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Chi sono Irina e Albina, alla Via Crucis del Papa l’appello di due famiglie per la pace in Ucraina

Irina e Albina sono le infermiere del Campus Biomedico di Roma, di nazionalità rispettivamente ucraina e russa, che prenderanno parte alla Via Crucis portando simbolicamente insieme la croce nell’ultimo tratto del percorso santo, in nome della pace.
A cura di Ilaria Costabile
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Nella Via Crucis trasmessa in televisione la sera di venerdì 15 aprile 2022, avverrà un incontro particolare, quello che vede unite per la pace una famiglia russa e una ucraina, unite nel gesto di portare insieme il peso della croce durante la XIII stazione del percorso. Quest'anno, dopo due anni, la Via Crucis, si svolgerà al Colosseo e le meditazioni previste per ogni stazione sono state affidate a famiglie legate a comunità ed associazioni cattoliche di volontariato ed assistenza. In questa occasione non poteva mancare una riflessione più profonda sul conflitto tra Russia e Ucraina, ragion per cui il Vaticano ha scelto di far presenziare un'infermiera ucraina Irina, e una studentessa russa, Albina, che insieme sorreggano la Croce fino all'ultima stazione del cammino. La loro partecipazione insieme, però, aveva destato non poche polemiche, e infatti era stata avanzata anche la richiesta di evitare.

L'infermiera ucraina Irina e la studentessa russa Albina alla Via Crucis

L'ultimo tratto della Via Crucis, quindi, vedrà l'una accanto all'altra due cittadine dei popoli che adesso sono l'uno contro l'altro. Irina è un'infermiera ucraina che lavora nel Centro di cure palliative “Insieme nella cura” della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, mentre Albina è una studentessa del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università Campus Bio-Medico. In questo frangente, le loro voci saranno unite in nome della pace, arrivata in Italia nel 1998. Le due infermiere hanno trascorso l'una accanto all'altra i mesi difficili del Covid, instaurando un rapporto di amicizia profondo e sincero.

Albina, in un'intervista al Tg1, dopo lo scoppio della guerra aveva rivelato il timore di non essere accettata, per la sua nazionalità, ma tutto questo non è accaduto, anzi, Irina si è dimostrata accogliente e rassicurante, come ribadito anche in una chiacchierata con la testata del Vaticano:

Parlando con Irina e con un amico dicevo di quanta timore abbia nell’esprimermi e e nell'essere intervista: mi sento molto più sicura e forte quando ho lei accanto a me. Questa forza che ci siamo date reciprocamente è stata un supporto morale. Questo stare insieme è molto importante per superare qualsiasi difficoltà. Credo che nel prossimo futuro, come io e Irina, anche Russia e Ucraina impareranno a vivere in pace, a sostenersi a vicenda. A vivere come una unica famiglia. Il mondo non ha bisogno di guerre, ma di pace.

Anche Irina, intervistata da Vatican News, parlando del conflitto e delle condizioni difficili e tragiche in cui stanno vivendo entrambi i popoli, ha dichiarato:

Non si può nemmeno immaginare quanti legami familiari ci siano tra i popoli di Ucraina e Russia: ci sono molti russi che vivono in Ucraina e ci sono molti ucraini che vivono in Russia. È una tragedia che colpisce tutti e due i popoli. Sono sicura che né il popolo russo né il popolo russo vogliano questa guerra. Ogni popolo vorrebbe una vita normale.

Il testo della meditazione della XIII stazione

Di seguito riportiamo il testo della meditazione che verrà recitata nella XIII stazione.

V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. (Mc 15, 34. 36-37)

La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore. “Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota?”. Le lacrime sono finite. La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione. Sappiamo che Tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare.

Signore Gesù, che ci hai amato sino alla fine.
R/. Dona nobis pacem.

Tu che, morendo, hai distrutto la morte.
R/. Dona nobis pacem.

Tu che, esalando l’ultimo respiro, ci hai donato la vita.
R/. Dona nobis pacem.

Tutti:
Pater noster…

Signore Gesù,
che dal tuo costato trafitto
hai fatto sgorgare la riconciliazione per tutti,
ascolta le nostre umili voci:
dona alle famiglie distrutte da lacrime e sangue
di credere nella potenza del perdono
e a tutti noi di costruire pace e concordia.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
R/. Amen.

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