“Gian Marco Chiocci a ottobre passerà a Palazzo Chigi”: così al Tg1 potrebbe andare Sangiuliano

Il passaggio di Gian Marco Chiocci da direttore del Tg1 a portavoce di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, sembra essere cosa certa, sebbene il giornalista abbia -cautamente- smentito quanto dichiarato in questi ultimi giorni, confermando la richiesta, ma non il suo passaggio. Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, però, i tempi sarebbero più che maturi perché la poltrona del tg nazionale per eccellenza sia occupata da un altro che non sia il suddetto Chiocci, pronto a planare verso il suo nuovo incarico. Nel frattempo si fanno avanti nuovi nomi che tengono conto delle simpatie, ovviamente politiche, dentro e fuori la Rai.
Chiocci portavoce di Meloni: i possibili successori al Tg1
Secondo il Fatto Quotidiano, il passaggio effettivo di Gian Marco Chiocci a Palazzo Chigi dovrebbe avvenire entro il 15 ottobre, una volta individuato il suo successore. Tra i papabili, ci sarebbe la vice della testata, ovvero Incoronata Boccia che da giugno è anche direttrice dell'Ufficio Stampa Rai. Una nomina che andrebbe, senza dubbio, a contentare l'ad Giampaolo Rossi che, di fatto, non ha mai nascosto una certa stima nei confronti della giornalista.
Non mancano, però, altri punti di riferimento presi dalla carta stampata, a partire dal direttore di Libero Mario Sechi, per il quale si era anche parlato di un improbabile sostituzione di Alessandro Barbero su Rai Storia, ma anche di Tommaso Cerno del Tempo, di cui si è parlato in relazione a Domenica In e alla finestra informativa del programma condotto da Mara Venier. Qualora Boccia dovesse essere la prescelta per la direzione del Tg1, si appianerebbero anche i rapporti tra l'ad Rossi e Chiocci che, a quanto pare, sarebbero turbolenti a causa della comunicazione diretta tra il giornalista e la Premier.
Sempre stando a quanto riportato sulla nota testata, sembra che Chiocci abbia chiesto "carta bianca" a Palazzo Chigi, una richiesta piuttosto complicata, dal momento che gli toccherà lavorare con Giovanbattista Fazzolari, ovvero il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e responsabile comunicazione del governo, col quale non ci sarebbero ottimi rapporti. Il direttore del Tg1 non sarebbe disposto a sottostare alle direttive di Fazzolari, per cui qualora dovesse passare a Palazzo Chigi, sarà necessario trovare una quadra. Ma, al momento, si tratta di ipotesi.
Il ritorno di Gennaro Sangiuliano e i "favoritismi di Chiocci"
In fatto di ipotesi, poi, anche da La Stampa ne arrivano di piuttosto interessanti. La testata torinese dà avvalora la tesi del nuovo incarico di Chiocci, ma individua anche nuovi nomi per la sua sostituzione. Tra i papabili anche Gennaro Sangiuliano, ex direttore del Tg2 nonché Ministro della Cultura, che ora proprio per il Tg1 fa il corrispondente da Parigi, dove ha raccontato di lavorare più che bene e di aver trovato la sua dimensione, sebbene la prima testata della tv pubblica è il luogo in cui ha trascorso gran parte della sua carriera, fungendo da vice direttore per ben nove anni. Sarebbe, quindi, una sorta di rivincita dopo lo scandalo di cui è stato protagonista e che, si vociferava, fosse stato architettato proprio dal governo. Altri nomi emersi in questi giorni, sono Nicola Rao, ma anche Alessia Lautone direttrice di LaPresse e apertamente simpatizzante della destra. Secondo il quotidiano, la smentita di Chiocci sul suo passaggio alla comunicazione di Palazzo Chigi, è stata motivo di malcontento tanto che non molti sarebbero contenti del suo arrivo e c'è chi si lamenterebbe del fatto che il direttore abbia favorito al Tg1, esponenti non di destra, in varie aree della testata.
La voce contraria: "Chiocci non accetterà"
Chi, però, pensa che difficilmente il giornalista possa fare questo salto verso il governo, è Francesco Merlo, che su Repubblica scrive: "Il Chiocci che ho conosciuto io era un bravo giornalista, apertamente di destra, ma non di quelli accecati dalla faziosità" e aggiunge: "Il ruolo di portavoce del presidente del Consiglio è invece una funzione politica che può essere onorata con dignità e anche con allegria (penso a Bonaiuti con Berlusconi) ma è una scelta militante, molto vicina alla propaganda e fortemente appesantita dalla fedeltà personale".