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Pio e Amedeo: “Per un periodo abbiamo fatto la fame, a Milano a scrocco da amici e parenti”

“Ci siamo ispirati a due tifosi del Foggia incontrati sull’autobus”, spiega il duo in un’intervista al Corriere. “Il nostro cafone è un ignorante tenero che si adatta al mondo come può”. Una parte, quella dello scroccone, imparata grazie all’esperienza personale: “Abbiamo perso del tutto la dignità”.
A cura di Giulia Turco
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Pio e Amedeo hanno chiuso di recente la quarta edizione di Emigratis, confermando che i loro abiti migliori sono non tanto quelli del varietà, piuttosto quelli del format che li ha resi famosi in zoccoli e pelliccia. Un’etichetta che difficilmente negli anni hanno potuto scrollarsi di dosso, ma che è stata anche la chiave della loro fortuna.

Com’è nata l’idea di Emigratis

Ci siamo ispirati a due tifosi del Foggia incontrati sull’autobus”, spiega il duo pugliese in un’intervista al Corriere della Sera. “Il nostro cafone è un ignorante tenero che si adatta al mondo come può, ma nasconde una sua dignità, una sua bontà”. Il mood che li caratterizza è quello dello scroccone, che approfitta delle ricchezze altrui senza alcun pudore. Una parte nella quale hanno imparato a calarsi anche grazie all'esperienza. “A volte abbiamo fatto proprio la fame”, ammettono. “Quando lasciammo Telenorba per salire a Milano, andammo a vivere a scrocco da amici e parenti e abbiamo perso definitivamente la dignità”, raccontano. Il primo a ospitarci fu un amico. Ci piazzammo sul divano del salotto. Tornavamo alle tre del mattino. Le due coinquiline, studentesse, ci odiavano”.

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La gavetta prima di arrivare al successo

I primi lavoretti nei villaggi turistici, come staff addetto all’animazione, poi qualche spettacolo nei locali e il debutto a Telefoggia. “C’era una telecamera e una videocassetta, la stessa del tg ‘Avete mezz’ora, poi riportatela che hanno sparato a uno. Sognavamo in piccolo’”, raccontano al Corriere. I genitori, lavoratori statali, li avrebbero voluti con il posto fisso, ma quell’opzione non faceva per loro. “I miei premevano per una sistemazione sicura, ma io non volevo lavorare tutti i giorni”, scherza Amedeo. “L’ideale sarebbe stato un posto da bidello. Due mesi di ferie pagate, gli altri passati a fare il venditore di pizzette abusivo”.

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