video suggerito
video suggerito
Opinioni

Ai palinsesti Rai non è successo nulla

Alla presentazione dei palinsesti Rai c’è un grande assente: la novità. Un segnale preoccupante, segno di una condizione di stasi creativa che sembra caratterizzare la Tv generalista. E Rai, in effetti, è favorita da una concorrenza che fa ben poco per stimolarla.
A cura di Andrea Parrella
32 CONDIVISIONI
Immagine

La presentazione dei palinsesti Rai dell'anno 3 d.M. (dopo Meloni) è stata un appuntamento con un grande assente: la novità. I vertici aziendali concepiscono uno slogan che la dice lunga: un racconto infinito. Tantissime parole, in effetti, per dire in verità ben poco. Alla dirigenza Rai va riconosciuta la capacità di saper tergiversare, tra le escursioni etimologiche dell'ad Rossi che si arrampica sul significato greco della parola palinsesto, rivendicazioni di entusiastici risultati di ascolto nonostante sia il tempo di spending review, artifizi retorici sulla programmazione per il prossimo anno.

Tutto per evitare di parlare dell'elefante nella stanza, il tema dei tagli ai programmi di inchiesta – Report su tutti – che avevano tenuto banco nei giorni precedenti. Tagli per altro smentiti dalla Rai, con conseguente ira di Ranucci, presente a Napoli sì, ma solo ai contropalinsesti che si celebravano fuori dalla Rai, ovvero la manifestazione dei giornalisti. L'azienda fa il suo lavoro, è naturale tergiversare sulle potenziali dolenti note.

Quello che sorprende, in realtà, è la sostanziale assenza di tracce che suggeriscano un'idea di futuro, un barlume di visione. Rai prosegue su una strada prudenziale, forte degli exploit dell'ultima stagione, visto che l'effetto dirompente De Martino è un successo che questa amministrazione può intestarsi in toto e che prodotti come Belve consentono all'azienda possibilità di rivendicare una presenza transmediale. Si taglia qualche ramo secco, con Cattelan e Marcuzzi che spariscono dai progetti dell'azienda per il futuro, e si punta a operazioni curiose come l'arrivo di Whoopi Goldberg a Un Posto al Sole e Kevin Spacey per una nuova serie.

Così tutto filerà liscio anche quest'anno. Rai, d'altronde, non è stimolata da una proposta concorrenziale che possa seriamente minacciare la sua rendita di posizione. A Mediaset sanno vendere benissimo pubblicità, ma allo stesso tempo la fiacchezza della controproposta è evidente e, almeno in ambito intrattenimento, fatica ad andare oltre l'universo di "Maria" (forse solo "Stefano", il beniamino, potrà insidiarla in futuro). Si vivacchia, insomma, ma non è detto che le cose vadano così anche in futuro. La Tv generalista vive un momento particolare. Dopo i timori di una morte sventata con l'effetto pandemia che l'ha rimessa al centro del dibattito, la sensazione è che la televisione tradizionale sia prossima a una stagnazione, una stasi favorita da un modello economico che tiene in piedi il sistema ma non stimola la creatività. Una condizione rischiosa, perché dal pantano non si esce facilmente.

32 CONDIVISIONI
Immagine
"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views