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Enio Drovandi, il barista dei Ragazzi della 3C: “Conobbi Berlusconi, mi riconfermò nella serie”

Enio Drovandi ricorda il suo incontro con Silvio Berlusconi, che scelse chi confermare nella seconda stagione de “I Ragazzi della 3c”, dove interpretava il barista. L’attore, poi, parla del suo rapporto con Francesco Nuti.
A cura di Ilaria Costabile
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Intervistato da Tag24, Enio Drovandi, attore divenuto noto per il personaggio di Totip nella serie "I ragazzi della 3c", ha parlato della sua amicizia con Francesco Nuti, scomparso lo scorso 12 giugno e ha ricordato anche un aneddoto legato a Silvio Berlusconi che aveva conosciuto proprio durante il periodo in cui era tra gli attori del noto show, e fu proprio grazie a lui che comparve anche nella seconda stagione.

L'incontro con Silvio Berlusconi

Il ricordo legato agli anni in cui aveva vestito i panni di Totip è piuttosto vivido ed Enio ne parla rievocando i fasti di una serie a cui il pubblico si era particolarmente affezionato: "Quella serie fu un successo straordinario anche per la presenza di grandi caratteristi. Personaggi come quello di Fabrizio Bracconeri e di Guido Nicheli non ce ne sono più, ma anche baristi come il mio. Ma dove lo trovate un altro Bruno Sacchi? Quella è stata un’esperienza meravigliosa". Fu proprio in quegli anni, infatti, che ci fu l'incontro con il fondatore di Mediaset: "Ho avuto modo di conoscere Silvio Berlusconi, lui non vedeva la serie solo come imprenditore ma anche al fianco del figlio Piersilvio da papà appassionato"Un incontro determinante, che ricorda con affetto:

Quando la serie andò bene e gli proposero di fare la seconda stagione lui disse di si ad una condizione, ovvero che ci fossero alcuni degli attori ad ogni costo. Quando io fui tra quelli di cui richiede espressamente la presenza fu una grande emozione.

Enio Drovandi ne I ragazzi della 3C
Enio Drovandi ne I ragazzi della 3C

Il ricordo di Francesco Nuti

Drovandi, però, era un grande amico di Francesco Nuti. L'attore, i cui funerali si terranno a Firenze in forma privata, è stato uno degli interpreti più amati del cinema italiano degli Anni Ottanta:

Francesco Nuti è stato una trinità: un Jim Morrison per il modo scapestrato di essere artista, un Jimi Hendrix per la sua musicalità e poi un D’Artagnan per il fascino che ha fatto innamorare milioni di uomini e donne. Tutto unito da talento e poesia allo stato puro, lui rappresentava l’essenza della pellicola

Per l'amicizia che li legava, Drovandi ha realizzato "Ti vogliamo bene Francesco Nuti", di cui parla con particolare trasporto: "Nel mio docufilm che ho scritto e diretto racconto la vita attraverso i suoi film, era un atto che dovevo ad un amico che quando ho avuto bisogno ad inizio carriera c’è stato. Mi ha prestato i soldi per l’affitto, ma per me è stato un grande amico storico per tutta la vita. Quando un affetto così se ne va ti lascia la memoria di questi momenti". Il nome dell'attore toscano, però, è legato ad un ricordo nostalgico, come se il suo talento in Italia fosse considerato in maniera diversa:

In Italia vige molto l’adorare qualcuno in base alla propria popolarità. All’estero si è più attenti all’arte dandole un valore completo. Se i giornalisti esteri abbiano individuato una mancanza nella celebrazione di Nuti è bello che abbiano voluto colmarla. All’estero mi è capitato spesso  di sentir parlare del cinema di Nuti che era universale

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