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La storia vera di Nata per me: la fantastica vita di Luca Trapanese e Alba

Il viaggio di Luca Trapanese, la cui storia ha ispirato il film Nata per te: dalla vocazione religiosa tradita alla paternità rivoluzionaria. Trent’anni di battaglie per i più fragili e una bambina che ha cambiato l’Italia.
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Ci sono vite che si costruiscono lungo percorsi dritti, prevedibili, rassicuranti. E poi c'è Luca Trapanese, che a quarant'anni ha riscritto le regole di ciò che significa essere padre in Italia. La sua storia inizia molto prima di quella notte del luglio 2017, quando ricevette la telefonata che avrebbe cambiato tutto: "C'è una bambina, ha la sindrome di Down, nessuno la vuole". Ma per capire davvero Luca bisogna partire dall'inizio, da un ragazzino napoletano che sognava di diventare prete.

La vocazione spezzata che diventa missione

È cresciuto spiritualmente a Lourdes, nel treno bianco dove ha instaurato intensi rapporti con tanti ragazzi disabili e si è formato nella parrocchia nella SS. Trinità guidata da Don Gennaro Matino. Fin dall'adolescenza, Luca aveva sentito forte la chiamata. Il seminario, la tonaca, una vita dedicata a Dio nella forma più tradizionale che la Chiesa potesse offrire. Era quello che la famiglia si aspettava, quello che il contesto cattolico napoletano considerava naturale per un ragazzo così devoto. Ma qualcosa, nel percorso verso l'ordinazione, si è spezzato. Non la fede – quella è rimasta intatta, anzi si è purificata – ma la forma. Luca ha scoperto che la sua vocazione non poteva essere contenuta dentro i confini di una parrocchia. Aveva bisogno di orizzonti più ampi, di una spiritualità che parlasse attraverso i gesti concreti più che attraverso le preghiere.

Viaggia molto da quando aveva 14 anni prediligendo i paesi in via di sviluppo. Ama l'India e l'Africa dove ha svolto da sempre attività di volontariato, coordinando progetti molto importanti collaborando con le suore di Madre Teresa. È così che il giovane seminarista mancato ha trovato la sua strada: nei viaggi umanitari, nelle missioni in India e Africa, nel servizio ai più fragili. Una vocazione che si è rivelata non meno sacra di quella tradizionale, ma infinitamente più adatta al suo spirito inquieto.

L'incontro che cambia tutto: Luigi e il senso di una vita sprecata

La svolta arriva durante uno dei viaggi a Lourdes. "Una sera, uno di loro mi confessò quanto la vita gli sembrasse difficile, dal momento che tutto per lui si riduceva a quell'unica settimana di svago, per poi tornare a casa e non saper come gestire il suo tempo per il resto dell'anno". Si chiamava Luigi, era semi-paralizzato a causa della sclerosi, e in quella confessione notturna ha messo a nudo una verità che Luca non riusciva più a ignorare.

Quante vite sprecate nella solitudine? Quanti ragazzi disabili abbandonati al loro destino dopo la fine della scuola, quando la società smette di occuparsene? Luigi è scomparso esattamente due anni fa all'età di 42 anni. Ma prima di morire ha visto nascere qualcosa di straordinario: nel 2007, A Ruota Libera è… Un'associazione fondata a Napoli da Luca Trapanese, per offrire a persone disabili, in età post scolare, l'opportunità di socializzare, di coltivare i propri talenti e di integrarsi nella comunità.

Non era carità, era giustizia. Non era assistenzialismo, era riconoscimento di dignità. Luigi aveva anche scritto un libro, "Fermo da una vita", che ci dettò poiché non era più in grado di farlo con le proprie mani. In quelle pagine c'era tutto il senso del progetto di Luca: ridare voce a chi era stato ridotto al silenzio.

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Il padre che nessuno si aspettava

Quando nel luglio 2017 squilla il telefono, Luca non sta inseguendo un sogno di paternità. Sta semplicemente rispondendo a quella vocazione al servizio che lo accompagna da sempre. Alba, neonata con sindrome di Down non riconosciuta dalla madre alla nascita, non ha dubbi. La legge italiana dà la possibilità ai single di adottare un bambino solo in alcuni casi particolari, e questo è uno di quei casi. Alba viene respinta da oltre trenta famiglie prima che arrivi la telefonata del tribunale. Trenta no. Trenta paure. Trenta porte chiuse in faccia a una neonata colpevole solo di essere nata diversa. Quando Luca dice sì, non lo fa perché si sente un eroe. Lo fa perché è l'unica cosa sensata da fare.

"Alba non è stata una seconda scelta. Se avessi potuto accedere al Registro delle adozioni, avrei comunque fatto domanda per un bambino con disabilità", confesserà più tardi. Non è stato un gesto di carità, ma di giustizia. Non ha salvato una bambina: ha semplicemente riconosciuto in lei sua figlia.

L'Italia che non sa crescere

Il caso di Luca e Alba diventa mediatico, e con la fama arrivano le critiche. "Al momento il mio compagno, la persona che da cinque anni si occupa di Alba insieme con me, non ha nessun diritto: se domani mi accadesse qualcosa, se morissi, lui non potrebbe accudire Alba". Ecco il paradosso di un Paese che si commuove davanti alle storie di solidarietà ma poi non riesce a costruire leggi che le sostengano.

Io, oggi, Alba la penso come una futura donna, con le sue ambizioni, che farà un lavoro che le piace, con la sua voglia di autonomia, indipendenza, con la sua rete sociale e il suo bisogno di esprimere la propria sessualità.

È questa la rivoluzione di Luca: non vedere Alba come un peso da sostenere, ma come una persona da accompagnare verso la sua piena realizzazione. Una rivoluzione che parla a tutta l'Italia, non solo alle famiglie con disabilità.

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Il coraggio di essere normali

Oggi Luca è assessore al Welfare del Comune di Napoli, continua a coordinare progetti per la disabilità, e affronta ogni giorno le sfide di essere un padre single in un Paese che fatica ancora a riconoscere la diversità. Lui e Alba, nonostante tutte le difficoltà, sono una famiglia felice. Luca Trapanese non ha chiesto di essere un eroe, ma solo preteso di essere normale. Normale nel suo amore per Alba, normale nel suo desiderio di famiglia, normale nella sua fede in un mondo più giusto. E forse è proprio questa normalità, ostinata e coraggiosa, la cosa più rivoluzionaria che un uomo possa scegliere in un Paese che ancora fatica ad accettare che l'amore non ha una forma sola, ma tante quante sono le persone capaci di darlo senza riserve.

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