesso atteggiamento quando a perdere la vita per motivi politici fu la deputata democratica Melissa Hortman. Quindi incalza Fini sul suo rapporto personale con Giorgia Meloni. L’ex presidente della Camera respinge la domanda: “Le sue sono solo domandine mirate a ottenere un titolo sul fatto che io non condivida la politica di Giorgia Meloni. Ma ha sbagliato interlocutore: non sono così stupido da rispondere a domande che non hanno senso”.