Kassandra Rodriguez da Masterchef alle cucine di un bistrot: “Se sei donna e carina fatichi ad avere credibilità”

È stata una delle concorrenti più discusse della tredicesima edizione di Masterchef, soprattutto per la sua emotività, ma Kassandra Rodriguez a distanza di più di un anno dal cooking show è riuscita a realizzare il suo sogno, diventando executive chef di un bristrot milanese (Tre Gazzelle ndr.). Eppure, come è lei stessa a raccontare, non è stato affermarsi.
Il percorso a Masterchef e l'importanza della cucina
Emotiva, talvolta ribelle, spesso fumantina, così Kassandra Rodriguez si è fatta conoscere dagli spettatori di Masterchef che hanno seguito il suo percorso nelle cucine dello show targato Sky, dove ha imparato tanto, anche a gestire le sue emozioni, soprattutto ha avuto l'opportunità di incontrare uno chef come Giorgio Locatelli che l'ha aiutata: "Mi diceva che gli ricordavo sua figlia e mi parlava come un padre. Anche quando sono diventata chef al Tre Gazzelle mi ha scritto" racconta in un'intervista al Corriere della Sera. Eppure il cibo non sempre ha rappresentato fonte di gioia per la 28enne di origini madrilene, poiché poco più che adolescente ha dovuto fare i conti con un'ernia iatale per la quale ha cambiato anche il suo modo di mangiare e l'idea di poter stare male mangiando, era diventata un incubo: "Così ho iniziato a sperimentare, creare nuovi abbinamenti. La cucina mi ha salvata. Avevo un rapporto pessimo con il cibo e con tutto ciò che può riguardare i problemi alimentari".

I pregiudizi sull'essere donna
Intanto da sesta classificata di Masterchef, nell'edizione vinta da Eleonora Riso, di gavetta ne ha fatta tanta: "Mi sono trasferita a Milano. Ho iniziato a lavorare come chef de rang da Valerio Braschi", ed è stato lì che ha imparato a studiare i piatti, descriverli, presentarli. Poi, è passata nelle cucine di altri ristoranti, da un'osteria a un locale sui Navigli, ricoprendo ruoli sempre più importanti, dimostrando di aver appreso con passione e pazienza tutte le nozioni necessarie per proseguire la sua strada verso un suo ideale di cucina. Un percorso faticoso, durante il quale ha dovuto fare i conti anche con i pregiudizi, le dicerie sul suo conto, oltre alla "discriminazione" dell'essere donna e anche di bell'aspetto:
Quando non ero chef ma lavoravo comunque in cucina, in quanto donna tendono a non prenderti troppo sul serio. Talvolta se sei carina fatichi ad avere la credibilità che vorresti. Quando hai il “bel faccino” per la gente non puoi essere pure brava. In un locale dove ho lavorato ero passata da aiuto cuoco a capo partita nel giro di dieci giorni e tra i colleghi girava la voce che io avessi una relazione con lo chef ma non era vero. Anzi, quando ha iniziato a provarci davvero mi sono licenziata.