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“Liberi Tutti” è solo un figliastro di Stasera Tutto è Possibile: puro inquinamento acustico

Il nuovo game show di Rai 2 è puro inquinamento acustico: Bianca Guaccero conduce una caciara a tema escape room da cui, alla fin fine, è solo il pubblico a scappare davvero. Dopo Fake Show, ecco l’ennesimo format che grida e strepita per intrattenere, finendo in disastro. Stasera Tutto è possibile rimane figlio unico.
A cura di Grazia Sambruna
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“Pubblico di Rai 2, non vi deve piacere per forza: a noi interessano solo gli ascolti”. Così grida Peppe Iodice nel corso della prima puntata di Liberi Tutti, il nuovo game show che raccoglie il già sciagurato testimone di Fake Show nel prime time del lunedì sera del secondo canale. Alla conduzione Bianca Guaccero che di certo meritava, per bravura, curriculum e spigliatezza, un ritorno alla conduzione meno nefasto. L’idea del format è semplice: un gruppo di vip viene chiuso in diverse escape room da cui è chiamato a uscire mettendo insieme indizi e codici all’interno di ognuna delle stanze. Tema horror, tema giungla, tema veliero, tema supermercato, ogni ambientazione è accomunata dalla medesima base di partenza: budget bassissimo. Oppure speso molto male.

Il risultato è un intrattenimento da discount, “insaporito” da urla e strepiti non necessari tra studio e vani escapologici. Per un totale di 550.000 coraggiosi telespettatori. Perché Rai 2 si è convinta che la caciara urlata sia spassoso intrattenimento? Il pubblico fugge, mentre gli show sbraitano, solitari, nel deserto dell’Auditel.

Bianca Guaccero, come fino alla scorsa settimana Max Giusti alla guida di Fake Show, fa il possibile per fingere di divertirsi. E apprezziamo lo sforzo, in modo sincero. Purtroppo, il programma le si disintegra intorno di minuto in minuto, a causa anche della spalla Peppe Iodice, Caronte delle escape room con un megafono impiantato in gola, e dei Gemelli di Guidonia, prezzemolini del Servizio Pubblico che cantano ogni secondo, coprendo il gioco, le sfide, l’avventura, qualsiasi pur volenteroso barlume di interesse verso ciò che starebbe pur tentando di andare in onda. Inutile agitarsi tanto: Liberi Tutti è l’ennesimo figliastro di Stasera Tutto è Possibile che non ce l’ha fatta. 

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E se non ce l’ha fatta, le responsabilità non sono da attribuirsi alla conduttrice, “rea” solo di aver firmato un contratto sbagliato, o agli ospiti di questo esordio: Ale e Franz, Elenoire Casalegno, Maurizio Casagrande, La Mario e Simone Montedoro fanno tutto quanto in loro potere per godersi l’esperienza, cercando di intrattenere i telespettatori. Solo, non funziona. A partire dalle grafiche – quella del logo della trasmissione pare un residuato di Word Art ‘95 – fino alle già citate ambientazioni, tutto sa di “cheap”, qualcosa che “il mio falegname con trentamila lire avrebbe fatto meglio”. Se l’occhio non ringrazia, pure l’orecchio soffre: la trasmissione raggiunge decibel oltre l’umana sopportazione. Di lunedì sera, dunque, la generalista propone al pubblico di assordarsi seguendo gente che sbraita mandandosi al diavolo al Grande Fratello, oppure di invalidarsi l'udito di fronte a una ciurma di individui che grida per intrattenere. Non c’è pace. E dunque non stupisce che, l’indomani, il GialappaShow su Tv8 riesca a fare il 4,6 % di share radunando 845.000 telespettatori (dato che, ancora, non tiene conto dei numeri di Sky).

Ogni escape room superata, consente ai concorrenti di “vincere” lettere che andranno a comporre “la frase misteriosa” finale. Una sorta di cruciverbone giallo ocra senza valletta ma che non si fa mancare l’orrore ortografico: “pò” scritto con l’accento e non con l’apostrofo. Anche questa è sciatteria. E purtroppo, come detto, aggredisce prepotente in ogni segmento dello show.

Intanto, Stasera Tutto è possibile continua a rimanere figlio unico. E pure disconosciuto, non essendo previsto nei palinsesti autunnali Rai fino a dicembre 2023. Per dare spazio a fratellastri, cugini di terzo grado, goffi figliastri dell’originale, senza capo né coda e kamikaze già sulla carta.

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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